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Covid 19

Cosa sta succedendo nei Balcani: forte ripresa dei contagi da Coronavirus

Dalla Romania alla Croazia, ma anche la Bulgaria e la Serbia: nei Paesi dell’area balcanica il Covid-19 nelle ultime settimane ha ripreso forza e provocato focolai e un robusto aumento dei positivi. La ripresa dei contagi nei Balcani spaventa anche l’Italia, che teme di importare nuovi casi dall’estero.
A cura di Susanna Picone
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Prosegue la forte ripresa dei contagi da Coronavirus nei Balcani. Praticamente tutti i Paesi dell'area balcanica sono alle prese con una nuova fase epidemica del Covid-19 tanto che in molti casi i governi hanno già reintrodotto restrizioni abolite nelle settimane precedenti e continuano a valutare nuove misure. E la ripresa dei contagi nei Balcani non può che spaventare anche l’Italia, dove la curva del contagio è in costante flessione ma che ora teme di importare nuovi casi dall’estero. La Romania resta il Paese più colpito con oltre 33.000 casi totali: la curva del contagio, dopo un periodo di flessione tra maggio e giugno, è ripresa. Nell’ultimo periodo la Romania ha registrato picchi di quasi 700 nuovi positivi al giorno.

Croazia, in isolamento l'intero personale del ministero della Scienza e Istruzione

Preoccupa anche la Croazia, dove a maggio la pandemia sembrava azzerata e poi da metà giugno c’è stato un aumento dei casi: i dati aggiornati a ieri parlavano di 52 nuovi contagi, con il totale salito a 3.827 positivi. Nell’ultima settimana due volte sono stati registrati più di 100 contagi in un giorno. L'intero personale del ministero della Scienza e Istruzione è in autoisolamento dopo che un viceministro è risultato positivo al Covid-19. La Croazia non sembra comunque intenzionata a chiudere le porte ai turisti e per ora, come misure anti-contagio, ha disposto solo l’obbligo di mascherina sui mezzi pubblici e per i commercianti, mentre restano consentiti raduni per spettacoli o eventi fino a 500 persone.

In Serbia cresce il numero di pazienti in terapia intensiva

In Serbia si contano oltre 18.000 casi e nel Paese cresce il numero dei pazienti in terapia intensiva con respiratore, 154 secondo l’ultimo aggiornamento, il numero più alto dall'inizio dell'epidemia lo scorso marzo. Il presidente Aleksandar Vucic e la premier Ana Brnabic hanno moltiplicato gli appelli al rispetto delle norme di prevenzione e hanno condannato le manifestazioni di protesta degli ultimi giorni che hanno portato nelle strade migliaia di persone. Del “ceppo serbo” ha parlato nei giorni scorsi il governatore veneto Luca Zaia, secondo cui è più aggressivo di quello italiano. "Dopo il caso del cluster arrivato dalla Serbia, ho fatto sequenziare il virus dei 4 positivi arrivati dal Paese e il risultato è che tutti e 4 i tamponi hanno una carica virale molto elevata, i 4 tamponi sono identici tra di loro e quindi provengono da un unico ceppo e sono diversi da quelli isolati in Italia", ha sottolineato Zaia che ha poi precisato: "Per questo bisogna fare particolare attenzione ai virus che arrivano dall'estero, perché hanno una virulenza maggiore, sono più aggressivi e hanno una mutazione".

Casi in aumento in Bulgaria e Kosovo

Boom di nuovi casi anche in Bulgaria, dove l’epidemia sembrava praticamente sconfitta un mese fa: l’ultimo aggiornamento parla di 159 nuovi positivi in un giorno, per un totale di 7.411 dall'inizio dell'epidemia. Balzo di positivi al Coronavirus in Kosovo, dove il totale dei contagi sale a oltre 5.000, mentre le vittime sono state finora 108. L’indice di contagio nel Paese è forse il più alto nei Balcani.

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