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Elezioni USA 2020

Elezioni Usa 2020, manifestanti pro Trump protestano armati davanti ai seggi

All’urlo di “fermate il furto” e “fermate lo spoglio” i sostenitori di Donald Trump protestano a gran voce e prendono d’assalto i seggi elettorali in Arizona, Michigan e Nevada, mentre il democratico Joe Biden si avvicina sempre di più a conquistare la vittoria per la Casa Bianca. La folla repubblicana è stata aizzata dai comizi e dai tweet infuocati di Trump che accusa il sistema elettorale di aver compiuto dei brogli e minaccia azioni legali. Dopo l’annuncio del presidente di voler bloccare lo spoglio elettorale in alcuni Stati, anche gli elettori anti Trump sono scesi in piazza a New York, Boston, Washington, Chicago, Philadephia, Portland e Seattle all’urlo di “Contate ogni voto”.
A cura di Daniela Brucalossi
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Una nazione inferocita e spaccata in due. Così si presentano gli Stati Uniti a poco più di 24 ore dall’Election Day. All’urlo di “Vogliamo Trump”, “fermate il furto” e “fermate lo spoglio” i sostenitori di Donald Trump protestano a gran voce e prendono d’assalto i seggi elettorali in Arizona, Michigan e Nevada, mentre il democratico Joe Biden si avvicina sempre di più a conquistare la vittoria per la Casa Bianca. Alcuni dei manifestanti sono armati e minacciano le guardie che sorvegliano le urne, dove gli scrutinatori stanno ancora contando gli ultimi voti.
Il candidato del Democratic Party sembra aver trionfato in Arizona e Michigan, due Stati in bilico fino a poche ore fa, e la folla repubblicana è stata aizzata dai comizi e dai tweet infuocati di Trump che accusa il sistema elettorale di aver compiuto dei brogli in suo sfavore e minaccia azioni legali. Dopo l’annuncio del presidente di voler bloccare lo spoglio elettorale in alcuni Stati, anche gli elettori anti Trump sono scesi in piazza a New York, Boston, Washington, Chicago, Philadephia, Portland e Seattle all’urlo di “Contate ogni voto”. Le manifestazioni sono state perlopiù pacifiche ma anche in questo caso non sono mancati scontri con la polizia e atti di vandalismo.

Decine di video pubblicati su Twitter con gli hashtag StopTheVote e StopTheSteal mostrano la folla inferocita dei sostenitori di The Donald. A causa della violenza delle proteste, l'ufficio del dipartimento elettorale nella contea di Maricopa a Phoenix, in Arizona, è stato costretto a chiudere al pubblico. "Il personale continuerà il suo lavoro, che è quello di amministrare le elezioni nella seconda più grande giurisdizione di voto nella contea”, ha twittato il dipartimento in risposta all’accusa mossa dai manifestanti di aver manomesso le schede elettorali.
Gli elettori pro Trump hanno protestato anche a a Detroit, nel Michigan, dove hanno cercato di entrare a forza nel seggio elettorale mentre gli scrutinatori stavano contando i voti.
A Las Vegas, in Nevada, altro Stato chiave dove i risultati per ora sono ancora in bilico, la polizia ha dovuto respingere fuori dall’ufficio elettorale una cinquantina di manifestanti pro tycoon e fermare gli scontri che rischiavano di scoppiare con gli elettori democratici.

“I miei avvocati hanno chiesto un "accesso significativo agli scrutini" da parte dei nostri osservatori. Ma a cosa serve? Il danno è già stato fatto all'integrità del nostro sistema e alle elezioni presidenziali stesse. Questo è ciò che dovrebbe essere discusso!”, ha scritto il tycoon sui social.
L’équipe di The Donald intanto ha avviato azioni legali per chiedere un riconteggio dei voti in Wisconsin e fermare lo scrutinio in Michigan e in Pennsylvania finché "agli osservatori repubblicani non sarà permesso un controllo più ravvicinato delle procedure di spoglio". Un ricorso che sarà quasi sicuramente respinto poiché, come ha raccontato l’agenzia Associated Press, l'attività degli osservatori repubblicani sta procedento regolarmente in tutti i seggi. Inoltre, non sussiste alcuna prova di brogli elettorali.

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