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Tutte le volte che i politici hanno detto che il sistema bancario italiano era il più sano d’Europa

Da destra a sinistra, economisti, esperti di finanza e professori non hanno fatto che garantire sulla salute delle nostre banche. Ma la cronaca sembra affermare qualcosa di diverso. Dalla crisi del 2008 in poi, noncuranti di un sistema sempre più debole, gli esponenti della politica hanno continuato a ripetere come un disco rotto lo stesso discorso: il sistema bancario italiano non solo è sano, ma è tra i più solidi in Europa. Il tutto mentre le banche soffrivano: la Banca Popolare di Bari non è che l’ultimo esempio.
A cura di Annalisa Girardi
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Da anni ormai i politici italiani ci assicurano che il sistema bancario è solido. Da destra a sinistra, economisti, esperti di finanza e professori non hanno fatto che garantire sulla salute delle nostre banche. Il caso della Banca Popolare di Bari, di cui Fanpage.it ha pubblicato in esclusiva la registrazione dell'intervento del presidente Gianvito Giannelli e dell'amministratore delegato Vincenzo De Bustis di fronte ai manager solamentre  tre giorni prima della decisione del commissionariamento, ha riportato sotto i riflettori il dibattito sul sistema bancario italiano. I vertici della Popolare di Bari hanno raccontato ai dipendenti che i conti sono stati truccati per anni parlando di gestione "cattiva e irresponsabile", ma rassicurando al tempo stesso che la banca non corre alcun pericolo "per ragioni strategiche altissime".

Il caso della Popolare di Bari rappresenta l'ennesimo esempio di crediti deteriorati, di cattiva gestione e di perdite sulle sofferenze. Mentre la politica e i piani alti della rete bancaria continuano a garantire sull'affidabilità delle banche italiane, la cronaca sembra affermare qualcosa di diverso. È la storia che si ripete: dalla crisi del 2008 in poi, noncuranti di un sistema sempre più debole, gli esponenti della politica hanno continuato a ripetere come un disco rotto lo stesso discorso: il sistema bancario italiano non solo è sano, ma è tra i più solidi in Europa.

"Il sistema bancario italiano è sano": tutti i politici che lo hanno detto

Nel 2008 Silvio Berlusconi, che era presidente del Consiglio, tranquillizzava sul fronte della crisi finanziaria: "Il sistema bancario è solido, non è basato sulla finanza". E rigettava qualsiasi paragone con la crisi americana del 1929: "Siamo in una situazione diversa". Il Cavaliere assicurava che il sistema italiano bancario italiano avesse delle garanzie a cui aggiungere quelle avanzate dal Tesoro. "Nessuna banca italiana fallirà. Voglio dire agli italiani che devono stare sereni. Non ritirate i vostri depositi e non mettete sotto il materasso i soldi. Noi non siamo nella situazione degli altri Paesi. La crisi si è sviluppata negli Stati Uniti e soprattutto nei Paesi del Nord Europa", continuava differenziando la situazione italiana da quella del resto dell'Unione, dove numerosi istituti si trovavano in ginocchio. Un anno dopo, nel 2009, l'allora ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, al forum economico di Davos rassicurava (in piena crisi economica) sulla solidità del sistema bancario: "Con la crisi in Italia soffriamo, ma abbiamo molte imprese e un sistema bancario che sembra solido", affermava il titolare del Mef.

Era il 2011 quando Fabrizio Saccomanni, che all'epoca ricopriva la carica di direttore generale della Banca d'Italia, sosteneva che "gli istituti di credito italiani avessero un grado di solidità e di capitalizzazione capitalizzazione assolutamente adeguato in relazione agli standard europei", e sottolineava il suo giudizio positivo sul sistema bancario. Fu poi la volta di Franco Frattini, ministro degli Esteri durante il governo Berlusconi, che affermava: "Il sistema bancario italiano è solido, non ha mai avuto bisogno di sostegni o aiuti". Quando Ignazio Visco si insediò alla presidenza di Bankitalia, in quello stesso anno, nel suo discorso presentazione al Rapporto sulla stabilità finanziaria dichiarò: "Il sistema bancario italiano non è fonte d’instabilità. La sua posizione patrimoniale è solida; sarà ulteriormente rafforzata nell’ambito delle iniziative in corso a livello europeo".

Un anno più tardi si apriva all'era del governo tecnico di Mario Monti: vestendo i panni del presidente del Consiglio, Monti nel 2012 sosteneva: "Il sistema bancario italiano è tra i più solidi. Penso che le difficoltà di Unicredit siano temporanee e soprattutto legate all'aumento di capitale". Sempre nel 2012 il presidente dell'Abi (Associazione bancaria italiana), Giuseppe Mussari, rispondendo al Fondo monetario internazionale, che aveva messo in discussione la stabilità del sistema italiano, accusò l'Fmi di aver tratto "conclusioni semplicistiche e sbagliate", fornendo una "rappresentazione delle banche italiane non esatta".

