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Presidenza Trump

Dazi, Trump cambia ancora idea e minaccia l’Europa: “Da giugno tariffe tornino al 50%”

Per l’ennesima volta, Donald Trump annuncia un cambio di rotta sui dazi. In questo caso non si tratta di un atto ufficiale, ma un semplice “consiglio” lanciato sui social: il ritorno delle tariffe al 50% a partire dal 1° giugno 2025. “Con l’Ue è stato molto difficile trattare”, ha scritto il presidente Usa. Crollano i mercati europei, inclusa la Borsa di Milano.
A cura di Luca Pons
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Ancora una volta Donald Trump ha cambiato linea sui dazi. Li aveva lanciati ad aprile, poi li ha alzati, poi sospesi per un periodo di novanta giorni per trattare – e, nel frattempo, ha annunciato a più riprese cambiamenti nei confronti di singoli Paesi, come nel caso del passo indietro con la Cina. Oggi il presidente degli Stati Uniti ha detto sostanzialmente di essersi stufato di trattare con l'Ue: "Consiglio un bel 50% di dazi sull'Unione europea a partire dal 1° giugno 2025″, ovvero tra poco più di una settimana, ha scritto sul suo social di riferimento, Truth. Tra le prime conseguenze immediate c'è stato il crollo dei mercati europei, tra cui anche la Borsa di Milano.

La nuova minaccia di Trump: "Le trattative con l'Ue non vanno da nessuna parte"

Nel messaggio mandato ai suoi follower e al resto del mondo, il tycoon si è lamentato del fatto che con l'Unione europea "sia stato molto difficile trattare". È tornato ad accusare l'Ue di essere nata "principalmente con l'obiettivo di approfittarsi degli Stati Uniti nel commercio", e a condannare il deficit commerciale che gli Usa hanno nei confronti dei Paesi europei.

"Le loro potenti barriere commerciali, l'Iva, le ridicole sanzioni alle multinazionali, le barriere commerciali non monetarie, le manipolazioni della moneta, le cause legali ingiuste e ingiustificate nei confronti delle compagnie americane, e altro ancora, hanno portato a un deficit commerciale con gli Stati Uniti di più di 250 milioni di dollari all'anno", ha scritto Trump. "Un numero che è totalmente inaccettabile".

Va detto anche che il numero è anche sbagliato, perché il presidente ha scordato alcuni zeri: il deficit commerciale tra Usa e Ue è di circa 235 miliardi di dollari, cioè ogni anno l'Unione europea vende agli Stati Uniti circa 235 miliardi di prodotti in più rispetto a quelli che compra da loro. Va detto che sui servizi vale il contrario: gli Usa vendono all'Ue 109 miliardi di dollari in più, e quindi a subire un deficit sono i Paesi europei. Ma questo Trump non lo sottolinea.

"Le nostre discussioni con loro non stanno andando da nessuna parte!", ha continuato il presidente degli Stati Uniti sui social. "Perciò, consiglio un bel 50% di dazi sull'Unione europea a partire dal 1° giugno 2025. Non ci sono dazi se il prodotto viene costruito o fabbricato negli Stati Uniti".

La reazione dell'Unione europea

L'annuncio ha fatto crollare le Borse in Europa, a causa della prospettiva che entro pochi giorni ripartano delle tariffe decisamente elevate. E soprattutto perché, ancora una volta, si conferma che da parte dell'amministrazione americana non c'è una linea costante su cui fare affidamento. Anche Wall Street, in apertura, ha pagato l'instabilità e ha visto i titoli in calo.

Per adesso, la Commissione europea non ha commentato la nuova uscita di Trump. Oggi il commissario al Commercio, Maros Sefcovic, chiamerà uno dei capi negoziatori degli Stati Uniti, Jamieson Greer. La telefonata dovrebbe avvenire attorno alle 17.30 italiane, e dovrebbe servire per chiarire se dietro la minaccia del presidente c'è effettivamente l'intenzione di far saltare le trattative e ripartire con i dazi. Poche settimane fa l'Ue aveva diffuso un elenco dei prodotti statunitensi che potrebbero essere colpiti nel caso si decidesse di procedere con i controdazi. Questi sono i beni su cui i consumatori europei potrebbero poi vedere degli aumenti di prezzi.

La minaccia dei dazi sugli iPhone

Il messaggio sull'Europa ha oscurato una comunicazione che Trump aveva lanciato poco prima, e che invece riguarda la Apple. Il presidente ha minacciato di imporre dazi del 25% – senza specificare esattamente su quali prodotti – se la produzione di iPhone non sarà spostata negli Stati Uniti. Una richiesta che però, soprattutto nel breve periodo, è semplicemente irrealizzabile per la multinazionale.

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