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Cassa integrazione, i chiarimenti dell’Inps: dalla durata a quando richiederla, tutte le novità

Con la circolare numero 84 del 10 luglio l’Inps ha fornito alcuni chiarimenti sulla cassa integrazione con causale Covid, riservata alle aziende che hanno ridotto o sospeso la loro attività a causa dell’emergenza sanitaria. L’istituto di previdenza chiarisce alcuni elementi riguardanti la durata dell’assegno e le tempistiche per richiedere la Cig.
A cura di Stefano Rizzuti
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Con l’emergenza Covid il regime della cassa integrazione è stato completamente rivoluzionato, con una serie di novità introdotte attraverso più provvedimenti per andare incontro alle aziende e ai lavoratori colpiti dalla crisi sanitaria ed economica. La Cig è stata più volte rinnovata, anche per andare di pari passo con il blocco dei licenziamenti ed evitare la perdita di posti di lavoro. Ma la normativa in tema di cassa integrazione con causale Covid si è fatta sempre più complessa, tanto da indurre l’Inps a intervenire con la circolare numero 84 del 10 luglio che chiarisce alcuni aspetti riguardanti la durata e le tempistiche delle richieste. Ricordando che è possibile chiedere la cassa integrazione per un totale massimo di 18 settimane: nove ordinarie più cinque e più altre quattro aggiuntive.

La cassa integrazione Covid: massimo 18 settimane

L’istituto di previdenza chiarisce le regole della cassa integrazione, spiegando che può essere adottata dai datori di lavori che hanno sospeso o ridotto la loro attività lavorativa per l’emergenza. Il massimo utilizzabile è di 18 settimane per il periodo che va dal 23 febbraio al 31 agosto 2020. Inizialmente è possibile fare domanda per nove settimane. Se vengono utilizzate tutte si può ricorrere all’estensione di altre cinque settimane. Ancora, per chi è arrivato a 14 settimane di Cig è possibile aggiungere ulteriori quattro settimane. Viene prevista, inoltre, una deroga per le aziende che hanno sede in uno dei comuni della zona rossa istituita all’inizio dell’emergenza epidemiologica in Italia: in quel caso la durata massima diventa di 31 settimane.

Le tempistiche per chiedere la cassa integrazione

Altro chiarimento fornito dall’Inps è quello riguardante le tempistiche per richiedere la cassa integrazione per i dipendenti delle aziende che hanno ridotto o sospeso l’attività. Per le settimane di cassa integrazione usufruite tra il 23 febbraio e il 30 aprile le domande devono essere presentate entro il 15 luglio, altrimenti si incorre nella decadenza. Per le domande che riguardano il periodo successivo al primo maggio, invece, le domande devono pervenire entro il 17 luglio, pena la decadenza anche in questo caso. Inoltre l’istituto di previdenza nella sua circolare ricorda che i datori di lavori che hanno presentato “erroneamente” domanda per un trattamento diverso da quello a cui avrebbero avuto diritto o che abbaino commesso errori formali o omissioni nella domanda, possono presentare la nuova richiesta con le modalità corrette entro 30 giorni dalla comunicazione dell’errore da parte dell’amministrazione di riferimento. Anche in questo caso, il termine dei 30 giorni è tassativo, altrimenti si incorre nella decadenza.

La cassa integrazione pagata dall’Inps

L’Inps fornisce inoltre i dati riguardanti il numero di casse integrazione pagate dall’istituto: stando ai dati aggiornati al 7 luglio, si tratta di circa 7,3 milioni su un totale di 7,6 milioni. I lavoratori che non hanno ancora percepito neanche un pagamento sono 9.850, a cui si aggiungono altri 165mila lavoratori che hanno presentato la domanda dopo il 31 maggio e sono ancora in attesa di essere pagati, ma “hanno già ricevuto almeno un pagamento riferito a integrazioni mensili di periodi precedenti”. Quindi, in totale, sono 89mila i lavoratori che non hanno ricevuto neanche un pagamento, ma di questi la maggior parte (79mila) ha presentato domanda a giugno. Le domande totali presentate al 9 luglio sono 1.570.042.

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