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Come è stata spenta la crisi tra Serbia e Kosovo: le cinque mosse di Belgrado, Pristina, Nato e UE

Dopo settimane di tensioni crescenti un’intensa attività diplomatica di EU, USA, Nato, Pristina e Belgrado ha portato a una de-escalation: da oggi i serbi del nord del Kosovo rimuoveranno le barricate.
A cura di Davide Falcioni
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I cittadini serbi del nord del Kosovo rimuoveranno a partire da oggi le barricate erette nel nord del Paese. Ad annunciarlo è stato ieri il presidente serbo Aleksandar Vucic, dopo aver incontrato i suoi connazionali del Kosovo nella serata di mercoledì a Raska, nel sud della Serbia, a ridosso della frontiera. Si avvia dunque verso una soluzione pacifica la crisi che ha tenuto per quasi tre settimane tutta Europa con il fiato sospeso, soprattutto da quando il Ministero della Difesa serbo, due giorni fa, ha messo le forze armate in stato di massima allerta.

Una barricata nel nord del Kosovo
Una barricata nel nord del Kosovo

"Smantellare le barricate non sarà una cosa semplice, e ci vorrà tempo. Ma entro le prossime 24 o 48 ore saranno rimosse", ha affermato Vucic, confermando una de-escalation richiesta formalmente dall'Unione Europea e dagli Stati Uniti. Il leader di Belgrado ha tuttavia sottolineato che i problemi che hanno generato la crisi restano tuttora ancora insoluti. "Rimane invece la diffidenza nei confronti di coloro che stanno manovrando per escludere i serbi dal Kosovo. Devono sapere che non lo permetteremo, né ora né mai", ha aggiunto Vucic.

Ma quali sono stati i passaggi che hanno portato a una soluzione, almeno temporanea, della crisi?

1- La lettera congiunta di USA e UE

Nella giornata di ieri il servizio di azione esterna della UE ha diramato una nota scritta a "quattro mani" da Unione Europea e USA, che si sono detti "preoccupati per la persistente situazione di tensione nel nord del Kosovo e chiedono a tutti di esercitare la massima moderazione, e di agire immediatamente per una de-escalation senza condizioni, astenendosi da provocazioni, minacce o intimidazioni. Stiamo lavorando con il presidente Vučić e il primo ministro Kurti per trovare una soluzione politica al fine di disinnescare le tensioni e concordare la via da seguire nell’interesse della stabilità, della sicurezza e del benessere di tutte le comunità locali", si legge nella nota.

Ma il passaggio fondamentale è stato un altro: "Accogliamo con favore le assicurazioni della leadership del Kosovo che confermano che non esistono elenchi di cittadini serbi del Kosovo da arrestare o perseguire per proteste/barricate pacifiche".

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2- L'incontro segreto tra Vucic e diplomatici USA e UE

Come riporta il quotidiano serbo Blic, la nota congiunta di USA e UE è arrivata all'indomani di un incontro tra il leader serbo Aleksandar Vučić e alti funzionari europei e americani. Il contenuto del vertice non è stato reso noto, ma non sarebbe un caso che subito dopo siano iniziati importanti segnali di distensione.

Dopo la diffusione dell'appello alla de-escalation la Serbia ha preso la palla al balzo e, per bocca  ha commentato per bocca di Petar Petkovic, direttore del ministero serbo dedicato a Kosovo, ha commentato: "Sono arrivate le garanzie che chiedevamo, abbiamo ricevuto una dichiarazione da USA e UE in cui è chiaramente soddisfatta la (…) richiesta posta dai serbi, (…) la conferma che non ci sono liste per l'arresto di serbi del Kosovo e Metochia per aver partecipato alle proteste pacifiche e alle barricate".

3- La concessione degli arresti domiciliari al poliziotto Dejan Pantić

Che si sarebbe andati verso una distensione delle tensioni era apparso possibile già da ieri mattina, prima delle lettera congiunta di USA e UE. Un tribunale di Pristina aveva infatti ordinato che l'ex ufficiale di polizia, Dejan Pantic, venisse rilasciato dal carcere e posto agli arresti domiciliari. L'ufficiale,di etnia serba, era accusato di aver aggredito agenti di polizia kosovara in servizio dando il via alle successive barricate. Poco dopo le autorità kosovare hanno rilasciato un altro cittadino serbo, Nikola Nedeljković, arrestato nei mesi scorsi e condannato a otto mesi di carcere per presunta "provocazione di odio e intolleranza etnica".

Pantić
Pantić

4- La decisione della Kfor Nato di non ostacolare l'esercito serbo

Dopo le diplomazie americane ed europee anche la Kfor (Kosovo Force), la forza militare internazionale NATO guidata dall'Italia e responsabile di ristabilire l'ordine e la pace in Kosovo, ha preso parola specificando le facoltà delle forze armate serbe (in stato di massima allerta) e di quelle kosovare: "È utile ricordare – si legge in una nota – che le forze armate serbe non hanno bisogno dell'autorizzazione della Kfor per muoversi e addestrarsi sul territorio serbo. Conformemente agli accordi vigenti, i SAF sono tenuti ad informare la sede centrale Kfor solo nel caso in cui alcune delle loro unità dovessero avvicinarsi a più di 1000 metri dal confine".

Per quanto riguarda le forze di sicurezza del Kosovo, ha aggiunto la Nato, "il loro dispiegamento, secondo gli accordi esistenti, richiede la preventiva concorrenza del comandante della Kfor per raggiungere il nord del Kosovo".

5- La Serbia canta vittoria, il Kosovo ottiene la de-escalation

Risultato: da questa mattina nel nord del Kosovo si stanno rimuovendo le barricate erette settimane fa. Il governo di Pristina ha ottenuto finalmente una de-escalation delle tensioni arrivate a livelli mai visti da anni a questa parte. Anche i serbi però cantano vittoria: i cittadini che hanno organizzato le proteste non saranno arrestati e le forze armate potranno addestrarsi senza nessuna obiezione della Nato.

Uno a uno, e palla al centro, quindi. Per il momento una guerra tra Serbia e Kosovo è stata scongiurata, ma le ragioni all'origine della continue tensioni sono ancora tutte lì.

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