Gommoni con miliziani armati minacciano la nave di Mediterranea: “Ci hanno detto di andare via dalla Libia”

Otto gommoni, con a bordo uomini armati con fucili e mitragliatrici, alcuni di loro a volto coperto. È questo quello che si sono trovati davanti gli attivisti di Mediterranea Ship, la nave dell'associazione italiana Mediterranea Saving Humans, entrata nella zona SAR libica alle prime luci dell'alba di oggi. Una intimidazione in piena regola quella che denunciano gli attivisti italiani, impegnati nella prima missione della nuova nave per la ricerca e soccorso in mare impegnata nel Mediterraneo centrale e partita pochi giorni fa dal porto di Buriana in Spagna. I gommoni delle milizie libiche hanno svolto una serie di manovre pericolose intorno alla nave di soccorso, hanno rifiutato di identificarsi nonostante le continue richieste via radio da parte del comandante. Una sola frase è partita dalle radio libiche "Go out off Lybia", "andate via dalla Libia".
La minaccia dei gommoni dei miliziani
Le prime manovre di intimidazione contro Mediterranea Ship sono iniziate intorno alle 5 del mattino, quando la nave di Mediterranea Saving Humans è entrata nella zona SAR libica, la zona di ricerca e soccorso, in acque internazionali. Da come ricostruiscono gli attivisti a bordo, all'inizio i gommoni erano due o tre, ma erano ben visibili a bordo gli uomini armati e con il passamontagna. Si tratta di gommoni veloci, come quelli in dotazione alla cosiddetta Guardia Costiera Libica, finanziata dal governo italiano e composta e gestita da bande di criminali. Si tratta delle milizie che si contendono il potere tra Tripoli e Misurata.
I gommoni con gli uomini armati intorno a Mediterranea Ship sono aumentati intorno alle 7:30 del mattino, arrivando fino ad 8 imbarcazioni veloci che hanno disturbato la navigazione della nave di ricerca e soccorso. Nessun segnale radio, ma gesti e minacce dagli uomini armati all'indirizzo dei membri dell'equipaggio della nave. L'unica frase proferita via radio dai miliziani libici è stata "Go out off Libya", appunto "andate via dalla Libia". Poi, intorno alle 8:30, le imbarcazioni dei miliziani si sono allontanate da Mediterranea Ship e si sono dirette verso il porto libico di Al Zawiyah, una delle basi della cosiddetta Guardia Costiera libica.
Nella nota diffusa da Mediterranea Saving Humans si fa notare: "Nelle foto scattate dall’equipaggio di Mediterranea Ship si possono riconoscere i colori blu e rosso caratteristici della General Administration for Coastal Security (GACS) già nota per innumerevoli violente operazioni di intercettazione e cattura in mare di persone in fuga dalla Libia". Raggiunto da Fanpage.it, Luca Casarini ci spiega quanto accaduto: "Le minacce sono iniziate con l’avvicinamento di gommoni militari (RIB) con a bordo personale armato. Poi è intervenuta la motovedetta 656 “Ras Agadir”, partita da Zawiya, una motovedetta classe Corrubia tra quelle donate dal governo italiano a queste milizie. Donazioni che hanno lo scopo, ormai evidente, di permettere a questi gruppi di effettuare catture, deportazioni e, come accaduto oggi, atti di vera e propria pirateria internazionale contro il soccorso in mare" spiega. "Le intimidazioni, infatti, sono avvenute a 36 miglia dalla costa libica, in piena acque internazionali, dove la Libia non ha alcuna giurisdizione legittima. Anche volendo riconoscere a queste forze una parvenza di autorità — e non il ruolo reale di bande armate legittimate e armate dai governi occidentali per fermare uomini, donne e bambini in fuga dalla Libia — i loro comportamenti restano inaccettabili e gravemente illegali" prosegue Casarini.
Per Mediterranea Ship è la prima missione
Lo scorso 16 agosto, al largo delle coste di Trapani, le due navi di Mediterranea Saving Humans, Mediterranea Ship e la nave Mare Jonio, si sono salutate simbolicamente. Per la prima si tratta della prima missione di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo centrale sotto i colori dell'associazione italiana. Capace di trasportare in piena sicurezza più di 200 naufraghi, l'imbarcazione è stata rilevata da Sea Eye, altra Ong impegnata nel soccorso dei migranti nel Mediterraneo. La nave Mare Jonio invece è attiva dal 2018 ed è stata la prima nave di Mediterranea Saving Humans.
Il saluto tra le due navi è stato un passaggio di testimone simbolico, un rilancio politico degli attivisti italiani dopo il caso Paragon che ha colpito i fondatori, lo stesso Luca Casarini e Beppe Caccia, oltre a Don Mattia Ferrari, storico cappellano di bordo di Mediterranea Saving Humans, al direttore di Fanpage.it, Francesco Cancellato, e al nostro collega Ciro Pellegrino. Una nave più grande, per soccorrere più persone, e soprattutto ancora più attrezzata. All'interno di Mediterranea Ship infatti c'è un vero e proprio ospedale che può contare anche su 3 posti di terapia intensiva. Un potenziamento importante che ha anche un significato politico dopo il caso dello spionaggio con il software Paragon. Quello delle milizie libiche suona quindi inevitabilmente come "un comitato di accoglienza" per la nuova nave del soccorso civile. "Queste azioni hanno due obiettivi principali – sottolinea Casarini – ostacolare il soccorso in mare, contrastare il principio secondo cui il Mediterraneo deve essere un mare di civiltà, un luogo dove la misura dell’umanità si vede da quante vite si riesce a salvare. Per questi signori, invece, il Mediterraneo deve essere una terra di nessuno, un luogo dove tutte le violazioni dei diritti umani sono permesse, soprattutto se rivolte contro i più deboli, contro gli invisibili, contro chi non ha voce. Ma restano esseri umani. In secondo luogo intimidire i testimoni. Queste forze cercano di scoraggiare la presenza di chi osserva, documenta e denuncia. Eppure le loro azioni costituiscono violazioni gravissime del diritto internazionale: dalle Convenzioni di Ginevra e di Amburgo, fino ai principi fondamentali del diritto del mare. Si tratta di catture, deportazioni e spesso anche di mancati interventi durante i naufragi. La loro “attività di polizia” è molto sviluppata, quella di soccorso invece è pari a zero".