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Crisi economica

Tredicesime in calo per la prima volta dopo venti anni

Uno studio delle associazioni dei consumatori rivela come quest’anno, per la prima volta da quando sono monitorate, l’ammontare complessivo delle tredicesime per pensionati e lavoratori diminuirà.
A cura di Antonio Palma
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Per la prima volta da quando vengono monitorate, cioè da venti anni, quest’anno in Italia l’ammontare delle tredicesime diminuirà considerevolmente. Lo ha calcolato uno studio che annualmente Adusbef e Federcosumatori realizzano per capire qual è l’andamento dei consumi e degli introiti delle famiglie e dei lavoratori.

Per il 2011 dunque il monte tredicesime sarà pari a 35 miliardi di euro, ottocento milioni di euro in meno rispetto all’anno scorso che equivale ad una diminuzione del 2,2%. Ad avere meno tredicesime sarà il settore dei dipendenti privati con un -3,10%, seguito da quello dei pensionati (-1,92%) e dei dipendenti pubblici (-1,07%). Ad aggravare maggiormente la situazione il costo della vita che, tra aumento dell’Iva e inflazione record, rosica quasi tutto l’ammontare della tredicesima di lavoratori e pensionati.

Le due associazioni dei consumatori hanno lanciato un appello al nuovo Governo Monti affinché si astenga dal varare altri provvedimenti che vadano ad intaccare il potere di acquisto delle classi più deboli, come un’ulteriore aumento dell’Iva, o la reintroduzione dell’Ici sulla prima casa. Secondo lo stesso studio, infatti, quasi l’80% della tredicesima sarà assorbita quest’anno dalle varie scadenze fiscali come bolli, rate, canoni e assicurazioni per non parlare delle spese ordinarie che ormai sono arrivate alle stelle.

Alla fine, per la prima volta da due decenni, solo un quinto del monte tredicesime resterà realmente nelle tasche di lavoratori e pensionati con la previsione di un Natale e fine anno magrissimi in termini di consumi delle famiglie. Non va dimenticato, infatti, l’aumento sostanziale delle bollette delle utenze domestiche come gas, luce e telefono o anche le scadenze di prestiti concessi da banche e finanziarie. Soprattutto questi ultimi stanno diventando sempre più frequenti anche a causa del fatto che stipendi e pensioni continuano a crescere ad un ritmo decisamente inferiore rispetto all’inflazione, generando un’incapacità dei salariati ad arrivare alla fine del mese.

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