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Elezioni Presidenziali in Francia del 2022

Chi è Marine Le Pen, la candidata di destra che sfida di nuovo Macron

Leader del Rassemblement national, Marine Le Pen è per la terza volta candidata alla guida dell’Eliseo: in dieci anni è riuscita a cambiare radicalmente la storia dell’estrema destra francese.
A cura di Giacomo Andreoli
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Domenica in Francia si terrà il secondo turno delle elezioni presidenziali, per scegliere chi sarà il capo dell'Eliseo nei prossimi 5 anni. In corsa, oltre al presidente uscente Emmanuel Macron, di estrazione liberale, c'è la candidata di estrema destra Marine Le Pen. Figlia del fondatore del partito Front Nationl Jean Marie Le Pen, Marine, 54 anni, è un'avvocata con una lunga carriera politica alle spalle, sia da deputata che da europarlamentare. Da anni oramai, dopo aver assunto la guida della formazione politica "ereditata" dal padre, a cui ha cambiato nome (in Rassemblement national), è la principale avversaria di Macron. Al primo turno delle recenti elezioni ha ottenuto il 23,15% dei consensi tra i francesi, superiore al 21,3% totalizzato al primo turno delle presidenziali del 2017.

Con la sua segreteria il partito di destra ha vissuto un processo di vera e propria "normalizzazione", passando dall'essere ai margini dello scacchiere politico francese e ritenuto quasi sovversivo, a diventare il secondo movimento politico oltremanica. Piuttosto protezionista in economia (nonostante la sua recente apertura al mercato unico europeo), Le Pen è nota per i suoi slogan nazionalisti in materia di immigrazione. Fin dagli esordi della sua carriera politica la candidata del Rassemblement national propone infatti di "privilegiare" i francesi in materia di occupazione, stato sociale e alloggi, allontanando dal Paese tutti i migranti irregolari. Quanto alla politica estera è stata per anni contraria alla presenza della Francia nell'Unione europea, auspicando anche un'uscita di Parigi dalla Nato e un avvicinamento con la Russia di Putin. Posizioni modificate soprattutto negli ultimi due anni, con un'operazione di trasformazione del partito in una formazione di destra più moderata e simil-europeista, sulla falsa riga di quanto fatto dalla Lega di Matteo Salvini.

Le origini di Le Pen e gli esordi in politica

Marine Le Pen nasce in un sobborgo ricco di Parigi, Neuilly sur Seine, il 5 agosto 1968, da Jean-Marie Le Pen e la sua prima moglie, Pierrette Lalanne. Si laurea in giurisprudenza e diventa avvocato, esercitando per qualche anno, prima di avviare la vera e propria carriera politica all'inizio degli anni '90. Sposata e madre di tre figli, ha alle spalle un divorzio con un membro del suo stesso partito. Inoltre è la zia di Marion Maréchal-Le Pen, la più giovane parlamentare della V Repubblica francese, che ha recentemente sostenuto al primo turno delle presidenziali lo sfidante da destra Éric Zemmour, dopo dei dissidi negli ultimi anni con la stessa Marine.

Nel 1986 Le Pen si unisce al partito guidato dal padre, ma nel 1993, con la sua prima candidatura alle elezioni legislative, perde la sfida nel collegio di Parigi. La prima soddisfazione arriva nel 1998, con l'elezione a consigliera regionale di Nord-Pas-de-Calais. Nel 2003, quindi, Jean-Marie la nomina vicepresidente del Front national e un anno dopo arriva la candidatura a presidente della regione Île-de-France. Lì ottiene il 12,3% dei voti e diventa consigliera regionale. Sempre nel 2004 viene eletta eurodeputata. Rimarrà nel Parlamento Ue per 13 anni, fino al 2017.

La guida del partito e la normalizzazione del Rassemblement National

La successione al padre alla guida del partito arriva nel 2011. Il 16 gennaio di quell'anno, infatti, Jean-Marie Le Pen si dimette e Marine viene eletta presidente con il 67,65% dei voti. Comincia così il lungo cammino di "normalizzazione" della formazione politica. L'obiettivo di Le Pen figlia è fin da subito tentare di far uscire il partito dalla sorta di ghetto in cui l'ha rinchiuso il padre, viste le vicinanze con ambienti neonazisti e le posizioni razziste e revisioniste sul periodo della Francia fascista di Vichy. Marine cerca di tagliare del tutto il filo con questo passato, costruendo un'immagine di una leader credibile per ambire alla presidenza del Paese.

Per farlo è disposta anche a "sacrificare" il padre, che infatti allontana dal partito nel 2015, dopo alcune dichiarazioni antisemite secondo cui le camere a gas naziste sarebbero state "un dettaglio della storia". Nel frattempo, però, nel 2014 il Front national è il primo partito francese alle elezioni europee, ottenendo il 24,9% dei consensi. La nuova veste del Fronte creata da Le Pen ha funzionato: la formazione politica appare come un partito di persone che vogliono "riappropriarsi del Paese", dipinto come nelle mani di "poteri sovranazionali invalidanti".

