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Shakespeare and Company: 100 anni fa apriva la libreria più famosa del mondo

Il 19 novembre 1919 Sylvia Beach apriva i battenti della sua piccola libreria al numero 12 di Rue de l’Odéon, inconsapevole del grandioso successo che avrà negli anni successivi: la Shakespeare and Company diverrà infatti un punto d’incontro fra la cultura inglese e quella francese, rifugio preferito di Hemingway, Joyce, Valery e tanti altri. Ecco la storia di una delle librerie più famose di sempre.
A cura di Federica D'Alfonso
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La libreria Shakespeare and Company riaperta da George Withman nel 1964.
La libreria Shakespeare and Company riaperta da George Withman nel 1964.

Un luogo simbolo della cultura angloamericana a Parigi, un vero e proprio melting pot di culture, stili di vita ed esperienze diverse: questo, e molto altro, fu la libreria Shakespeare and Company. Esattamente un secolo fa, il 19 novembre 1919, una giovane ragazza americana apriva le porte di quella che diverrà una vera e propria istituzione culturale nella capitale: da qui passarono decine di scrittori celeberrimi, da Hemingway ad André Gìde, e ancora oggi resta un luogo estremamente suggestivo per tutti gli amanti della letteratura.

Sylvia Beach, la madre della Shakespeare and Company

Sylvia Beach insieme a James Joyce: fu lei a pubblicare, nel 1922, l'Ulisse.
Sylvia Beach insieme a James Joyce: fu lei a pubblicare, nel 1922, l'Ulisse.

Di lei Ernest Hemingway, assiduo frequentatore della libreria, scrisse con affetto: “Sylvia aveva un viso vivace, scolpito in modo nitido, occhi castani vivi come quelli di un piccolo animale e gai come quelli di una giovane ragazza. Era gentile, allegra ed interessata e adorava fare battute e pettegolezzi. Nessuno che io abbia mai saputo fu più gentile con me”. Aveva poco più di trent’anni quando, nel 1919, questa ragazza proveniente da Baltimora decide di aprire una libreria che divenisse, con tempo, anche un punto di riferimento per la comunità letteraria dell’epoca.

Molti amici erano in attesa dell’apertura; e la notizia che il momento era finalmente venuto circolò rapidamente fra loro. Dico la verità, non mi aspettavo di vedere nessuno quel giorno. Tanto meglio, pensavo: avevo bisogno di ventiquattr’ore di calma e di solitudine per convincermi che Shakespeare and Company esisteva davvero. Ma le imposte che ogni notte proteggevano il sonno della botteguccia erano appena state tolte (da un cameriere del vicino caffè) quando cominciarono a comparire i primi amici. Da quel momento in poi, per più di vent’anni, non mi avrebbero mai lasciato il tempo di indugiare in meditazioni solitarie.

Sylvia, per l’occasione, aveva sistemato in vetrina tutti i più grandi della letteratura inglese: Chaucer e T. S. Eliot, insieme ad una vasta selezione di riviste letterarie, guardate a distanza da varie stampe di William Blake, foto di Edgar Allan Poe e di Oscar Wilde. Un vero e proprio tempio della cultura inglese, che nei ventidue anni di intensa attività non cesserà di essere attraversato da tutti i più grandi nomi della letteratura: James Joyce riuscirà a pubblicare in Francia, grazie proprio a Sylvia, l’Ulisse; Ernest Hemingway era solito rifugiarsi nella piccola libreria della Rive Gauche per avere un momento di pace; e ancora, Ezra Pound, Francis Scott Fitzgerald, Man Ray, Paul Valéry: tutti, prima o poi, passavano per la Shakespeare and Company, che all’occorrenza offriva anche posti a dormire e prestiti ai più squattrinati.

La chiusura e la rinascita della Shakespeare and Company

Sylvia Beach davanti alla storica sede della libreria Shakespeare and Company.
Sylvia Beach davanti alla storica sede della libreria Shakespeare and Company.

Qualcuno ha addirittura definito questa piccola libreria del V Arrondissement "un’utopia socialista mascherata da libreria". Un’utopia che, però, con l’occupazione delle forze dell’Asse durante la Seconda guerra mondiale, finì. Nel 1941 Sylvia è costretta a chiudere per sempre: si racconta che fu a causa del rifiuto di vendere ad un ufficiale nazista una copia del libro “La veglia per Finnegan” di James Joyce. Nel pomeriggio dello stesso giorno il militare tornò alla Shakespeare and Company per confiscare tutti i beni. Sylvia trascorrerà anche alcuni mesi in un campo di internamento, e il suo sogno letterario non riaprirà mai più.

Ma qualcuno che ricordava la sua storia c’era ancora: nel 1964 George Withman, proprietario di un’altra libreria nei pressi della precedente, decise di cambiare il nome da Le Mistral in Shakespeare and Company, come omaggio a Sylvia e al suo progetto. Un nome che non poteva passare inosservato: qui, negli anni, moltissimi scrittori famosi tornarono ad incontrarsi.

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