Elezioni in Moldavia, gli analisti: “Il risultato europeista indica che l’influenza russa è in calo”

La sconfitta dei partiti filo-Cremlino in Moldavia segna un ridimensionamento tangibile dell’influenza russa nello spazio post-sovietico.
Nonostante disinformazione, pressioni energetiche e tentativi di destabilizzazione, il blocco pro-russo — penalizzato anche da esclusioni legali e divisioni interne — non è riuscito a tradurre il malcontento in consenso.
La netta affermazione del Partidul Acțiune și Solidaritate (Pas) della presidente Maia Sandu consolida la rotta verso Bruxelles e mostra che gli strumenti di Mosca iniziano a perdere efficacia.
Per la Russia, alle prese con un’economia in affanno e lo stallo in Ucraina, la sconfitta apre un fronte di vulnerabilità. Vladimir Putin dovrà scegliere se intensificare la coercizione ibrida, ricorrere all’opzione militare o accettare il ridimensionamento della sua influenza in un Paese che considera cruciale per motivi strategici e simbolici.
Unità fragile
“Il risultato è chiaro: i moldavi sono uniti nel loro desiderio per la pace, la democrazia e l’Europa. E nel coraggio per difenderle”, ha detto Sandu quando il verdetto delle urne è diventato ufficiale. "La nostra strada è verso l’Europa”.

Il voto garantisce per i prossimi quattro anni una maggioranza stabile che ha come primo obiettivo quello, ricompreso nella Costituzione, di perseguire l’integrazione europea. Non solo Pas, anche altri partiti pro-Europa saranno in Parlamento.
“Hanno accolto i voti di chi, seppur deluso del governo, vuole l’Europa e la democrazia”, dice a Fanpage.it il sociologo Vadim Pistrinciuc, capo dell’Istituto per le iniziative strategiche di Chisinau ed ex deputato liberal democratico.
“Le politiche si differenziano ma concordano nella visione europeista”, aggiunge. L’economia moldava resta fragile, soprattutto a causa dei rincari energetici legati alla guerra in Ucraina e alle pressioni russe. Mosca da tempo usa la leva del gas come arma.
Ha trasformato i debiti di Moldovagaz in obbligazioni statali, ha assicurato alla Transnistria — la regione separatista di fatto occupata fin dal 1992 — forniture scontate, alimentando malcontento nel resto del Paese per indebolire il governo filo‑occidentale di Sandu e il percorso di integrazione europea.
Nonostante le importazioni e i fondi Ue, la povertà rurale resta grave. Pesano il calo delle rimesse dai moldavi all’estero e l’invecchiamento della popolazione.
La cura europea
Ma, contrariamente alle aspettative di Mosca, l’insoddisfazione non ha portato i moldavi a buttarsi nelle braccia del padrone da cui si sono liberati nell’agosto 1991.
Hanno preferito ricette più difficili e impegnative. Hanno considerato essenziale il progresso verso l’Ue e le riforme strutturali che implica. Hanno capito che la dipendenza energetica dalla Russia aumenta non solo i rischi politici ma anche quelli per l’agricoltura e lo sviluppo sostenibile.
Vista da Bruxelles, la vittoria europeista ai seggi ridimensiona, almeno in parte, i dubbi sulle drastiche divisioni interne e sulla tenuta delle istituzioni e dell’opinione pubblica, finora ritenute non sufficientemente stabili per un’integrazione efficace nell’Ue.

“Il risultato elettorale indica una riduzione delle fragilità”, dice a Fanpage.it Nicoletta Pirozzi, responsabile del programma Ue, politica e istituzioni dell’Istituto affari internazionali (Iai).
Per l’Ue, che ha gettato il cuore oltre l’ostacolo associando la Moldavia all’Ucraina nella sua candidatura all’adesione e investendo nel Paese, si trattava di non ritrovarsi poi con un candidato in preda a una deriva autoritaria, euroscettica ed essenzialmente pro-Putin. Quindi, ci si è mossi con i piedi di piombo.
Ora, le cose cambiano. “Il voto di domenica dà una spinta, offre all’Ue l’opportunità per accelerare il processo di adesione”, osserva Pirozzi. Problema: il percorso è legato a quello dell’Ucraina e l’adesione di Kyiv è bloccata dal veto dell’Ungheria.
Se un’intesa con Budapest si rivelasse impossibile, “si potrebbe valutare una separazione dei processi di adesione di Moldavia e Ucraina, o almeno permettere alla Moldavia di aprire i capitoli delle trattative indipendentemente”.
Nel frattempo, “l’Ue dovrà mostrare ai cittadini moldavi i benefici concreti e immediati del suo sostegno, con iniziative pratiche e costanti”, commenta a Fanpage.it Rasmus Nillson, docente alla Scuola di slavistica e studi sull’Europa orientale presso l’University College di Londra.
“Le visioni a lungo termine sull’adesione sono importanti, ma da sole non bastano: la fiducia rischia di diminuire, se i progressi socio-economici non saranno presto visibili”. Soprattutto, nelle regioni agricole più decentrate. In Gagauzia, il Pas ha preso solo il 3 per cento.

