Gli 007 russi che avrebbero avvelenato Alexey Navalny legati ad altri 3 omicidi

L’unità speciale dell’intelligence russa che avrebbe seguito e forse avvelenato l’oppositore Alexey Navalny sarebbe coinvolta in almeno tre omicidi. È quanto emerge da una inchiesta congiunta delle testate Bellingcat, The Insider e Der Spiegel. Usando i dati dei viaggi degli agenti dell’Fsb, le testate giornalistiche rimandano alle uccisioni dell’attivista e giornalista Timur Kuashev, dell’attivista Ruslan Magomedraghimov e del politico Nikita Isayev. Il primo fu trovato morto all’età di 26 anni in un bosco vicino alla sua abitazione in Kabardino-Balkaria, nel Caucaso del Nord, dopo essere scomparso nel luglio 2014. Prima di morire aveva denunciato minacce da parte delle forze dell’ordine. L’inchiesta sul decesso è ancora in corso. Magomedraghimov, attivista del movimento civico Unità, fu trovato morto all’età di 45 anni vicino a Makhachkala, in Daghestan, nel 2015. La causa ufficiale del decesso è soffocamento, ma i suoi familiari sostengono che sul collo ci fossero due punti simili a quelli di un’iniezione. Isayev, ex capo del movimento Nuova Russia, morì su un treno in viaggio da Tambov a Mosca il 16 novembre 2019. Poco prima era stato nominato consigliere dello sviluppo regionale dal capo di Russia Giusta Serghei Mironov. Stando all’indagine, gli agenti dell’Fsb lo avrebbero seguito dal dicembre del 2018.
Navalny resta in carcere: il tribunale respinge il ricorso
Intanto, il tribunale della regione di Mosca ha respinto la richiesta di annullare l'arresto di 30 giorni imposto a Navalny. Fino a meno di due settimane fa il dissidente era in Germania, dove era stato ricoverato dopo un avvelenamento per il quale si sospettano appunto gli 007 del Cremlino. Al suo ritorno in Russia è finito in manette perché il servizio penitenziario lo accusa di non essersi presentato dal giudice di sorveglianza a Mosca come previsto da una controversa sentenza del 2014 e ha chiesto di revocare all'oppositore la condizionale concessagli allora. Navalny rischia così tre anni e mezzo di reclusione. In Russia oltre 4.000 persone sono state fermate per aver partecipato alle proteste di massa di sabato scorso in oltre cento città contro la detenzione dell'oppositore.