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Disgelo Usa-Cuba, il 20 luglio riapriranno le ambasciate a l’Avana e Washington

Dopo 60 di blocco delle relazioni diplomatiche, i Presidenti Raul Castro e Barack Obama proseguono l’opera di riavvicinamento dei due paesi avviata lo scorso dicembre.
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L'orologio della storia riprenderà a ticchettare tra diciannove giorni. Il 20 luglio prossimo gli Stati Uniti d'America e Cuba riapriranno le rappresentanze diplomatiche nelle due rispettive capitali, dando così il via al nuovo corso dei rapporti tra Washington e l'Avana. Ad annunciarlo, poco fa, è stato Marcelino Medina – ministro degli Esteri cubano –, che ha reso nota la comunicazione ufficiale inviata dal Presidente Usa Barack Obama, subito controfirmata dal suo omologo caraibico Raul Castro, che contiene i dettagli dell'accordo diplomatico tra i due grandi ex nemici.

La decisione del Presidente Usa risulta essere la prosecuzione di quanto avvenuto lo scorso dicembre, quando l'amministrazione Nord americana annunciò l'intenzione di voler ristabilire “normali” relazioni diplomatiche con l'Avana e, soprattutto, con il regime comunista ancora al governo sull'isola che dista poco più di 140 chilometri dalle coste della Florida. In questi circa sei mesi il processo di riapertura del dialogo e dei rapporti ha attraversato varie fasi, quali la diminuzione delle restrizioni di viaggio per i cittadini Usa diretti – spesso per turismo – verso Cuba, il ripristino di accordi di natura commerciale ed economica con l'isola e la rimozione – avvenuta a giugno –, de l'Avana dall'elenco dei cosiddetti “stati canaglia” ovvero le nazione che supportano attivamente il terrorismo internazionale (una lista stilata dal Dipartimento di Stato Usa e composta al momento da sole tre nazioni: Siria, Iran e Sudan).

E sebbene rimangano al pettine ancora tanti nodi cruciali necessari a procedere verso il disgelo effettivo dei rapporti tra i due paesi, primo su tutti l'embargo economico che rappresenta ancora la più grande limitazione per l'isola caraibica e che ha prodotto sì l'impoverimento generale della popolazione locale senza tuttavia portare alla caduta del regime come invece auspicato da Washington (sul tavolo negoziale un ruolo primario è giocato anche dalla richiesta di riconsegna della base militare di Guantanamo a Cuba e l'interruzione dei programmi radiofonici e televisivi definiti sovversivi), è chiaro che il Presidente Usa Obama voglia provare a caratterizzare l'ultima parte del suo mandato (l'inquilino della Casa Bianca è stato eletto due volte consecutivamente e, secondo quanto previsto dalla Costituzione Usa, non può ricandidarsi per un terzo mandato consecutivo per le elezioni che si terranno nel novembre 2016) con provvedimenti forti che potranno passare alla storia.

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Senza dubbio la riapertura dei rapporti diplomatici con la patria di Fidel Castro, l'avvocato cubano che ha sfidato e battuto la potenza Nordamericana, rappresenta una delle prove di maturità di Obama che nonostante i mal di pancia interni ha deciso di mettere una pietra sopra sul retaggio della Guerra fredda e di quanto avvenuto nella seconda metà del secolo scorso nelle Americhe così come in Europa (basti ricordare solo quanto avvenuto alla baia dei Porci, dove forze paramilitari pro americane provarono a sbarcare per attaccare e sconfiggere il governo rivoluzionario pro comunista insediatosi nel 1959 sull'isola, o la crisi missilistica del 1962 quando il mondo si trovò per la prima e forse unica volta sull'orlo della guerra nucleare tra Usa, Urss e loro alleati). Dal 1970 ad oggi Washington e l'Avana hanno operato attraverso missioni diplomatiche nei rispettivi paesi, missioni tuttavia che non avevano né lo status né quindi i privilegi delle ambasicate.

Il Presidente Usa ha incontrato il suo omonimo caraibico Raul Castro (fratello minore di Fidel), in Aprile a Panama, durante il summit delle Americhe, divenendo i primi leader delle due nazioni ad incontrarsi dopo oltre 50 anni di blocchi diplomatici. Da tempo, è opportuno sottolineare, il Presidente dei Democratici sostiene che l'embargo ancora applicato a Cuba è inutile se non dannoso e nel discorso al Congresso Obama ha voluto precisare che sebbene continueranno comunque a esserci profonde differenze tra le due nazioni, in primis la libertà di espressione, la politica di isolamento imposta durante l'ultimo mezzo secolo ha avuto solo effetti negativi.

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