I troll anti-Ue (pagati da Mosca)
“Vogliamo essere Europa ma dovremo fare molta attenzione con le riforme necessarie”, avverte ancora Pistrinciuc. “La Russia cercherà di sfruttarne ogni aspetto impopolare o anche solo critico”.
L’ex parlamentare infatti non ha dubbi: “Nonostante la società moldava abbia dimostrato di aver sviluppato un antivirus efficace contro l’interferenza russa, è presto per cantar vittoria. L’interferenza continuerà. Dobbiamo esser preparati”.
Tra i vari modi in cui Mosca ha tentato di influenzare queste elezioni, è emblematico quello individuato dalla Bbc grazie a una reporter sotto copertura.
La sedicente coordinatrice di un’azienda della Transnistria ha reclutato la giornalista in incognito per produrre post su TikTok e Facebook prima delle elezioni, pagandola tramite con la carta di credito di una banca russa sanzionata.
Inizialmente su temi patriottici, i contenuti sono poi diventati apertamente politici e diffamatori, comprendendo accuse infondate contro il governo moldavo e contro Sandu. Tra le fake news, quella secondo cui l’adesione della all’Ue prevede un cambiamento dell’“orientamento sessuale” dei cittadini in senso Lgbt.
E poi quella secondo cui la presidente Sandu sarebbe coinvolta in traffico di minori. Al di là di queste enormi bufale, normali per chi sa qualcosa delle troll-factory di Cremlino e dintorni, la Bbc ha scoperto che la rete segreta filorussa fa capo all’oligarca Ilan Shor, moldavo legato ai maggiori scandali finanziari del Paese, ricercato e rifugiatosi a Mosca.
Shor da anni è l’eminenza grigia dei movimenti pro-Cremlino nel suo Paese: “Per le presidenziali del 2024 la sua campagna era incentrata sul denaro, quest’anno ha puntato alla disinformazione”, ha detto alla Bbc da Chisinau il capo della polizia Viorel Cernauteanu.
E Putin perde terreno
Le manifestazioni contro il risultato elettorale subito organizzate dai partiti e dai movimenti pro-Cremlino “non causeranno seri disordini”, sostiene il professor Nillson. Solo qualche centinaio di persone, al momento in cui scriviamo, è sceso in piazza.

“Ma gli organizzatori cercheranno sempre più cittadini scontenti da coinvolgere e potrebbero ricorrere a metodi meno evidenti per destabilizzare il governo”. La Russia “continuerà a finanziare operazioni di interferenza e di disinformazione in Moldavia e altrove”, aggiunge.
La Moldavia è considerata da Mosca un Paese chiave. Per la sua vicinanza all’Ucraina e alle basi Nato, e per la presenza russa in Transnistria. La perdita di influenza potrebbe indebolire il soft power russo e favorire un effetto domino pro-Ue nella regione.
Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha negato ogni intrusione e accusato Chisinau di aver impedito il voto di centinaia di migliaia di moldavi residenti in Russia. A loro disposizione c’erano solo due seggi. Fatto sta che la capacità di influenzare lo spazio da Mosca ritenuto vitale ha subito un ridimensionamento domenica.
Non è il primo segnale: la crisi diplomatica con l’Azerbaijan, ormai ex alleato, indica un crescente indebolimento nella regione. Allargando l’orizzonte, la partenza dei mercenari della Wagner dal Mali nel giugno scorso, secondo molti osservatori denota un declino in Africa.

“L’influenza del Cremlino all’estero tende a diminuire, a causa delle crescenti difficoltà economiche interne. Per quanto riguarda i finanziamenti, l’Ue rimane molto più efficiente”, conclude Rasmus Nillson. Ma se l’influenza della Russia cala, la sua guerra ibrida contro l’Europa si intensifica.
A colpi di droni fuori rotta, cacciabombardieri distratti e attacchi cyber più o meno indiretti. Vladimir Putin quando è costretto all’angolo si scaraventa sull’avversario, tutti ormai conoscono l’aneddoto del topo.
La Moldavia ha bisogno dell’Europa, hanno detto le elezioni di domenica. E l’Europa, dell’energia e della determinazione della Moldavia. Soprattutto, ha bisogno di nervi saldi e sangue freddo.