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Guerra in Ucraina

200mila tonnellate di metano fuoriuscite dal Nord Stream: che danni ha provocato e cosa succede ora

L’intervista di Fanpage.it a Gianni SIlvestrini, direttore scientifico Kyoto Club, sulle conseguenze ambientali delle esplosioni nel Nord Stream 1 e 2: “È stato un attentato. Emesse in atmosfera un terzo delle emissioni annuali della Danimarca. Correre verso le rinnovabili”.
A cura di Ida Artiaco
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Le esplosioni che si sono verificate nel Nord Stream 1 e 2, i gasdotti che collegano la Russia all'Europa, "si stima che provocheranno la fuoriuscita di 200mila tonnellate di metano, con ripercussioni sul riscaldamento climatico. Finora ci siamo preoccupati delle difficoltà di approvvigionamento di petrolio e metano connesse alla guerra in Ucraina, ma non si era mai considerato il rischio di un attentato perché questo lo è chiaramente".

A parlare a Fanpage.it è Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, organizzazione non profit, costituita da imprese, enti, associazioni e amministrazioni locali, impegnati nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas-serra.

Silvestrini ha spiegato quali sono le conseguenze ambientali delle deflagrazioni che si sono verificate nel cuore del Mar Baltico e che stanno provocando l'ennesimo scontro tra Mosca e l'Occidente.

Gianni Silvestrini.
Gianni Silvestrini.

Dott. Silvestrini, quali sono le conseguenze ambientali di quanto successo nel Nord Stream?

"Una fuoriuscita di gas non è pericolosa come una fuoriuscita di petrolio. In questo ultimo caso, ci sono problemi che durano settimane, mesi o anni come sappiamo bene a causa degli incidenti che si sono verificati nelle petroliere.

Il metano pone questioni diverse. È un potentissimo gas-serra, e l'impatto più grave è quello che provoca a livello di riscaldamento del pianeta.

È stato calcolato che le 200mila tonnellate di metano che si stima verranno perdute dalle 4 spaccature del gasdotto corrispondano a 14 milioni di tonnellate di Co2 equivalente, circa un terzo delle emissioni annuali della Danimarca. Detto questo bisogna considerare che di perdite di metano dovute all'estrazione o al trasporto di metano stesso ce ne sono tantissime ogni anno.

È stato calcolato che le perdite di metano della Cina e della Russia sono equivalenti a 3,2 giorni del Nord Stream e gli Usa a una settimana. Quindi possiamo dire che questo è un evento che ha sì conseguenze sul clima, ma rispetto a quelle che si hanno col gas in giro per il mondo è una cosa ancora limitata".

Quanto tempo il metano è destinato a perdurare nell'atmosfera?

"Il metano ha una potenza climalterante nei primi 20 anni 80 volte superiore, poi diminuisce il suo impatto. Il suo è un contributo potente nel primo periodo, al contrario della Co2 che rimane nell'atmosfera per centinaia di migliaia di anni".

Cosa si può imparare da quanto successo?

"Che finora abbiamo considerato le difficoltà circa l'approvvigionamento di petrolio e di metano in caso di guerra, ma non si era mai considerato il rischio di un attentato, perché questo lo è chiaramente. Questo episodio mette in luce una fragilità molto accentuata del sistema del trasporto del gas. Le società industriali da questo punto dovrebbero fare qualcosa, perché il rischio di una interruzione degli approvvigionamenti è molto forte".

Quali le ripercussioni sull'ambiente marino?

"Greenpeace ha sottolineato i rischi per la fauna intorno al gasdotto dovuti alla deflagrazione. Localmente l'evento ha avuto degli impatti ma non possiamo ancora sapere quanto sono gravi".

Cosa fare per limitare i danni di questo evento?

"Prima di tutto ci vorrà una settimana prima che defluisca tutto il metano contenuto dentro le pipelines, dopodiché faranno delle ispezioni per capire se sarà possibile ripararle.

Ma ciò che voglio sottolineare è che, come ho detto sin dall'inizio della guerra in Ucraina, siamo troppo a rischio di metano, dobbiamo correre o verso soluzioni alternative come ha fatto il governo uscente o verso le rinnovabili.

L'unica vera salvezza per tutti i Paesi è essere autosufficienti dal punto di vista energetico e spingere sulle rinnovabili. Faccio l'esempio della Germania, che aveva dato obiettivo delle rinnovabili al 2030 all'80% ma poi dopo la ucraina ha alzato il tetto al 100% entro il 2035. La guerra strategicamente comporta una spinta ad accelerare verso le rinnovabili per evitare la fragilità che questo episodio ha messo in luce".

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