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Confcommercio: famiglie sempre più povere e consumi al minimo

Secondo i dati dell’ultimo rapporto dell’associazione dei commercianti, dal 2008 una famiglia media italiana ha perso 10.000 euro di reddito. Le stime del Pil e dei consumi sempre più in basso anche per l’aumento dell’Iva.
A cura di Antonio Palma
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Secondo i dati dell’ultimo rapporto dell’associazione dei commercianti, dal 2008 una famiglia media italiana ha perso 10.000 euro di reddito. Le stime del Pil e dei consumi sempre più in basso anche per l’aumento dell’Iva.

In questi giorni arrivano segnali discordanti, c’e poca chiarezza sugli effetti della crisi economica e su cosa può comportare per noi italiani. Se da una parte c’è il Governo che continua a ripetere che la situazione economica italiana non è così preoccupante, dall’altra non passa giorno che qualche dato statistico ci informa che gli italiani si avviano verso un periodo sempre più difficile. In questa direzione vanno i dati dell’Ufficio Studi di Confcommercio, che ha ribassato le stime del Pil e le previsioni sui consumi a causa dello scenario economico generale, ma soprattutto per colpa dell’aumento dell’Iva dal 20 al 21%, che farà sentire il suo peso col passare dei mesi.

Il direttore dell'Ufficio, Mariano Bella, nel presentare i dati, ha affermato che una famiglia media italiana composta da tre persone ha perso 10.000 euro di reddito rispetto al 2008. In questi anni il reddito procapite è crollato del 7%, con una perdita di 1.260 euro a testa, mentre la ricchezza finanziaria procapite, cioè conti correnti, buoni ecc. è scesa del 6% con una perdita di 2980 euro a testa. In particolare il Pil reale pro capite nel 2012 rispetto al 2007 scenderà del -7,7%. Dividendo l’Italia per aree si passa dal –9% del Nord ovest, che è quello che ha risentito maggiormente della crisi, al -6,7%del Mezzogiorno, che registra le migliori performance ma solo grazie alla minore crescita della popolazione.

Confcommercio rivede al ribasso anche le stime di crescita del Prodotto Interno Lordo, per l’Ufficio Studi dell’associazione crescerà dello 0,7%, rispetto allo 0,8% previsto a luglio, e dello 0,3% nel 2012, rispetto all'1% previsto nei mesi scorsi. Anche i consumi cresceranno meno del previsto, non dello 0.8%come annunciato, ma dello 0,7% nel 2011 e dello 0,2% nel 2012, mentre inizialmente ci si aspettava un + 1,1%. Praticamente, ha affermato il direttore dell'Ufficio Studi “siamo riusciti nella missione impossibile di uscire dalla recessione con tassi di crescita più esigui di quelli con i quali vi siamo entrati”.

Secondo i dati forniti da Confcommercio anche l’inflazione aumenterà, salirà al 3,2% dal 3,1% di settembre, con un aumento congiunturale dello 0,4%. A pesare non sono solo gli aumenti dovuti a fattori stagionali, ma anche l’effetto sui prezzi dell’aumento dell’Iva, che a settembre è ancora poco visibile secondo il direttore Bella. In pratica la valutazione è simile a quella fornita nei giorni scorsi da diverse associazioni dei consumatori, che avevano assicurato che un aumento dell’Iva avrebbe condotto nei prossimi mesi ad un aumento dell’inflazione.

Il documento di Confcommercio si chiude con alcuni consigli al Governo su come evitare la recessione. Si chiede di rendere equo il sistema pensionistico, di ridurre i costi della politica, di liberalizzare e investire nelle opere necessarie, tutti punti da applicare nel più breve tempo possibile. L’appello finale è arrivato dal presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, che commentando i dati diffusi dall'Ufficio Studi, ha chiesto al Governo di dare con il prossimo decreto Sviluppo “una spinta necessaria a far ripartire il Paese, per evitare di imboccare velocemente la strada della recessione”.

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