È morto José Pepe Mujica, ex presidente dell’Uruguay: aveva 89 anni ed era malato da tempo

È morto l'ex presidente dell'Uruguay Josè ‘Pepe' Mujica. Aveva 89 anni, era malato e da tempo riceveva cure palliative per un tumore all'esofago diagnosticato nel 2024. Mujica fu presidente dell'Uruguay dal 2010 al 2015. In precedenza era stato senatore e ministro dell'Agricoltura. Nato nel 1935, avrebbe compiuto 90 anni il 20 maggio.
Pochi mesi fa, il 9 gennaio, Mujica aveva annunciato che il tumore si era espanso dall'esofago al fegato e che avrebbe fermato le cure: "Il mio corpo non ce la fa più. Il mio ciclo è finito e un guerrigliero ha diritto a riposare", aveva detto. Ieri poi la moglie Lucía Topolansky (ex senatrice e vicepresidente del Paese dal 2017 al 2020) aveva fatto sapere che l'ex presidente era "alla sua fine". E aveva aggiunto: "Sono con lui da più di 40 anni, sarò con lui fino alla fine. È stata la mia promessa". La sua morte è stata annunciata dal presidente in carica dell'Uruguay, Yamandú Orsi, che l'ha definito "presidente, attivista, guida e leader".
La vita di Pepe Mujica, da contadino e guerrigliero a presidente
Mujica era stato un guerrigliero con i Tupamaros (o MLN-T), un movimento di guerriglia urbana di sinistra ispirato alla rivoluzione cubana e attivo in Uruguay tra gli anni Sessanta e Settanta e durante la dittatura, quando ‘Pepe' passò dodici anni in carcere, in isolamento totale, subendo durissime torture. Venne liberato solo nel 1985, con il ritorno della democrazia, quando i detenuti politici ricevettero l'amnistia.
Fu tra i fondatori del Movimento di partecipazione popolare, o MPP, la formazione politica principale del Fronte Ampio. Eletto deputato per la prima volta nel 1994, venne poi nominato ministro dell'Allevamento nel 2005. Nel 2009 vinse le elezioni presidenziali con il 48% dei voti.
Era noto per il suo carisma e il suo approccio frugale – dovuto alle origini contadine e all'essere cresciuto in povertà, tanto che si definì il "presidente più povero del mondo", anche perché donava la grande maggioranza del suo stipendio in beneficienza – ma anche per la sua attività intellettuale. Il suo mandato da presidente portò numerose innovazioni: dalla legalizzazione della marijuana a quella dell'aborto e dei matrimoni omosessuali. In quegli anni i salari minimi aumentarono del 250%, e il tasso di povertà nel Paese passò dal 45% all'11%. L'Uruguay divenne anche uno Stato leader nel settore delle energie rinnovabili.
L'intervista a Fanpage: "Un politico deve lasciare cuori e braccia che lo sostituiscano quando se ne va"
Nel 2021 Mujica aveva concesso un'intervista a Fanpage.it, in cui aveva parlato delle prospettive della politica mondiale. Aveva detto che la "sfida principale della nostra epoca" era la "redistribuzione della ricchezza", ma anche "la lotta al cambiamento climatico". Sul clima aveva detto: "Il nostro impegno è ancora troppo debole. La lotta al cambiamento climatico necessita di misure molto più dure, di provvedimenti che impattino concretamente sulla nostra vita quotidiana. Soprattutto, ritengo che questa battaglia si unisca a quella sulle disuguaglianze".
L'intervista era avvenuta poco dopo il suo ritiro dalla vita politica. O meglio, come aveva precisato, il ritiro "dai miei incarichi pubblici", perché la politica non l'avrebbe mai abbandonata: "Il mio piano per il futuro è continuare a fare il possibile per aiutare la mia gente, lavorando insieme ai giovani come semplice militante, perché credo che il miglior dirigente politico sia quello che forma persone di gran lunga migliori di lui. Poiché la causa dello sviluppo umano non si esaurisce mai, ci sono sempre problemi da affrontare e tentare di risolvere con l’impegno collettivo e l’organizzazione. Il compito di ciascuno di noi è migliorare il mondo in cui siamo nati. Il compito di un dirigente politico è quello di lasciare cuori e braccia che lo sostituiscano quando se ne va".