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Coronavirus, chi ha diritto alla cancellazione della seconda rata Imu

Con l’emergenza coronavirus il governo aveva già cancellato la rata dell’Imu alle attività di alberghi, ristorazione, quelle del turismo, dello sport, dello spettacolo, dell’organizzazione di eventi. Ora, con le nuove restrizioni, la seconda rata sarà abolita anche per le attività di vendita al dettaglio e servizi alla persona. Ma a due sostanziali condizioni: vediamo di che si tratta.
A cura di Annalisa Girardi
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Con le nuove restrizioni messe in campo a causa dell'emergenza coronavirus e della seconda ondata di contagi, il governo ha anche approvato una serie di misure economiche per sostenere attività e settori più colpiti. Tra queste la cancellazione della seconda rata Imu (Imposta municipale propria) per il 2020. Un provvedimento esteso anche a più categorie di immobili: quelle dove si svolgono attività di vendita al dettaglio e servizi alla persona. Ma a due sostanziali condizioni: queste attività devono essere locate nei Comuni delle aree con lo scenario di massima gravità (cioè le zone rosse) e i proprietari devono esercitare anche la funzione di gestori.

Ma quali sono le attività interessate dalla misura? Si tratta di alberghi, ristorazione, quelle del turismo, dello sport, dello spettacolo, dell'organizzazione di eventi. Il decreto Rilancio e quello di Agosto aveva già sospeso il pagamento dell'Imu per le strutture del settore turistico e ricettivo (quindi stabilimenti balneari, termali, alberghi e immobili destinati alle attività turistiche, immobili utilizzati per eventi fieristici o manifestazioni). Sono poi state esentati dalla seconda rata Imu del 2020 anche cinema, teatri, discoteche. E ora si aggiungono le attività di vendita al dettaglio e di servizi alla persona.

La cancellazione della seconda rata riguarda le chiusure riferite ai codici Ateco. L'agevolazione dovrà essere applicata nei limiti previsti dal Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato durante l'emergenza Covid. Con gli ultimi decreti del governo, il Fondo di ristoro istituito già nel decreto Rilancio viene incrementato di ulteriori 31,4 milioni di euro per il 2020.  L'esecutivo, in relazione a questa misura, prevede una perdita di gettito per quest'anno di 38,7 milioni. La dotazione originara era di 76,55 milioni, incrementata poi con il decreto di Agosto di 85,95 milioni per il 2020 e di 9,2 milioni per ciascuno degli anni 2021 e 2022, in modo da sostenere i Comuni che subiranno minori entrate per l'abolizione della rata Imu.

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