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Arabia Saudita, cinque condanne a morte per l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi

Cinque persone sono state condannate a morte in Arabia Saudita per l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi nel consolato saudita a Istanbul nel 2018. Lo fa sapere la procura di Riad. Non è stato invece incriminato Saud al-Qahtani, ritenuto l’assistente del principe ereditario, Mohamed bin Salman.
A cura di Susanna Picone
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Cinque persone sono state condannate a morte in Arabia Saudita per l'omicidio del giornalista Jamal Khashoggi. Il delitto, avvenuto nel consolato saudita a Istanbul, risale al 2018. A dar notizia delle cinque condanne a morte è la procura di Riad. Altre tre persone sono state condannate a 24 anni di carcere per aver cercato di "insabbiare il crimine". Saud al Qahtani, stretto consigliere ed ex responsabile per la comunicazione sui social media del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, non è stato incriminato. Secondo le indagini condotte dagli esperti dell'Onu c'erano invece "prove credibili" di responsabilità individuali del principe e del suo consigliere.

L'omicidio del giornalista Jamal Khashoggi – Il 2 ottobre dello scorso anno il giornalista saudita del Washington Post Jamal Khashoggi varcò la porta del consolato saudita di Istanbul dove aveva un appuntamento per ritirare dei documenti necessari al suo matrimonio con Hatice Cengiz, la sua compagna turca. Qui si persero le tracce del giornalista. Si ritiene che, dopo aver strangolato il giornalista, i suoi carnefici lo abbiano fatto a pezzi e disciolto nell'acido. Le indagini condotte da Ankara portarono all'identificazione di 15 persone, giunte a Istanbul prima dell'appuntamento del giornalista e ripartite subito dopo la sua scomparsa. Secondo Erdogan, "l'assassinio dell'editorialista Jamal Khashoggi è stato probabilmente l'incidente più influente e controverso del 21esimo secolo, a parte gli attentati terroristici dell'11 settembre 2001. Nessun altro evento dall'11 settembre 2001 ha rappresentato una minaccia così grave per l'ordine internazionale o ha messo in discussione le convenzioni che il mondo è venuto a dare per scontate. Il fatto che, a distanza di un anno, la comunità internazionale sappia ancora molto poco di ciò che è successo è fonte di seria preoccupazione".

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