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Opinioni

De Magistris vittima del sistema de Magistris. E Napoli rischia il tracollo

Chi si sarebbe mai aspettato questa fine? Il sindaco “scassatutto”, l’uomo della legalità ora è in balìa della legge anticorruzione e di una maggioranza politica appesa ad un filo. Ma se De Magistris dovesse lasciare sarebbe un disastro. Per tutti.
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Se durante tutta la tua carriera da politico hai utilizzato quale pressoché unico discrimine rispetto al resto del mondo la tua onestà specchiata, la tua diversità d'azione e la tua cristallina storia politica e umana, ora che il destino cinico e baro con una spallata ti spinge nello stanzone "Indagati/Inquisiti/Condannati della politica italiana" che fai? È la domanda che in queste ore Luigi de Magistris si sta ponendo disperatamente, interrogando il suo esiguo cerchio magico e quel po' che gli resta di consenso politico, dopo la condanna ad 1 anno e 3 mesi per l'inchiesta sulle intercettazioni illecite ai parlamentari nell'inchiesta "Why Not?" in Calabria. Una prima risposta è arrivata nel pomeriggio via Twitter, così come ci ha abituato il sindaco-sms, quello delle sentenze epigrafiche e dei tweet a mezzanotte su rivoluzioni e massomafie: "Ci sono – scrive – pezzi di Stato collusi che vanno abbattuti e servitori dello Stato di cui esser fieri: non mollo,resisto e lotto per la giustizia".

Tuttavia, a dispetto di un sindaco apparentemente fermo sul "barcollo ma non mollo" le frenetiche e pesanti ultime ore dicono che la realtà è ben altra. Un de Magistris stanco, oseremmo dire spossato, da tre anni in trincea, milleuno cadute e sempre più faticose salite pare oggi essere arrivato al capolinea. Finito, andato. Vittima del suo stesso collaudatissimo sistema di propaganda che elimina chiunque sulla scena politica abbia un sospetto di indagine. Figuriamoci una condanna in primo grado per abuso d'ufficio. Dunque:  ora che riguarda proprio la sua persona, la contraddizione di "Giggino" è evidente. E torna in mente la tagliente ironia di Pietro Nenni, quella del puro più puro che alla fine ti epura.

Chi difende Luigi de Magistris oggi ?

Chi difende il sindaco di Napoli in questa fase così complessa? Per lo più gente interessata. Il nutrito gruppo degli staffisti e assistenti di giunta (che in caso di dimissioni del sindaco decadrebbero un minuto dopo), gran parte dei consiglieri comunali e municipali (che altrimenti dovrebbero far fagotto) un paio di  parlamentari, non un solo leader di partito (tranne uno scialbo comunicato dell'Italia dei Valori) non un solo opinionista di peso (anzi dal Fatto Quotidiano, storico sostenitore dell'ex pm, arrivano segnali di tutt'altro tipo). E dire che nemmeno tre anni fa la schiera di fan arancioni era incredibile, da rockstar della politica locale. Stasera, secondo voci interne a Palazzo San Giacomo raccolte da Fanpage.it, il sindaco, prima della sua partecipazione al talk show di Michele Santoro, "Servizio Pubblico" (aggiornamento: poi ha deciso di non andarci) incontrerà i suoi per fare il punto, lasciando tutte le opzioni aperte, anche quella, clamorosa, dell'addio.

Perché? Presto detto: la condanna in abuso d'ufficio – sospesa – più la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici è tra quelle che fanno scattare il semaforo rosso della legge anticorruzione, la cosiddetta Legge Severino. Il problema non è la pena accessoria, ovvero l'interdizione: quella, sostengono i giuristi, viene applicata solo quando una sentenza diventa definitiva al terzo grado (e per De Magistris siamo al primo); il problema è proprio la condanna principale, l'abuso d'ufficio, articolo 323 del codice di procedura penale. «L'articolo 11 prevede per il sindaco che viene condannato, anche con sentenza non definitiva del reato di abuso d'ufficio, la sospensione d'ufficio dalla carica» sostiene Dario Stefano, Presidente della Giunta delle Elezioni delle Immunità parlamentari del Senato, colui che ha guidato i lavori di prima applicazione della legge Severino nel caso che ha riguardato la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi. "La sospensione – prosegue – può durare al massimo 18 mesi. Quali precedenti possiamo richiamare il decreto del prefetto di Brindisi del marzo 2014, con cui è stato sospeso il sindaco di Fasano, ma anche quello del prefetto di Latina del 31 ottobre 2013, che aveva sospeso il Presidente della Provincia di Latina. La norma è chiara". Dunque stando così le cose De Magistris deve far fagotto.

Ma se si dimette il sindaco Napoli è allo sbando

Se Luigi de Magistris si dimette anticipando ogni decisione o se ai sensi della legge Severino, si procede per la sospensione e il sostanziale commissariamento dell'Ente comunale (le funzioni di sindaco passerebbero al vice Tommaso Sodano ma è evidente che sarebbe un visconte dimezzato) una cosa è certa: Napoli tracollerà. Già oggi è rovinata quasi irreparabilmente non solo dalla sciatta azione di governo del Comune, ma dal disinteresse della Regione Campania di centrodestra, guidata da Stefano Caldoro e dall'indifferenza del governo di Matteo Renzi. Le colpe imputabili al sindaco sono tantissime, dalle clamorose epurazioni di giunta, all'atteggiamento al limite del Bonapartismo, fino a quella di aver infilato nella sua lista civica e nelle liste collegate personaggi a dir poco impreparati che ora siedono in Consiglio comunale con incredibile impreparazione politica. Lo scarsissimo peso politico a livello nazionale del sindaco è figlio del suo isolamento da "uno contro tutti" ma di certo non è colpa di Luigi de Magistris se mai come oggi i soldi ai Comuni del Mezzogiorno (inteso da Roma in giù) sono pochi maledetti spiccioli.

Sarebbe dunque un guaio, un guaio grosso, se il primo cittadino partenopeo si dovesse trovare nelle condizioni di non poter più governare la città: Napoli sarebbe terra di conquista e merce di scambio per le vicine elezioni Regionali 2015 in Campania. Le mire di centrodestra e centrosinistra a suon di convention politiche mascherate da incontri di "ggiovani" pronti al cambiamento (leggasi Fonderia delle Idee) e di improponibili comunicati (la Santanché che discetta su Napoli è francamente improponibile). Resta, però, la delusione umana, politica: chi doveva «rivoluzionare la città» e «aprire le finestre e le porte del Palazzo per far uscire la puzza del compromesso» ora è in un cantuccio, messo all'angolo dalla magistratura e da una maggioranza politica appesa ad un filo. Un tale disastro era davvero inimmaginabile. Anche dai più severi detrattori del "sindaco scassatutto".

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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