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Guerra in Ucraina

Game of drones: in che modo i droni stanno cambiando il corso della guerra tra Russia e Ucraina

Paolo Mauri: “L’attacco dovrebbe preoccupare la Russia non tanto perché i droni hanno raggiunto Mosca quanto perché hanno penetrato lo spazio aereo della Federazione Russa decollando dall’Ucraina”.
Intervista a Paolo Mauri
Analista geopolitico, esperto di Forze Armate.
A cura di Davide Falcioni
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Per la prima volta dall’inizio della guerra in Ucraina Mosca è stata presa di mira da un attacco di droni su larga scala. Una trentina di velivoli senza pilota sono stati fatti volare sulla capitale russa e tre di loro hanno colpito edifici residenziali nel sud-ovest della città ferendo due persone e causando danni lievi a dei palazzi. La Russia – che ha neutralizzato la gran parte delle minacce – ha accusato Kiev del raid, tuttavia il consigliere del presidente Zelensky Mykhailo Podolyak ha negato il coinvolgimento dell'Ucraina

Nel frattempo la Russia continua a colpire l'Ucraina impiegando quasi quotidianamente decine di droni. La scorsa notte Kiev ha subito il terzo raid aereo in 24 ore e il sindaco della città, Vitali Klitschko, ha confermato che 20 residenti sono stati evacuati da un edificio danneggiato, che una persona è morta e altre quattro sono rimaste ferite.

L’impiego di velivoli senza pilota su larga scala è senza dubbio una delle principali novità della guerra in Ucraina. Ma qual è la funzione tattica di queste armi? E quali sono le dotazioni in campo? Fanpage.it ha fatto un punto della situazione con Paolo Mauri, analista geopolitico, esperto di Forze Armate e tra i pochi civili invitati, nelle scorse settimane, ai lavori dell’Air Power Conference, convegno organizzato all’Aeronautica Militare Italiana per fare il punto sullo stato dell’arte e gli sviluppi futuri di tutto il settore aerospaziale internazionale.

Paolo Mauri
Paolo Mauri

Innanzitutto cosa sappiamo degli attacchi di droni su Mosca della scorsa notte?

Prima di entrare nel merito di quanto accaduto la scorsa notte vanno fatte delle premesse ed è necessario spiegare quali sono le principali tipologie di droni militari. Ci sono gli UAV, velivoli da ricognizione pilotati da remoto come i Global Hawk americani; ci sono gli UCAV come i Predator e il Bayraktar utilizzati dagli ucraini, velivoli armati di missili e bombe. Poi ci sono le loitering munition, o munizioni vaganti, droni un più piccoli rispetto a quelli citati in precedenza che vengono utilizzati come velivoli "kamikaze" a pilotaggio remoto: di questa categoria fanno parte gli Shahed (rinominati Geran-2) di fabbricazione iraniana usati dai russi per gli attacchi su Kiev dell'ultimo periodo. Si tratta di droni con una lunghissima gittata, dotati di carica bellica, che volano fino a colpire il loro bersaglio. Ecco, per l'attacco della scorsa notte a Mosca potrebbero essere state impiegate loitering munition di nuovo tipo, di fabbricazione ucraina, chiamati Beaver. Sappiamo che sono stati testati di recente, tra l'ottobre e il dicembre del 2022. Oltre a questi sarebbero stati usati anche e UJ-22. Di certo, comunque, quello di oggi è stato il primo vero utilizzo in combattimento di questi droni di fabbricazione ucraina.

Per la prima volta un attacco su larga scala di droni ha preso di mira Mosca. È un fatto che deve preoccupare il Cremlino?

