La lista della spesa italiana in mezzi militari. 500 milioni di euro in barba alla crisi

157 milioni di euro per quaranta “Veicoli Tattici Medi Multiruolo”, 80,7 milioni di euro per quarantanove Automezzi Logistici Protetti, 198 milioni di euro per cinquecentoundici ”Veicoli Tattici Leggeri Multiruolo” e ancora “Sistemi acustici per la localizzazione delle sorgenti di fuoco”, barriere antisfondamento, veicoli automatici di perlustrazione per altri 56,3 milioni.
Trattasi della “lista della spesa” che ieri ha trovato l'ok bipartisan in IV Commissione Difesa della Camera dei Deputati. 500 milioni di euro stanziati per comperare veicoli e strumentazioni militari che serviranno per la salvaguardia e la protezione dei nostri soldati in Afghanistan. Soldi che portano ad oltre 20 miliardi di euro i costi militari del 2011 (3,4 miliardi in più rispetto allo scorso anno).
Un settore che non conosce crisi, non c'è che dire. E potremmo anche vantarcene: se si parla di armamenti, infatti, l'Italia è l'ottava potenza al mondo. Con l'1,28% del Pil speso, il nostro Paese supera anche la Russa in questo campo.
Ma è meglio usare il condizionale. Mentre ci prepariamo a "tirare la cinghia" per risanare il debito pubblico dello Stato, il nostro esecutivo spende mezzo miliardo di euro per l'acquisto di blindati e carri armati da adoperare nella arcaica "missione di pace" in Afghanistan.
Non è semplice populismo. La parola “crisi” è il termine più utilizzato su quotidiani e nei tg, si andrà in pensione sempre più tardi e le tasse saranno sempre più alte, i mercati ci sono avversi, le pressioni da Bruxelles aumentano giorno dopo giorno e dobbiamo recuperare 30 miliardi in due anni. Ma intanto non ci facciamo mancare nulla in ambito militare.
E a guadagnarci saranno naturalmente i colossi dell’industria nazionale, a partire da Finmeccanica, negli ultimi giorni al centro di un'inchiesta, quella sugli appalti Enav, che ha coinvolto vari politici italiani in un turbinoso giro di tangenti.
La notizia – come si legge su Il Fatto Quotidiano – ha provocato l'indignazione del capogruppo Idv Augusto Di Stanislao che ha presentato una mozione «per chiedere di fermare lo shopping militare e rivedere i programmi di spesa in scadenza. I cinque programmi in discussione sono il frutto di un più ampio progetto di digitalizzazione delle forze di terra avanzato dal Ministero della Difesa nel 2009 e inserito nel Programma pluriennale di spesa».