Dopo la sconfitta alle elezioni presidenziali del 2017, con un ampio scarto rispetto allo sfidante Macron (ottenendo però la nomina a deputata), Le Pen è costretta a dimettersi dalla guida del partito. Nel 2018, però, dopo essere stata rieletta presidente della formazione, decide di cambiargli nome in Rassemblement national. A quel punto comincia a moderare i toni rispetto all'Unione europea, tema caldo sfruttato da Macron per batterla nelle urne. La posizione del partito diventa di un cambiamento dell'Unione dall'interno e di una revisione delle politiche della Nato e del ruolo della Francia, ma senza promuovere l'uscita di Parigi da entrambe le organizzazioni.

Le tre candidature alle elezioni in Francia

Le Pen si è candidata diverse volte alla guida dell'Eliseo. La prima volta nel 2012, quando ottiene il 17,9%, al terzo posto dopo Hollande e Sarkozy. Poi nel 2017, quando al primo turno raccoglie il 21,3% dei consensi, posizionandosi al secondo posto dopo Macron. Quest'ultimo, quindi, la batte al ballottaggio totalizzando il 66,1% dei voti contro il suo 33,9%. L'attuale è quindi la terza candidatura della numero uno del Rassemblement national alla presidenza francese. Al primo turno dello scorso 10 aprile Le Pen ha raccolto il 23,15% dei voti, con più di 8 milioni di francesi che le hanno dato fiducia.

Il programma politico del partito di Le Pen

Quanto al programma politico del partito di Le Pen, in politica estera la volontà è quella di far uscire la Francia dal commando integrale militare della Nato. Il Rassemblement national condanna poi l'operato di Putin in Ucraina, ma è contrario all'incremento delle sanzioni, che, secondo i membri del partito, avrebbero effetti troppo pesanti sui francesi.

Accantonata la proposta di abbandonare l'Unione europea e l'euro, Le Pen propone quindi un referendum per affermare la priorità del diritto nazionale su quello sovranazionale. Inoltre vuole una minore contribuzione della Francia al budget comunitario e un maggiore controllo delle frontiere.

In materia ambientale, poi, il Rassemblement national non chiede che la Francia rinneghi l'Accordo di Parigi, ma non vuole nemmeno espandere i parchi eolici nel Paese o mettere fine ai motori termici entro il 2035 (come propone la Commissione europea). Il partito propone quindi sgravi fiscali per la tassa di successione e aiuti alle famiglie, ma anche un aumento dello stipendio degli insegnanti. E ancora, in tema di pensioni, Le Pen vuole l'uscita anticipata a 60 anni se si è lavorato per 40.

Quanto all'immigrazione e la religione, la candidata vorrebbe abolire lo Ius soli, il diritto alla cittadinanza in caso di nascita in territorio francese e rendere più difficile l'accesso dei migranti nella società francese. Infine vorrebbe vietare l'utilizzo del velo o di qualsiasi altro simbolo religioso nei luoghi pubblici.

I rapporti con la destra europea e italiana

Da sempre Marine Le Pen è vicina ai partiti di estrema destra europei. Nel Parlamento europeo il suo Rassemblement national è alleato della Lega di Matteo Salvini e della formazione neo-fascista tedesca AfD. I tre partiti formano il gruppo "Identità e democrazia" guidato dall'italiano Marco Zanni. Ma il Rassemblement national ha rapporti molto stretti anche con il partito ungherese Fidesz di Orbàn e la formazione iper-conservatrice polacca Pis (o "Diritto e giustizia"). Infine Le Pen ha legami con Geert Wilders, leader del Partito per la Libertà, la formazione euroscettica olandese che da anni sfida i partiti tradizionali di Amsterdam.

Con Matteo Salvini, poi, esiste un'amicizia personale da anni. I due hanno condiviso prima la battaglia contro l'euro, poi quella contro la presunta "tecnocrazia" alla guida dell'Unione europea. Giorgia Meloni, invece, è sempre rimasta abbastanza fredda nei confronti di Le Pen, arrivando ora a dire che "non rappresenta" il mondo culturale di Fratelli d'Italia.

Marine Le Pen e i rapporti con Putin e Trump

I rapporti tra Le Pen e Putin sono amicali.  Cinque anni fa la candidata di estrema destra si diceva in piena connessione con "le posizioni politiche di Donald Trump e di Vladimir Putin". Oggi, nonostante la guerra in Ucraina, tra le priorità di Marine c'è quella di ricostruire un rapporto di fiducia tra Nato e Russia. Inoltre ha detto che la Crimea è parte del territorio russo. Nel 2014 Le Pen ha chiesto un prestito di 11 milioni da banche di Mosca, di cui una strettamente legata al Cremlino. I negoziati con gli istituti di credito avvenivano durante l’annessione russa della Crimea. Tra 2014 e 2015, quindi, Le Pen è andata due volte a Mosca in visita da Putin.

Nel quartier generale della leader del Rassemblement National c'è un quadro che ritrae insieme Le Pen, il presidente russo e Donald Trump. La candidata della destra francese ha sostenuto l'ex presidente americano fino all'aprile 2017, quando lo ha criticato per l'intervento militare in Siria. I due non si sono mai incontrati, ma le delegazioni dei loro due partiti sì e Le Pen è stata tra le prime sostenitrici di Trump in occasione delle elezioni del 2016 che lo hanno portato alla Casa Bianca.

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