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Covid 19

Brasile, nelle favelas si organizzano da soli per combattere il coronavirus

Nelle favelas brasiliane gli abitanti si stanno organizzando per combattere da soli il coronavirus. “Ci siamo resi conto che il governo non avrebbe lanciato alcun programma specifico per le favelas, e da questo senso di abbandono è nata la costruzione di un programma che è una rete di solidarietà tra i residenti di Paraisopolis”, ha spiegato il presidente dell’associazione che rappresenta la baraccopoli in cui vivono oltre 100.000 persone.
A cura di Susanna Picone
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Nelle favelas brasiliane gli abitanti si stanno rimboccando le maniche per combattere da soli la pandemia di coronavirus. Dopo settimane di negazionismo, il presidente Jair Bolsonaro ha riconosciuto che si tratta della "sfida maggiore" per il Paese ma i milioni di persone che vivono nella favelas non hanno tempo di aspettare eventuali aiuti dallo Stato centrale. "Ci siamo resi conto che il governo non avrebbe lanciato alcun programma specifico per le favelas, e da questo senso di abbandono è nata la costruzione di un programma che è una rete di solidarietà tra i residenti di Paraisopolis": così Gilson Rodrigues, presidente della Uniao de Moradores, associazione che rappresenta la baraccopoli in Brasile in cui vivono oltre 100.000 persone, ha spiegato come gli abitanti, in assenza appunto di un piano ufficiale contro la pandemia, si stanno organizzando da soli per combattere il coronavirus. Paraisopolis è la seconda favela più grande di San Paolo, dove si sono messi a fabbricare mascherine e anche la soluzione idroalcolica.

Medici nelle favelas del Brasile e "presidenti di strada"

Gli abitanti hanno inoltre deciso di assumere un team medico e ambulanze disponibili 24 ore su 24 per la popolazione locale. Due medici, due infermiere e tre soccorritori si sono trasferiti a Paraisopolis 15 giorni fa e ora sono ospitati in case messe a disposizione dagli stessi residenti. Nell'ambito del programma sono stati scelti dei "presidenti di strada", ovvero volontari responsabili della cura di tratti di strada predefiniti. Hanno il compito di monitorare se qualcuno ha sintomi riconducibili alla malattia di Covid-19 o se ha bisogno di cure. Devono poi anche identificare le famiglie con reddito ridotto o senza reddito e che siano senza cibo. Quella dell’accesso al cibo non è una sfida semplice: secondo stime di Ong locali, in pieno confinamento il 60 percento degli abitanti delle favelas di San Paolo e Rio de Janeiro ha un'autonomia alimentare per una settimana soltanto. Alla produzione di mascherine ci sta pensando l'Associazione della donne di Paraisòpolis: ne sono già state confezionate 50.000 e saranno distribuite progressivamente nelle prossime settimane.

La pandemia di coronavirus in Brasile

Dal primo caso di Covid-19 registrato in Brasile lo scorso 26 febbraio, il numero di contagi è salito a 14.000 mentre i morti sono almeno 667. A San Paolo il governo regionale ha decretato la quarantena fino al 22 aprile, lasciando aperte le sole attività essenziali.

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