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Via libera alla garanzia di SACE al prestito di 6,3 miliardi per Fca Italy

Via libera alla garanzia di SACE a copertura dei prestiti bancari richiesti da Fca Italy. La garanzia, concessa nell’ambito della procedura di ‘Garanzia Italia’, è a copertura dell’80% dell’importo del prestito del valore di 6,3 miliardi di euro richiesto da FCA Italy Spa. Gualtieri: “Il Governo verificherà l’attuazione degli impegni assunti da Fca Italy”.
A cura di Annalisa Cangemi
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È arrivato il via libera dalla Corte dei Conti per il prestito di 6,3 miliardi con garanzia Sace richiesto da Fca Italy Spa. Si trattava dell'ultimo passaggio dell'iter necessario per il finanziamento. Il prestito è stato registrato dal controllo preventivo della Corte, come previsto dalla normativa e dal decreto Liquidità. Alla magistratura contabile spetta appunto la supervisione del decreto del Mef. Quindi è arrivato il via libera definitivo da via XX Settembre. I soldi verranno erogati da Intesa Sanpaolo, con una garanzia all'80% da parte di Sace, controllata di Cassa Depositi e Prestiti.

Il finanziamento, che è pari al 25% del fatturato realizzato in Italia da Fiat Chrysler e che scadrà nel 2023, servirà alle società italiane del gruppo automobilistico per sostenere le proprie attività in Italia: i fondi saranno usati per investimenti nel Paese, per pagare dipendenti e fornitori e, più in generale, per aiutare la ripartenza di una filiera composta da 10mila piccole e medie imprese e il 6,2% del Pil. Come spiega Agi, al fine di ottenere l'erogazione del finanziamento, nei mesi scorsi, Fca ha rinunciato a distribuire agli azionisti un dividendo ordinario da 1,1 miliardi; mentre è confermato quello straordinario da 5,5 miliardi legato alla fusione con Psa Peugeot, su cui i due gruppi stanno continuando a lavorare.

L'ex Fiat si impegna investire effettivamente le quote promesse in Italia: c'è la conferma di 5 miliardi di investimenti in Italia, già annunciati, a cui se ne aggiungono 200 milioni per il sito di Melfi (ma su questo non c'è ancora certezza), e l'obiettivo di tornare alla piena occupazione negli stabilimenti entro il 2023. Tutte le erogazioni derivanti dalla linea di credito saranno gestite attraverso conti correnti dedicati, accesi con Intesa San Paolo al solo scopo di supportare la gestione operativa dei pagamenti alla filiera italiana dei fornitori, sostenendone i livelli di liquidità e garantendo al contempo la ripartenza delle produzioni e gli investimenti negli impianti italiani.

"È un'operazione di sistema con la quale si punta a preservare e rafforzare la filiera automotive italiana e a rilanciare gli investimenti, l'innovazione e l'occupazione in un settore strategico per il futuro economico e industriale del Paese. Il Governo verificherà l'attuazione degli impegni assunti da Fca Italy in questa direzione", ha detto il ministro dell'Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri.

Codacons: "L'ultima parola spetta al Tar"

Ma il Codacons, che si era opposta al prestito, non ci sta. Secondo l'associazione si deve comunque attendere la decisione del Tar del Lazio: "La magistratura contabile, prima di dare il proprio parere favorevole al prestito, avrebbe dovuto attendere la decisione della giustizia amministrativa, dinanzi la quale pende il ricorso presentato dal Codacons e finalizzato a bloccare il prestito a Fca – spiega l'associazione – Solo il Tar potrà dare il via libera all'operazione, dopo essersi espresso sul ricorso Codacons contro la norma che autorizza una società facente parte di un gruppo la cui controllante ha sede all'estero a ricevere finanziamenti italiani". La questione è legata appunto all'articolo 1 del Decreto Legge 8 aprile 2020, che secondo il Codacons è illegittimo, nella parte in cui non esclude dall’accesso al credito quelle aziende che hanno sede in Italia ma sono controllate da gruppi esteri, e che sempre all’estero distribuiscono dividendi ai soci". Concedere 6,3 miliardi al gruppo degli Agnelli-Elkann causerebbe dunque un danno alle casse pubbliche. Fca ha infatti la sede legale in Olanda e quella fiscale in Gran Bretagna.

Contro la garanzia statale a Fca si era espresso anche l'ex ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda: "La Fiat ha sufficienti mezzi propri per garantire questo prestito da parte di banca Intesa, o anche semplicemente per mettere i soldi nella società italiana e pagare i suoi fornitori, dipendenti eccetera. La ragione per cui non lo fa è che nell'accordo di fusione con Pugeot è previsto un maxi dividendo che la Fiat si distribuirà per 5 miliardi. Questo maxi dividendo non pagherà le tasse in Italia". E ancora: "Dal lancio di Fabbrica Italia nel 2012 la Fiat non ha mai investito in Italia quanto aveva detto che avrebbe investito".

Cosa è Garanzia Italia

Garanzia Italia, prevista dal decreto Liquidità, è una procedura pensata per sostenere le attività economiche italiane che sono state colpite dalla pandemia. Sono stati stanziati 400 miliardi – 200 miliardi di garanzie sui prestiti (di cui almeno 30 miliardi sono destinati alle piccole e medie imprese) e 200 miliardi per l'export. Sace, società che si occupa di assicurazioni e servizi finanziari per aziende che fanno export, è stata incaricata dallo Stato di offrire garanzie per i prestiti di maggiore importo.

La procedura del decreto Liquidità prevede infatti una fase preliminare, un'istruttoria, e una volta completata vengono inviati i dati al ministero dell’Economia, che autorizza a quel punto la garanzia Sace tramite decreto. Queste garanzie verranno concesse da Sace fino al 31 dicembre 2020.

Si confermano su volumi elevati, oltre 2,6 milioni per un valore di quasi 280 miliardi, le domande di adesione alle moratorie sui prestiti e superano quota 690.000 le richieste di garanzia per i nuovi finanziamenti bancari per le micro, piccole e medie imprese presentati al fondo di Garanzia per le Pmi. Attraverso ‘Garanzia Italia' di Sace sono state concesse garanzie per 957 milioni di euro, su 100 richieste ricevute. Sono questi i risultati della rilevazione settimanale effettuata dalla task force costituita per promuovere l'attuazione delle misure a sostegno della liquidità adottate dal Governo per far fronte all'emergenza Covid-19, di cui fanno parte il ministero dell'Economia e delle Finanze, il ministero dello Sviluppo economico, la Banca d'Italia, l'Abi, Mediocredito Centrale e Sace.

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