“Ci stanno cancellando dalla terra”: la fuga dei palestinesi da Gaza e l’ultimo appello prima dell’assalto

L'abbiamo sentito due giorni fa Mohamed Alamarin, che per tutti questi mesi non ha mai smesso di fare l'unica cosa che lo fa sentire ancora vivo: impastare farina e acqua per fare la pizza, così come imparò a fare in Italia. Da ieri pomeriggio non risponde più ai nostri messaggi, la spunta su Whatsapp resta sempre e soltanto una, così come in tutti i cellulari dei gazawi intrappolati dentro Gaza City. La città più importante della Striscia ieri notte è stata presa d'assalto dall'esercito israeliano. Stando a fonti locali ieri notte è iniziata quella che sembrerebbe l'operazione finale sulla città più importante dell'enclave, migliaia di persone sono fuggite nei giorni passati ma tante altre – come Mohamed – sono ancora bloccate li dentro.
“L’esercito israeliano ha iniziato l’operazione di terra occupando completamente Gaza City e bombardando le torri con missili che cadono come una pioggia vulcanica che distrugge le cose e le cancella dall’esistenza, oltre alle persone che vengono uccise. Tutta la paura che viviamo, le urla dei bambini è qualcosa di indescrivibile, che la mente non riesce a sopportare. Io, come uomo, non riesco a muovermi: ieri il mio cuore si è fermato dalla paura, per i bombardamenti che erano accanto a me”, ha raccontato Mohamed qualche giorno fa a Fanpage.it. “Sono stato costretto a evacuare più di cinque volte all’interno della città di Gaza. Dopo che l’esercito è entrato del quartiere Zeitoun, ho dovuto lasciare casa mia con mia moglie e le mie figlie , mi sono spostato nel quartiere Sabra, poi da Sabra al quartiere Rimal, e da lì al campo di al-Shati, sul mare di Gaza. La situazione è davvero molto difficile”.

L’obiettivo era chiaro sin dall'inizio: dopo aver demolito gli ultimi edifici rimasti in piedi a Gaza City, spingere tutti gli abitanti a fuggire, chiudere l’accerchiamento e poi avanzare sulla città con le forze di terra. L’aviazione, intanto, ha completato la prima fase buttando giù i palazzi più alti della città, compresi i grattacieli.
“Lo sfollamento – continua Mohamed mostrando con la sua videocamera la fuga di decine di persone in quello che sembra un territorio lunare – non è una cosa facile, perché ruba la speranza, ruba la sicurezza: vai verso un luogo sconosciuto e lasci nella tua città, che ami, tutto, per andare in un posto ignoto. Le aree ‘sicure', quelle verso cui l’occupazione israeliana dice di andare, non sono zone sicure, ogni giorno vengono colpite le persone nelle tende, ogni giorno vengono uccise, ogni giorno ci sono decine di martiri nelle cosiddette aree sicure”.
Il giorno di questa chiamata Mohamed stava andando a Deir Al-Balah per cercare un posto tenda dove rifugiarsi con la moglie e le figlie che lo aspettavano a Gaza City, ma a Deir Al-Balah Mohamed non è mai arrivato. È stato bloccato dai bombardamenti israeliani sulle tende dei profughi ammassate nel campo di Nusseirat, sulla strada per scendere a sud, verso Deir Al-Balah.

Alla luce della situazione sul campo quella degli attivisti a bordo della Flotilla in rotta verso Gaza per portare aiuti umanitari alla popolazione della Striscia stremata da 22 mesi di carestia imposta da Israele oggi sembra sempre più una corsa contro il tempo.
“Ringrazio la Freedom Flotilla, ringrazio la Madleen, ringrazio la Handala e ringrazio la Global Sumud Flotilla che ora è diretta verso il porto di Gaza. Spero che arrivi, perché è la nostra unica speranza di rompere l’assedio e di fermare questo sterminio”, continua commosso Mohamed, “oggi vi sto parlando dal cuore di Gaza City, sto urlando il nostro appello finale; domani non lo farò, perché Gaza sarà stata cancellata, non esisterà più. Israele non si ferma: viviamo sotto bombardamenti e distruzione continui”.
“Questo potrebbe essere l’ultimo messaggio che vi mando. Queste parole che mando sono parole di dolore, di sofferenza, di amarezza: siamo stanchi, basta, deve fermarsi questa guerra, si fermi questo fiume di sangue”, conclude Mohamed in collegamento telefonico, “questo è un appello finale a tutte le persone libere del mondo perché difendano quanto possono, affinché si fermi questa guerra di sterminio, affinché si fermi la distruzione della città di Gaza. Questo è un appello finale per Gaza City che sta venendo cancellata, tolta dalla faccia della terra. Spero che ogni persona libera che ascolti la mia voce stia al nostro fianco e diffonda il nostro messaggio”.