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Diaz, Tortosa fa dietrofront: “Non ho fatto nulla di illegale. Non giustifico tortura”

“Io ero quella notte alla Diaz. Io ci rientrerei mille e mille volte”, aveva scritto ieri su Fb il poliziotto del G8 di Genova. Oggi, però, ai microfoni di Fanpage chiarisce: “Era una frase per sancire la nostra totale estraneità ai fatti denunciati dalla corte di Strasburgo”.
A cura di Biagio Chiariello
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"Sono stato frainteso, non mi aspettavo un'interpretazione del genere. Quella frase era un modo per sancire la nostra totale estraneità ai fatti denunciati dalla corte di Strasburgo". Ai microfoni di Fanpage.it parla Fabio Tortosa, il poliziotto che dice di aver partecipato (con orgoglio) alle operazioni del luglio 2001 durante il G8 di Genova, alla scuola Diaz, e che ieri ha catalizzato l’attenzione dei media dopo aver scritto su Facebook:  "Io sono uno degli 80 del VII NUCLEO. Io ero quella notte alla Diaz. Io ci rientrerei mille e mille volte”. Tortosa dice di aver “assistito a resistenze molto attive” al loro ingresso nella scuola “subito sedato dal nostro intervento che è avvenuto, ribadisco, nell’ambito della legittimità dei nostri mezzi di coercizione” spiega Tortosa.

Va ricordato che la Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, su ricorso di un 62 enne presente all’interno della scuola di Genova durante l’irruzione delle forze di polizia, ha deciso all’unanimità che le violenze subite dai manifestanti configurano un’ipotesi di violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e quindi condannato l’Italia per tortura. Tortosa però si difende affermando che il suo gruppo “è stato solo sei minuti” all’interno della scuola Diaz, rispetto ad altri appartenenti alle forze dell’ordine che “sono stati nella palestra con i manifestanti” molto più a lungo. Per questo motivo il poliziotto non si sente chiamato in causa dalla condanna comminata da Strasburgo: “Noi non abbiamo compiuto nessuna tortura” dice ancora ai nostri microfoni. Va detto che il dipartimento di Pubblica sicurezza ha già avviato gli accertamenti relativi alla paternità delle sue dichiarazioni e, ha fatto sapere che “nel caso fossero opera di un appartenente alla polizia di Stato, si avvieranno le conseguenti procedure disciplinari”.

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