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La guerra del petrolio tra Russia e Arabia ai tempi del Covid: è terremoto sulle borse mondiali

Dopo il mancato accordo tra i paesi Opec e quelli non Opec (Russia in testa) per far scendere i prezzi del greggio e reagire così al calo della domanda dovuta all’emergenza coronavirus del mondo, il petrolio è sceso oggi ai minimi dal 2016: un calo superiore al 30%, a 29,4 dollari al barile, il più grande terremoto dalla guerra del Golfo del 1991.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il coronavirus ha avuto un impatto diretto anche sull'oro nero, in tutta Europa. Shock per i prezzi del petrolio crollati di oltre il 30%, a 29,4 dollari al barile, toccando i minimi dal 2016, registrando così il più grande terremoto dalla guerra del Golfo del 1991. Ma perché questo crollo? Un forte calo era previsto dopo il mancato accordo tra i paesi Opec e quelli non Opec, Russia in testa, su ulteriori tagli alla produzione, per venire incontro al calo della domanda, causata anche dalle incertezze economiche causate dall'emergenza coronavirus. In pratica l'Arabia e i paesi del Golfo avevano proposto di ridurre di 1,5 milioni di barili la disponibilità sul mercato. La Russia però si è opposta, perché ha bisogno di un prezzo del barile superiore ai 40 dollari per riuscire a generare un attivo di bilancio.

Ma ieri l'Arabia Saudita, che garantisce il 12% dell'estrazione mondiale, ha lanciato una vera e propria guerra, decidendo unilateralmente di abbassare i prezzi, il più grande taglio dei prezzi degli ultimi 20 anni, e di aumentare la produzione di greggio il mese prossimo. Di conseguenza, il prezzo del petrolio destinato all'Asia è sceso di 4-6 dollari al barile, mentre quello degli Stati Uniti si è ridotto di 7 dollari al barile. Aramco ha venduto il suo barile di Arabian Light ad un prezzo senza precedenti: 10,25 dollari al di sotto del prezzo di North Sea Brent. Di conseguenza, Wti e Brent sono scesi rispettivamente a 29 e a 33 dollari al barile. I ribassi sono comunque molto consistenti nel comparto petrolifero in tutta Europa, con l'Euro Stoxx 600 Energia che cede il 14%. A Piazza Affari, dove il Ftse Mib arretra del 10%, le peggiori sono Saipem (-27,6%), Tenaris (-21,15%) ed Eni (-19,9%). Non va meglio alle controparti europee: Bp perde il 17% a Londra, Royal Dutch Shell il 18% ad Amsterdam, Total l'11,8% a Parigi. La Russia non sarà l'unica ad accusare il colpo: anche le economie di Nigeria, Norvegia, Messico e Iraq poggiano sugli idrocarburi.

"Un calo del 30% dei prezzi del greggio è senza precedenti e invia un'enorme onda d'urto attraverso i mercati finanziari", ha detto Margaret Yang, analista di CMC Markets ad AFP. Secondo Jeffrey Halley, analista di Oanda, "l'Arabia Saudita sembra intenzionata a punire la Russia". Il mercato del petrolio rimarrà probabilmente in ribasso nei prossimi mesi, dato che i tagli dell'Arabia Saudita avranno un effetto combinato con l'arresto della crescita economica globale causato dall'infezione. Secondo un altro analista, questa situazione potrebbe avere ripercussioni sulla guerra commerciale tra Usa e Cina, perché il petrolio è legato a molti settori dell'economia globale, ma ad ogni modo le speranze del mercato sono che la Russia possa ritornare a trattare con i paesi membri dell'Opec e ridiscutere i tagli alla produzione.

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