Cosa aspettarci dall’accordo su Gaza, l’esperto: “C’è apertura, ma ora occhi puntati su Russia, Cina e Iran”

"Io sono ottimista. Con questo accordo si è segnata la vittoria di Washington insieme a Roma e Berlino. Cosa succederà ora? Bisognerà tenere gli occhi puntati su Russia, Cina e Iran: siamo di fronte a un cambiamento importantissimo, che porterà ad un nuovo scontro o magari ad un nuovo confronto".
A parlare è Pejman Abdolmohammadi, visiting professor dell'Università di Berkeley e professore in relazioni internazionali del Medio Oriente presso l’Università di Trento, che a Fanpage.it ha commentato l'accordo raggiunto nella notte tra Hamas e Israele per il cessate il fuoco a Gaza e sulla "prima fase" del piano di pace promosso dagli Stati Uniti. Intesa che Trump ha definito "un primo passo verso una pace duratura".
Professor Abdolmohammadi, lei si sente ottimista rispetto alla prima fase uno di questo piano? Perché?
"Io sono ottimista. Di solito non lo sono stato ma questa volta sì, e il terzo dato di Trump è stato estratto e ha sorpreso tutto quel mondo che lo ha criticato. Oggi chiaramente Washington fa un passo molto importante, si riafferma in un certo senso l'impero americano. Vanno in difficoltà la parte russa, quella cinese e quella di Bruxelles che oggi cerca di attaccarsi al carro del vincitore, ma sicuramente non è stata efficiente. Oggi credo sia la la vittoria degli Stati Uniti insieme a Roma e Berlino".
Quale è stato secondo lei il ruolo dell'Italia?
"L'Italia ha avuto un ruolo fondamentale col presidente Meloni e dal punto di vista della politica estera perché ha tenuto botta davanti al fronte del presidente francese Macron e a quello del britannico Starmer che hanno cercato insieme a Bruxelles di fermare il lavoro diplomatico di Trump mentre possiamo affermare che Roma ha avuto in qualche modo il merito di aver interagito direttamente con Washington".
Secondo lei quali sono i punti di forza di questo piano?
"Ha una proiezione importante verso il futuro e poi tra gli elementi più importanti rientra sicuramente il fatto che si andranno a rafforzare gli accordi di Abramo, che aprono un orizzonte fondamentale dal punto di vista della fine dell'Islam radicale e politico non solo a Gaza. Credo sia l'inizio di un nuovo ordine mondiale".
Quali sono invece le criticità?
"Non parlerei di criticità quanto di punto sensibile. E credo che sia il dover fare i conti la nuova elite palestinese, quindi quello di mettere insieme e aggiustare in modo possiamo dire sistemico la governance palestinese".
Secondo lei il popolo palestinese potrà adesso tirare un sospiro di sollievo dopo gli ultimi anni di guerra?
"Per la popolazione palestinese – come si prevede con questo piano – c'è tutto un futuro da costruire in un sistema autonomo e indipendente. Se si rispetteranno i termini e si andrà avanti, la popolazione palestinese sarà libera da Hamas e dai bombardamenti".
Molti analisti credono che questo cessate il fuoco sia una pausa dalla guerra israelo-palestinese ma non la fine. È d'accordo?
"No, non sono d'accordo. Io credo sia la fine. Anche perché andiamo verso un nuovo ordine mondiale, gli equilibri di potenza sono cambiati, il mondo è cambiato".
Se vogliamo fare un un'ipotesi di scenario, qual è quello più probabile che da domani ci troveremo ad osservare?
"Non abbiamo la bacchetta magica, ma sicuramente osserviamo uno scenario che va verso la costruttività, c'è un'apertura, si proseguirà con varie fasi, potrebbero esserci anche degli incidenti, ma sicuramente la cosa da tenere d'occhio sarà la Russia, insieme alla Cina e alla Repubblica Islamica dell'Iran. Voglio dire che ciò che succede a Gaza è un riflesso di un'altra partita che è già in corso, tra l'ordine democratico da un lato, con USA, Ue e Giappone, e gli imperi totalitari dall'altro, con Russia e Cina. Siamo di fronte a un cambiamento importantissimo, che porterà ad un nuovo scontro o magari ad un nuovo confronto".