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Emergenza Covid-19, l’Ue sospende Schengen e chiude i suoi confini

La risposta europea all’emergenza Coronavirus consiste, in primis, in una chiusura delle sue frontiere esterne: è stata infatti decisa la sospensione del trattato di Schengen. Obiettivo della Commissione Ue è quello di impedire l’arrivo di persone dall’esterno, ma garantendo – attraverso corsie preferenziali – la libera circolazione delle merci negli stati membri.
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A cura di Stefano Rizzuti
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L’Europa si chiude. Blocca l’accesso dall'esterno all'interno del continente e cerca di evitare una sospensione dello scambio delle merci tra gli stati membri. L’emergenza Coronavirus ha portato i leader europei a optare per la sospensione del Trattato di Schengen, come annunciato dalla presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, al termine della videoconferenza con i leader del G7: “Con i governi europei abbiamo deciso una restrizione temporanea dei viaggi non essenziali nell’Unione. Lo facciamo per non far ulteriormente diffondere il virus dentro e fuori il continente e per non avere potenziali ulteriori pazienti che pesano sul sistema sanitario Ue”. La conferma arriva anche dal presidente francese, Emmanuel Macron, che spiega come la sospensione di Schengen parta alle ore 12 del 17 marzo: “Tutti i viaggi tra i Paesi non europei ed europei saranno sospesi per 30 giorni”.

Cos'è il Trattato di Schengen e come si può sospendere

L’idea è che sospendendo Schengen si possa evitare una chiusura delle frontiere interne da parte dei singoli stati. Il Trattato di Schengen prevede la libera circolazione di merci e persone, ma è possibile la sua sospensione attraverso delle deroghe da attuare in casi di emergenze o minacce. La sospensione può durare fino a due mesi e le deroghe sono già state messe in campo per l’emergenza terrorismo.

Frontiere chiuse, Ue propone corsie preferenziali per merci

La Commissione europea propone ai paesi membri di mettere in campo delle corsie preferenziali per la circolazione delle merci. Anche per mettere un freno alle decisioni dei singoli stati: già otto Paesi hanno introdotto i controlli alle frontiere. Sono Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, Danimarca, Polonia, Lituania, Estonia e Germania. A questi si aggiungono Svizzera e Norvegia, che non fanno parte dell’Ue ma aderiscono a Schengen. Alcuni hanno introdotto semplici controlli sanitari su chi entra, altri prevedono il divieto totale d’ingresso per chi non è residente. E da qui nascono anche le code ai valichi, con i camion merci fermi per i controlli, a cui stiamo assistendo da giorni.

I rischi delle frontiere chiuse e della sospensione di Schengen

Il problema principale che potrebbe derivare dalla chiusura delle frontiere, in questo periodo di emergenza dettata dal Coronavirus, è che non arrivino più nei Paesi i prodotti alimentari, i medicinali, il materiale medico, ma anche i componenti per la produzione nelle fabbriche. A rischio, inoltre, anche la fornitura di mascherine, come peraltro già sottolineato dal capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, alcuni giorni fa, denunciando il blocco dell’esportazione da alcuni stati produttori. Nei supermercati il rischio è che non arrivino più prodotti dall’estero, per esempio. Per questo Von der Leyen propone “corsie rapide, preferenziali, per il trasporto di medicinali ed equipaggiamenti medici, cibo e servizi essenziali”.

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