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Egitto: Morsi parla alla nazione, ma l’opposizione resta in piazza

Il presidente egiziano non cede sul decreto contestato e conferma il referendum, poi apre un dialogo con l’opposizione. Ma la risposta dei manifestanti è negativa, per El Baradei “la porta è chiusa”. Interviene anche Obama: mettere da parte le divergenze per il bene del Paese.
A cura di Susanna Picone
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Il presidente egiziano non cede sul decreto contestato e conferma il referendum, poi apre un dialogo con l’opposizione. Ma la risposta dei manifestanti è negativa, per El Baradei “la porta è chiusa”. Interviene anche Obama: mettere da parte le divergenze per il bene del Paese.

È arrivato ieri sera, dopo i violenti scontri in piazza costati la vita anche a diverse persone, l’atteso discorso in televisione di Mohamed Morsi, il presidente dell’Egitto duramente contestato da parte della popolazione. «La minoranza deve accettare il volere della maggioranza»: così il presidente Morsi, nel suo discorso, ha difeso il decreto varato il 22 novembre scorso – quello con il quale i suoi poteri diventano pressoché illimitati e che ha scatenato l’opposizione – e ha confermato che il referendum ci sarà il prossimo 15 dicembre. Rispetto alla guerriglia davanti al suo palazzo Morsi ha condannato tutte le violenze e si è detto fiducioso che i giudici continueranno il loro lavoro “per proteggere lo Stato”. Poi ha aperto al dialogo affermando di voler incontrare sabato gli esponenti delle opposizioni.

Un’altra giornata di tensione in Egitto – Ma il suo discorso non ha certamente avuto l’effetto di far tornare la calma nel Paese: quando aveva da poco finito di parlare in televisione è stata assaltata la sede dei Fratelli musulmani al Cairo. “Duecento scalmanati – così ha raccontato il portavoce del movimento islamista di cui è espressione Morsi – si sono diretti verso gli edifici e hanno dato fuoco a quel che si trovavano davanti”. Non solo, anche la giornata di oggi si annuncia come un’altra di forte tensione in Egitto, anche perché – secondo quanto ha fatto sapere il capo dell’opposizione Mohamed El Baradei – “il fatto che la presidenza continui a ignorare le richieste e le proteste del popolo chiude le porte a ogni tentativo di dialogo”. Da qui l’appello, si legge in un comunicato, agli egiziani per riunirsi nelle piazze del Paese.

La telefonata di Obama a Morsi – Intanto, a guardare il caos egiziano, c’è anche il presidente americano Barack Obama che ieri ha voluto chiamare il suo omologo egiziano per esprimere la sua preoccupazione per le vittime e i feriti della violenza in Egitto. Secondo quanto ha fatto sapere il portavoce americano Jay Carney, Obama ha chiamato Morsi per incoraggiare l’appello al dialogo aggiungendo che queste riunioni con l’opposizione “devono avere luogo senza precondizioni”. È essenziale, secondo la Casa Bianca, che i dirigenti egiziani mettano da parte le loro dirigenze per trovare insieme il modo di far progredire l’Egitto. Obama, infine, ha anche confermato “il sostegno degli Stati Uniti al popolo egiziano e ai suoi sforzi per una transizione verso una democrazia che rispetti i diritti di tutti”.

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