Cisgiordania, IDF sequestra il leader non violento Huraini, decine di arresti durante la raccolta delle olive

Mentre proseguono i negoziati a Sharm el Sheik sulla seconda fase dell'accordo di pace per Gaza, le azioni violente in Cisgiordania, dove c'è gran parte dei territori palestinesi occupati, continuano con maggiore intensità. Nelle ultime ore è stato direttamente l'IDF, l'esercito israeliano, a compiere diverse azioni di pressione e intimidazione in diverse aree della West Bank a nord e a Sud. Operazioni che testimoniano il clima di profonda e continua oppressione in cui le autorità israeliane costringono a vivere la popolazione civile palestinese.
Nella notte l'esercito ha fatto irruzione a casa di Hafez Huraini, uno dei leader storici del movimento non violento nella regione della Massafer Yatta nel Sud della Cisgiordania. L'operazione è stata condotta dai militari nel villaggio di Ai Tuwani, dove risiede anche Basel Adra, vincitore del premio Oscar 2025 con il documentario "No other land".
Nei dintorni di Nablus invece, alle prime luci del mattino, l'esercito ha arrestato 32 persone, tra attivisti internazionali e palestinesi, che si stavano recando a sostenere le comunità locali nella raccolta delle olive. Le aree dove sorgono gli ulivi sono state dichiarate zone militari temporanee, e di conseguenza chiunque si trovasse sul posto è stato arrestato.
L'irruzione a casa del leader del movimento non violento
Nella notte l'esercito israeliano è entrato in forze nel villaggio di At Tuwani, uno dei più grandi della regione della Massafer Yatta a sud di Hebron. I militari hanno fatto irruzione nell'abitazione di Hafez Huraini, lo storico leader del movimento non violento della regione, animatore di pratiche di resilienza e resistenza e punto di riferimento degli attivisti internazionali che da anni si recano su quei territori per una interposizione non violenta a difesa della popolazione civile.
A dare notizia del blitz nella casa del leader non violento è Mediterranea Saving Humans, che è attiva in Massafer Yatta con un osservatorio internazionale per denunciare le violazioni dei diritti umani. Da quanto spiega l'associazione italiana, durante il raid sono state sequestrate 5 persone, tra cui una donna incinta e Hafez Huraini. Bendati e ammanettati, sono stati liberati solo dopo diverse ore.
L’esercito ha anche invaso la Guest House del villaggio, che ospita gli attivisti internazionali, sfondando la porta. All'interno si trovavano 4 attivisti di Mediterranea e Operazione Colomba, che sono stati minacciati e identificati. Anche un'auto palestinese è stata danneggiata. Ad accompagnare l'azione dell'esercito anche alcuni coloni che erano presenti sulla scena.
"Civili e pubblici ufficiali armati e a volto coperto entrano in casa di persone comuni, di ospiti, di religiosi della comunità, non si identificano, non esplicitano alcuna motivazione: abbiamo assistiti ad un sequestro vero e proprio, senza ragione, il solo scopo era quello di terrorizzare l'intero villaggio, ed è quello che avviene ogni giorno" spiega Damiano Censi, coordinatore dei progetti di Mediterranea Saving Humans in Palestina. "Dalla firma dell’ultimo accordo abbiamo visto un intensificarsi della violenza e delle azioni dell’occupazione israeliana – sottolinea l'attivista – dall'inizio dell'anno, solo in questa regione, assistiamo a oltre 7 violazioni dei diritti umani ogni giorno, e la tendenza è cresciuta da questa estate".
Proprio a luglio nel vicino villaggio di Um al Khair era stato ucciso l'attivista non violento Awda Hataleen, dal colono Yinon Levy, sottoposto a sanzioni da parte dell'Unione Europea. Nella stessa zona interi villaggi sono stati distrutti nell'arco degli ultimi 10 mesi, come il villaggio di Khallet at Daba, mentre nuovi avamposti illegali sono stati costruiti dai coloni, senza che l'esercito lo impedisse.
Il blitz a casa di Hureini si inserisce in una più ampia opera di intimidazione alla comunità internazionale che si reca nel sud della Cisgiordania a proteggere i palestinesi e a denunciare quello che avviene. Non è stato un caso infatti che nell'ambito della stessa operazione, oltre alla casa di Hafez Huraini, i militari siano entrati nella struttura che ospita gli attivisti internazionali, tra cui 4 italiani.

Stop alla raccolta delle olive: 32 arresti
Alle prime luci del mattino le attenzioni dell'esercito israeliano si sono invece spostate più a Nord nei dintorni di Nablus tra Hawuara e Burin. Qui l'esercito ha fermato un autobus che trasportava attivisti internazionali e palestinesi che si stavano recando alla raccolta delle olive, arrestando 32 persone. A darne notizia a Fanpage.it è Munther Amira, leader del movimento non violento di Betlemme.
Nelle ultime settimane è partita la campagna "Olive 2025 Harvest", che vede la partecipazione di numerose associazioni europee e statunitensi alla raccolta delle olive, il principale sostentamento economico delle comunità palestinesi. L'esercito e i coloni prendono di mira sistematicamente le aree in cui vengono raccolte le olive, per scoraggiare la presenza degli attivisti internazionali e per colpire direttamente la popolazione civile palestinese.
Sono infatti numerosi gli episodi di veri e propri raid con spranghe e mazze che hanno colpito i raccoglitori di olive. "Le forze di occupazione israeliane hanno arrestato oggi 32 persone tra stranieri e locali, durante la loro partecipazione alla raccolta delle olive a supporto degli palestinesi" spiega Munther Amira. "Gli arresti sono avvenuti dopo che le forze di occupazione hanno dichiarato le due aree ‘zona militare chiusa', successivamente gli arrestati sono stati condotti nella colonia illegale di Ariel dove c'è il comando di polizia".
Senza la partecipazione degli attivisti internazionali la raccolta delle olive sarebbe materialmente impossibile per i palestinesi. Lo scorso anno, durante la raccolta delle olive, venne uccisa l'attivista turco-statunitense Aysenur Ezgi Eygi, proprio nella zona di Nablus dove si sono registrati gli ultimi arresti.