In Arabia Saudita +400% di contagi nel mese del Ramadan: ma la mortalità è bassissima
In Arabia Saudita e altri paesi del Golfo Persico si sta assistendo a un vero e proprio boom di contagi di covid-19 causato, molto probabilmente, dalle funzioni religiose nel periodo del Ramadan: se alla fine di aprile i casi in Arabia erano in totale 15 mila, adesso sono oltre 62mila, un incremento di circa il 400 per cento in appena un mese che ha convinto le autorità sanitarie ad imporre alcune restrizioni precedentemente revocate. Il Kuwait ha registrato un aumento ancora più marcato dei casi, di circa il 700 per cento rispetto a un mese fa.
La situazione desta non poca preoccupazione malgrado i paesi dell'area siano stati tra quelli che hanno finora garantito la risposta sanitaria più efficace. “Abbiamo uno dei più bassi tassi di mortalità per coronavirus nel mondo, e la più bassa percentuale di casi critici tra i pazienti contagiati”, ha spiegato il Ministro della Salute saudita Tawfiq Bin Fawzan Al-Rabiah. I numeri gli danno ragione: l’Arabia Saudita, su 62.545 infetti da Covid19 conta finora solo 339 morti, pari allo 0,54%, a fronte di una mortalità media mondiale del 6,7%. Come Riyhad, anche le altre capitali arabe del Golfo Persico mostrano tassi di mortalità positivi. Il tasso più elevato, circa l’1%, è quello degli Emirati, con 233 decessi su 26.004 tamponi positivi.
Secondo Tawfiq Bin Fawzan Al-Rabiah il merito del risultato è da attribuire alle “cure esemplari fornite ai pazienti” e al piano di gestione dell'epidemia che i sauditi hanno intrapreso quando dall’Italia sono iniziate ad arrivare le notizie più preoccupanti. Il governo ha imposto il distanziamento fisico, chiuso scuole, università, negozi, cinema, moschee, fermato le manifestazioni sportive. Contemporaneamente le autorità sanitarie hanno dispiegato una imponente macchina di prevenzione, con tamponi a tappeto, isolamento domiciliare, quarantene, servizi di assistenza. “Abbiamo triplicato la velocità dei test e siamo in grado di intercettare i contagiati con largo anticipo”, ha spiegato il Ministro della Salute, “questo ci permette di intervenire prima che sia troppo tardi”.