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Duplice omicidio a Roma, la sopravvissuta e i vicini: “Killer belve”

Lia, la moglie e mamma dei due cinesi uccisi ieri nel corso di una rapina in zona Torpignattara, racconta sotto shock quegli attimi orribili. I vicini di casa: “Joy era una bambina sempre sorridente”.
A cura di Susanna Picone
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Lia, la moglie e mamma dei due cinesi uccisi ieri nel corso di una rapina in zona Torpignattara, racconta sotto shock quegli attimi orribili. I vicini di casa: “Joy era una bambina sempre sorridente”.

Una violenza inaudita che ha ucciso due persone davanti casa solo per appropriarsi dell’incasso della giornata, 5000 euro, non fa dei killer delle persone quanto piuttosto delle belve. La pensa così Lia, la moglie e mamma delle vittime del duplice omicidio avvenuto ieri sera nella periferia est di Roma. Lia è ancora sotto shock, è stata ferita dai killer ed è stata portata al pronto soccorso mentre il marito, il 31enne Zhou Zheng e Joy, la figlioletta di appena 6 mesi, morivano in una pozza di sangue.

Erano delle belve. Volevano a tutti i costi quella borsa. Mi hanno più volte colpita al braccio. Poi uno di loro ha detto, con accento romano, “ti ammazzo come un cane”.

Una minaccia che nel giro di pochissimi attimi si è dimostrata tale: i killer hanno sparato prima al marito e poi alla piccola e Lia ha assistito inerme all’esecuzione della sua famiglia.

Lo sconforto dei vicini di casa

Zhou Zheng e la moglie Lia, insieme alla sua famiglia, gestivano da quattro anni un bar che fa anche money transfer in zona Torpignattara: tutti conoscevano quella famiglia, tutti sapevano che erano delle brave persone, gentili, cordiali e sempre sorridenti. Come era sorridente la piccola Joy, l’unica nipote della famiglia di Lia che passava tante ore della sua giornata in quel bar e aveva imparato a sorridere a tutti. Un vicino di casa ha raccontato di aver visto i tre proprio la mattina dell’omicidio, era andato al bar per un caffè e c’era Lia che teneva in braccio la bambina: “Le ho fatto una carezza sulla testa e lei mi ha sorriso”.

Un racconto che poi diventa cupo quando, chi ha assistito o meglio ha sentito le urla disperate di Lia, si è riversato in strada per capire cosa stava accadendo.

Erano circa le 9 e mezzo. Ho sentito delle urla di donna provenire dalla strada, quando sono sceso ho riconosciuto Lia. Era sotto shock, piangeva, non si dava pace. Aveva lo stesso maglioncino giallo che indossava ieri pomeriggio quando l’ho incontrata, teneva in braccio la bambina. Molto spesso la portavano in spalla perché ancora faticava a muovere i primi passi.

Il quartiere è incredulo e ammutolito, disgustato per ciò che è avvenuto. Molti hanno sentito la notizia stamattina al telegiornale, altri sono stati svegliati dalle sirene dell’ambulanza e dal rumore delle automobili ma non hanno capito cosa stava succendendo. I carabinieri, da ieri, danno la caccia ai due rapinatori fuggiti in sella ad uno scooter in una Roma blindata e sempre più spaventata dalla scia di violenza.

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