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Assedio di Gaza: Israele spara cannonate d’acqua contro un’imbarcazione pacifista

Dopo l’ennesima violenza di Israele , l’appello di Rosa Schiano – attivista italiana a Gaza – è cristallino: “Questi abusi devono finire”. Ancora cannonate d’acqua sulle barche dei volontari e dei pescatori palestinesi. L’illegittimo assedio di Gaza continua.
A cura di Anna Coluccino
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Israele attacca l'imbarcazione Oliva

Ancora una volta, Israele spara cannonate d'acqua contro i pescatori palestinesi che – per fame, per necessità e per  desiderio di opporsi all'illegale assedio imposto da Israele – forzano il blocco  che, ormai da cinque anni, l'esercito israeliano impone intorno l'intero perimetro della Striscia, compresa l'area costiera, vietando di fatto l'accesso alle aree pescose e  ai campi coltivati. Se al quotidiano assalto alle navi – cui fanno seguito frequenti arresti di pescatori – si unisce il quotidiano ferimento dei contadini che tentano di lavorare i loro campi, appare evidente come alla popolazione della Striscia sia da tempo negato persino il diritto a sfamarsi. L'ultimo episodio di violenza risale alla giornata di mercoledì, quando la marina israeliana ha sparato cannonate d'acqua contro l'Oliva, imbarcazione pacifista su cui si trovavano attivisti internazionali intenti a proteggere il lavoro dei pescatori palestinesi. Ma le cannonate non sono l'unico aspetto inquietante della vicenda, secondo il racconto di Rosa Schiano – attivista napoletana residente da sette mesi nella Striscia di Gaza – la marina israeliana non ha fermato l'attacco neppure in seguito alla progressiva ritirata dell'Oliva che, anzi, è stata inseguita e costretta allo stop quando era ormai ricolma d'acqua. Una volta abbordata l'imbarcazione pacifista, i soldati israeliani hanno ordinato all'equipaggio di schierarsi a prua per prepararsi all'arresto, destinazione: il porto Ashdod, in Israele.

Alle proteste della Schiano e dell'altro osservatore internazionale presente a bordo, la marina israeliana ha risposto con ulteriori cannonate d'acqua. Solo in seguito alle ripetute richieste di non procedere all'arresto, è stato consentito all'Oliva di rientrare a Gaza con l'equipaggio al completo. Una cosa, però, i soldati israeliani hanno voluto chiarirla: "È l'ultima volta". Se l'imbarcazione varcherà di nuovo il blocco, l'intero l'equipaggio verrà tratto in arresto. Già il 31 maggio 2010 c'era stato l'incidente della Freedom Flottilla, poi gli assurdi divieti che hanno accompagnato l'ultimo viaggio dell'Air Flotilla, e a questo punto è lecito chiedersi quanti e quali abusi Israele potrà ancora compiere nella certezza dell'impunità. Dal mese di maggio ad oggi oltre una decina di pescatori sono stati arrestati, altrettanti i contadini feriti, molti i bambini uccisi perché manifestavano o, semplicemente, giocavano in strada provando a dimenticare il costante pericolo di missili e proiettili vaganti. Almeno due i raid arerei che hanno infiammato il cielo di Gaza e colpito obiettivi civili (tra cui un allevamento di polli e molte case abitate da profughi) nel solo mese di giugno.

Una sfilza di orrori che non ha affatto come unico obiettivo quello di "fermare Hamas" ma persegue principalmente lo scopo di decimare la popolazione poco alla volta, vessandola psicologicamente e fisicamente, provandone la resistenza e indebolendone la volontà, il desiderio di provare a difendere la propria terra da una colonizzazione ampiamente e ripetutamente condannata dalla comunità internazionale. Ma l'ONU e non riesce ad andare di un solo passo oltre il richiamo verbale, l'appello alla giustizia, la richiesta di rispetto dei trattati, e lo stesso accade a tutti gli altri istituti preposti alla vigilanza riguardo l'osservazione dei trattati internazionali. D'altronde, finché gli USA sosterranno l'operato di Israele (in compagnia di molti altri stati europei) è difficile che la situazione si avvii verso un miglioramento radicale. Gaza sanguina quotidianamente e l'assedio non ha alcuna chance di terminare in tempi brevi. Alle tragedie giornaliere che scandiscono i ritmi d'alba e tramonto da oltre cinque anni, di tanto in tanto si aggiungono bombardamenti a tappeto come quello risalente allo scorso marzo in cui almeno dodici palestinesi (tra cui diversi bambini) hanno perso la vita, o attacchi in grande stile come l'operazione Piombo Fuso: quasi 1500 i morti palestinesi, circa 4.000 i feriti.  Comprensibile perciò lo sconforto dell'attivista italiana  Schiano che afferma: "Se la prossima volta ci arrestano non saremo più in grado di monitorare le violazioni della marina israeliana, per favore fate qualcosa".

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