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Il drammatico salvataggio di Marius, sopravvissuto alla furia di Breivik (FOTO)

Le immagini che mostrano il salvataggio di un giovane di Utoya sopravvissuto alla strage di Anders Behring Breivik: mentre il killer sparava alla gente lui decide di affidarsi alle rocce insieme al suo migliore amico. Resterà lì fino alla fine dell’incubo.
A cura di Susanna Picone
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È una storia drammatica quella di Marius, un giovane di 19 anni, ancora sconvolto dall’esperienza vissuta ma per fortuna vivo e che oggi ha potuto testimoniare al processo in corso contro Anders Behring Breivik. Marius è uno di quei tanti ragazzi che lo scorso 22 luglio si trovavano sull’isola di Utoya, il luogo che diventerà poi noto appunto per la strage compiuta dall’estremista norvegese. Era lì, insieme al suo migliore amico Andreas: per salvarsi da Breivik, che aveva appena attaccato il campeggio dei giovani laburisti, i due ragazzi decisero di arrampicarsi sulle rocce.

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Il suo migliore amico precipita, lui resta immobile fino all’arrivo dei soccorsi – Sentivano le urla dei loro compagni mentre venivano uccisi uno dopo l’altro, gli spari di Breivik, e in quei momenti di terrore le rocce rappresentavano l’unica possibilità di salvezza, l’unico luogo per nascondersi dal killer. Andreas però non è stato salvato nemmeno da queste rocce, il giovane precipita e muore sotto gli occhi di Marius che, invece, resterà lì aggrappato fin quando non arriverà qualcuno a tirarlo su. Marius sarà uno degli ultimi giovani di Utoya, i sopravvissuti a Anders Behring Breivik, ad essere salvato.

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Le immagini diffuse in aula, durante il processo – Oggi, alla presenza di Breivik, Marius Hoft può raccontare la sua storia e può anche rivedere le immagini del suo salvataggio, diffuse in aula. Le sue parole sono a dir poco drammatiche: “Breivik era proprio sopra di me e sparava alla gente. Ho iniziato a piangere, però poi ho deciso che le lacrime potevano aspettare fino a quando sarei stato salvato. Volevo sopravvivere e pensavo a mia mamma”.

Dopo quasi un anno Marius non sta ancora bene, dice di soffrire d’insonnia, di non lavorare né di riuscire a studiare. E racconta anche di quando, conclusa la sparatoria, i soccorsi lo hanno raggiunto per metterlo in salvo: lui era totalmente indifferente, lo choc per la strage di Utoya è stato tale da renderlo "né felice, né triste".

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