Era il 2013, nel pieno del governo di Enrico Letta, quando il Sole 24 Ore scriveva: "Nell'incontro a Palazzo Chigi è stata esaminata la situazione delle aziende di credito e, come hanno spiegato anche fonti della Banca centrale, si è convenuto sul fatto che il sistema bancario italiano è solido. Insomma, le banche italiane hanno affrontato bene, complessivamente, gli anni della crisi mentre numerosi istituti di molti altri paesi sono caduti in gravi difficoltà". Saccomanni, diventato ministro dell'Economia, a margine di una riunione dell'Ecofin, aggiunse: "Le banche nazionali sono solide e non hanno alcun bisogno di essere salvate". Sul Financial Times invece rassicurò gli investitori internazionali, affermando che "non dovrebbero preoccuparsi sullo stato di salute delle banche italiane, in quanto ci siamo presi grande cura delle nostre banche e finora non sono stati spesi soldi pubblici per sostenerle, nonostante la crisi". L'allora presidente del Consiglio Letta, da parte sua, dichiarò: "La ripresa è vicina e il sistema bancario italiano è solido".

Qualche anno dopo, nel 2015, il presidente della Consob (Commissione nazionale per le società e la Borsa), Giuseppe Vargas, assicurava che "le valutazioni sull’adeguatezza patrimoniale avessero evidenziato come il sistema bancario italiano sia solido e capace di fronteggiare situazioni cicliche avverse". In quello stesso anno, anche l'allora presidente del Consiglio, Matteo Renzi, tranquillizzava sulla solidità del sistema bancario: "Noi abbiamo qualche piccola situazione da cui dobbiamo venir fuori, ma io non cambierei il sistema bancario italiano con quello della Germania, con il sistema delle Sparkassen. Non c’è rischio sistemico, le banche italiane sono molto più solide di tante banche europee". Il ministro dell'Economia durante il governo Renzi, Pier Carlo Padoan, non affermava nulla di diverso: "Malgrado le turbolenze c’è una solidità di fondo del sistema bancario italiano che va avanti e che non a caso viene considerato uno dei più affidabili e attraenti dove investire". E ancora: "Le nostre banche sono solide e sono la spina dorsale dell’economia a maggior ragione dopo le recenti operazioni che il governo ha messo in campo. Le banche sono solidissime, hanno bilanci puliti. Abbiamo salvato 1 milione di depositanti, 12 miliardi di depositi, 6mila lavoratori del sistema bancario. Questo è il vero dato, non le pretestuosità".

L'anno scorso, l'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini, tornava sulla questione dicendo: "Le banche non corrono rischi. La nostra è un'economia sana, una delle più sane, e il sistema bancario italiano, fatte alcune eccezioni, è più solido anche del sistema tedesco". Il leader della Lega aveva poi sottolineato che "il tessuto imprenditoriale e bancario italiano è sano e, se qualcuno vorrà aggredire o un'impresa o una banca o un governo, ci saranno milioni di italiani che interverranno educatamente e tranquillamente". A marzo, l'ex ministro dell'Economia, Giovanni Tria, sosteneva che il sistema bancario italiano non solo fosse solido, ma che fosse anche il più sano in Europa e nel mondo: "A parte alcuni casi, veramente pochi, di malagestione di alcune banche italiane, che hanno portato al loro fallimento, il sistema bancario italiano è uno dei più sani d’Europa e forse del mondo". E aggiungeva: "Le nostre banche non erano piene di titoli velenosi e derivati pericolosi, non hanno dentro di sè qualcosa di pericoloso come hanno molte banche europee, in primo luogo tedesche".

Nei giorni scorsi anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è intervenuto sul sistema bancario italiano, proprio commentando la vicenda della Banca Popolare di Bari: "Abbiamo un sistema che è assolutamente in buona salute. Il governo è sempre sensibile e segue con la massima attenzione il caso, ma al momento non c'è alcuna necessità di intervenire sul sistema creditizio, come non si presenta la necessità di agire su alcuna banca".

La crisi delle banche italiane

In tutti questi anni, mentre i vertici della politica pronunciavano, una dopo l'altra, queste dichiarazioni, le banche soffrivano: Monte dei Paschi, le banche venete (con i casi della Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca), le quattro banche fallite (Banca Etruria, Banca Marche, Cassa di risparmio di Ferrara, Carichieti) e la Banca Carige, per citare alcuni casi, avanzavano verso il tracollo nonostante si continuasse a promuovere l'idea di un sistema sano e solido, che non si sarebbe mai potuto incrinare. In un primo momento si poteva anche pensare a casi isolati: oggi tuttavia appare ormai chiaro che l'inefficienza del sistema, i non-performing loans, esempi di cattivo management e le perdite nei bilanci nascondono un problema più generalizzato.

Ma cosa implica affermare che il sistema bancario italiano non sia così sano? Come entrano in crisi le banche? Per rispondere a questa domanda bisogna fare un passo indietro e tornare alla crisi finanziaria del 2008.  Questo proprio perché il crack finanziario del 2008 ha avuto al centro proprio le banche: il sistema internazionale è infatti collassato a causa di speculazioni e grossissime quantità di crediti che le banche hanno concesso senza la garanzia che questi sarebbero stati restituiti in un futuro più o meno prossimo, come accaduto con i mutui subprime. Tuttavia, le banche italiane sono uscite quasi indenni dalla crisi del 2008, in quanto queste sono tradizionalmente state meno speculative: almeno fino al momento in cui questa non si è riflessa sui debiti pubblici dei vari Stati. Quando ciò è accaduto il mercato internazionale ha iniziato a temere, proprio a causa del gigantesco debito pubblico italiano, che il nostro Paese non fosse in grado di ripagarlo. La fiducia dei mercati verso Roma crollò e furono i detentori del debito a pagarne le conseguenze: e chi ha la fetta più grande di debito pubblico italiano? Le banche.

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