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Non c’è e non ci sarà nessuno sciopero dei benzinai

Le organizzazioni di categoria che rappresentano i gestori della distribuzione di carburante assicurano che non è stato proclamato, né ci sarà, alcuno sciopero. I benzinai, però, avvertono che il rischio di chiudere c’è, anche se per altri motivi, ovvero la “mancanza di liquidità” derivante dall’emergenza Coronavirus.
A cura di Stefano Rizzuti
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Non ci sarà alcuno sciopero dei benzinai. Ma la situazione dei distributori, in seguito all'emergenza Coronavirus, rimane complicata, tanto che i gestori spiegano di temere “di non poter continuare nella loro attività per mancanza di liquidità”. A comunicarlo, attraverso una nota, sono le organizzazioni di categoria dei gestori Faib, Fegica e Figisc/Anisa, rispondendo alla sollecitazione della commissione di garanzia sullo sciopero nei pubblici servizi essenziali. I gestori “vogliono garantire il servizio ma sono allo stremo e temono di non poter continuare nella loro attività per mancanza di liquidità”. Il loro timore, dunque, è quello di dover chiudere per quelle che definiscono cause di forza maggiore.

I distributori di benzina sottolineano di non aver mai proclamato uno sciopero: “Le Federazioni intendono immediatamente chiarire di non aver mai in nessun modo organizzato, né proclamato l'iniziativa di sciopero che viene loro attribuita”. Ma proseguono: “Ciò non toglie che le nostre Federazioni hanno ragione di ritenere che i gestori, da soli, in assenza di interventi immediati di sostegno, non sono più a lungo nelle condizioni di sopportare, sia sotto il profilo sanitario che sul piano economico, tutto l'onere necessario, nella presente drammatica congiuntura, ad assicurare la continuità e la regolarità del servizio essenziale di cui qui si parla”.

I gestori sottolineano ancora: “Tenuto conto del silenzio, dell'indifferenza e dell'inerzia di Governo, ministeri competenti, concessionari autostradali e compagnie petrolifere, non era più possibile tacere su quanto sia probabile, se non inevitabile, che accada”. Nonostante questo garantiscono che “lottiamo per rimanere aperti, non per chiudere”. Le organizzazioni sottolineano ancora che “questo comparto era già gravemente malato prima dell'emergenza, e come succede a chi è colpito dal virus, se non si interviene immettendo ossigeno, i gestori sono condannati a chiudere e fallire. La mancanza di liquidità, come si comporterebbe qualsiasi virus, non fa distinzioni in funzione dell'essenzialità del servizio prestato dall'impresa che colpisce”. Le organizzazioni, quindi, chiedono all’autorità garante “di svolgere una azione di mediazione nei confronti del Governo, nell'interesse condiviso volto a salvaguardare la regolare erogazione del pubblico servizio”.

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