Credo vada fatta una considerazione a monte. L'attacco dovrebbe preoccupare Mosca non tanto perché i droni hanno raggiunto la città quanto perché hanno penetrato lo spazio aereo della Federazione Russa decollando dall'Ucraina, cioè da una distanza considerevole. Non si tratta infatti di un'azione simile a quella avvenuta a inizio maggio sul Cremlino: in quel caso si trattava di quadricotteri, con un'autonomia minore, che certamente sono stati pilotati dall'interno della Russia. Questa volta è tutto diverso: la minaccia è arrivata dall'esterno e dimostra che il sistema radar russo di scoperta e sorveglianza aerea è andato in crisi. Lo spazio aereo russo è tutt'altro che inviolabile.

Residenti di Kiev osservano un attacco di droni russi.
Residenti di Kiev osservano un attacco di droni russi.

Perché viene fatto largo impiego di droni in questo conflitto? Qual è la loro finalità tattica?

Vengono utilizzati perché sono armamenti a basso costo rispetto a un missile da crociera, a un missile balistico e soprattutto a un cacciabombardiere, sistema d'arma che ha il "difetto" di prevedere un pilota. Da questo punto di vista i droni sono molto più spendibili: costano poco e nascono spesso per essere "kamikaze" perché dotati di una carica esplosiva incorporata nella fusoliera. I droni vengono impiegati per effettuare operazioni di disarticolazione delle linee nemiche o per colpire singoli obiettivi di alto valore, ad esempio un bunker o una postazione di comando e controllo avanzata. Il tutto a bassissimo costo: abbattere un drone significa perdere 50/60mila dollari; abbattere un F-16 significa perdere 50 milioni di dollari, solo per dare un'idea degli ordini di grandezza.

Quello in Ucraina è il primo conflitto a vedere un uso diffuso dei droni su entrambi gli schieramenti?

No. Recentemente droni di fabbricazione turca sono stati ampiamente utilizzati dagli azeri nel conflitto in Nagorno Karabakh per colpire trincee, depositi di munizioni, postazioni fortificate e carri armati: si tratta esattamente dei droni Bayraktar TB2 che sta utilizzando Kiev nel conflitto. Ma non solo: velivoli senza pilota vennero impiegati anche nella guerra in Vietnam, quando gli USA utilizzarono droni con motore a getto per svolgere attività di raccolta dati e sondaggio delle difese aeree avversarie. Ma una curiosità che molti non conoscono è che uno dei primissimi esperimenti di velivoli senza pilota venne condotto dagli italiani durante la Seconda Guerra Mondiale, quando la Regia Aeronautica mise a punto un Sm-79 radioguidato che avrebbe dovuto colpire le navi del convoglio britannico. Si chiamava Operazione Canarino, per via del colore giallo acceso dell’aerosilurante appositamente dipinto per essere più visibile. L’esperimento quella volta fallì per un malfunzionamento al trasmettitore del velivolo pilota, ma l’idea piacque e il progetto fu portato avanti finché l’armistizio non pose fine a ogni tipo di ulteriore sperimentazione.

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È vero che russi e ucraini oggi stanno impiegando anche droni commerciali da poche centinaia di euro, opportunamente modificati per trasportare degli ordigni?

Sì, ed è questa la vera novità di questa guerra. L'utilizzo bellico di droni commerciali, prodotti che tutti possiamo acquistare in un negozio di elettronica. L'idea è venuta agli ucraini e, vista l'efficacia, i russi si sono subito adeguati dotandosi di droni cinesi. Kiev ha avuto una grande idea: acquistare stock di piccoli droni, quelli pilotabili con uno smartphone o un tablet, utilizzandoli inizialmente per operazioni di ricognizione sul campo di battaglia, per aggiustare il tiro di artiglieria. Poi si sono evoluti: sui droni hanno montato artigianalmente delle granate da sganciare sulle trincee russe e ultimamente abbiamo visto che hanno impiegato questi velivoli come "munizioni vaganti" improvvisate, installando ogive di lanciarazzi RPG da scagliare contro i mezzi corazzati russi. Insomma, loitering munition in piena regola a un costo ridicolo.

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