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Sea Watch3, Carola Rackete e ToyStory4: storie di coraggio e libertà

Mentre la SeaWatch3 guidata dalla sua capitana Carola Rackete approdava nel porto di Lampedusa, noi festeggiavamo l’ultimo giorno di asilo del mio piccolino grande: un piccolo paradiso, circondato da un enorme inferno. Ma oramai Il divario fra come il mondo è e come dovrebbe essere sta diventando incolmabile ed è per questo che è necessario, oggi più che mai, continuare e resistere e raccontare ai bambini le gesta favolosa di donne e uomini incredibili che hanno salvato il mondo.
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Venerdì scorso, mentre la SeaWatch3 guidata dalla sua capitana Carola Rackete (finalmente oggi libera) approdava nel porto di Lampedusa, è stato l’ultimo giorno di asilo del mio piccolino grande, l’ultimo giorno della sua prima infanzia, l’ultimo pomeriggio delle nostre vite in cui andando a prenderlo, lui ci è corso incontro saltandoci in braccio e la maestra ci ha raccontato cosa era accaduto nella sua giornata e ci ha detto per l’ultima volta che era andato tutto bene. Piccoli, minuscoli appuntamenti quotidiani che sembrano poco ma alle volte sono tanto: da settembre andrà alle elementari e sarà tutto diverso, fra poco conterà i suoi anni usando due manine e non più una sola, e pian piano diventerà sempre più una personcina con tutti suoi tratti distintivi e le sue mille domande, domande cui non sempre è facile dare una risposta.

Per festeggiare abbiamo deciso di andare al cinema a vedere Toy Story 4, uscito proprio in questi giorni – che da anni è un po' il film della nostra famiglia e ne conosciamo alcune battute e gag a memoria – con dei cestelli di popcorn che erano più grandi di loro due messi insieme ma erano felicissimi, e noi anche, nel guardarli ridere di gusto con quella risata buffa e contagiosa che solo i bambini alle volte ti sanno regalare. Poi tornati a casa in campagna, per festeggiare ancora, abbiamo fatto un picnic, siamo andati sul fiume e abbiamo mangiato un gelato e rientrando, loro correvano per il viottolo che ci porta verso il cancello con i loro Woody e Jessie a cavalcioni sulle loro piccole spalle mentre il sole si abbassava piano piano quasi del tutto.

Nel frattempo la Capitana Carola Rachete rompeva il blocco impostole dalla Guardia di Finanza – seppur in contraddizione con le leggi internazionali che impongono il salvataggio di persone alla deriva, accompagnandole al porto più vicino e sicuro – e dopo aver condotto la Sea Watch 3 in un porto sicuro, veniva arrestata, circondata da decine di uomini in divisa che la braccavano come la peggiore delle criminali, in una pomposa diretta nazionale ad uso e beneficio del Ministro degli Interni che ama farsi chiamare “Capitano” e che nel commentare le immagini esultava inneggiando alla sua cattura.

Nel mentre mettevamo a nanna la piccolina piccola e il piccolino grande e rispondevo alle sue mille domande, fra le quali una in particolare mi ha colpito e commosso “Ma perché Woody aveva una voce diversa?” (un personaggio di ToyStory che nei primi tre film era stato doppiato dal compianto Fabrizio Frizzi) e piano piano si addormentavano entrambi bofonchiando cose su unicorni volanti e astronauti spaziali. Un piccolo paradiso, circondato da un enorme inferno pieno di merda. L’ultima domanda però è stata: “Ma li rivedrò ancora i miei amichetti? cambiano scuola anche loro? e perché Mustafa non lo invitano alla festa?” Sono andato a vivere in campagna proprio e anche per questo, non certo per fuggire o sfuggirne, ma per allontanarmi da tutta questa merda, per riuscire a guardarla con maggiore distacco, perché oramai la merda è dappertutto anche dove meno te lo aspetti, “shit happens” come dicono gli americani: sei lì che parli serenamente con i genitori di una bimba al parco che sorridono e son felici nel guardare i bambini giocare, ma poi ti dicono che alla festa di compleanno che stanno organizzando per la loro piccolina, quei due amichetti “non ce li vogliamo perché sono negri”.

Dovrei rispondergli che il papà e la mamma della sua amichetta cara sono dei razzisti di merda e fanno una cosa molto cattiva e allo stesso modo dovrei dirgli che salvare 42 persone da morte certa vuole dire salvare 42 persone da morte certa e basta, perché altrimenti come potrei mai spiegare ad un bimbo di nemmeno 6 anni che ci sono delle “attenuanti”, dei ma e dei però, come posso farlo senza sentirmi complice io stesso di tutta questa merda? Quindi non lo faccio e continuo a rispondere alla domanda che mi faccio sempre per avere conferme: cosa risponderei a mio padre, se fosse ancora vivo, e se mi facesse domande sulle cose e sugli accadimenti di oggi. E cosa mi direbbe lui se gli dicessi che una donna è stata arrestata perché ha garantito la salvezza a 42 persone che altrimenti sarebbero o morte affogate o torturate in un paese senza umanità? Cosa mi direbbe se gli dicessi che al giorno d’oggi chi salva vite è considerato un criminale e chi inneggia alla morte delle stesse invece è ritenuto un pensatore normale? Mi direbbe che è impossibile, tutto uno schifo, che è una roba da matti e mi direbbe di resistere. E continuare imperterrito a raccontare ai miei piccolini il mondo per come dovrebbe essere e non per come è, perché è quantomai ovvio, se non lapallissiano, che se chiedi ad un bambino o una bambina cosa fare con 42 persone in mare che rischiano la vita, ti dirà senza rifletterci di prendere una barca e andare a salvarli, senza dubbio. Quindi continuo e resisto, solo con un po' più di lontananza e un pizzico di distacco, riuscendo a mettere tutto al secondo posto, una pratica che ho imparato dal mio bimbo e la mia bimba, maestri di libertà.

E continuerò a raccontare loro storie d'amore e rivolta, perchè come diceva sempre mio padre "Se non si canta d'amore, se non parla di libertà, di cosa vuoi che si canti, che cosa vuoi che si dica?" Racconterò loro, sera dopo sera, le gesta favolose di Rosa Sparks che non si alzò e rimase seduta, di Nica Leon che tra la folla urlò "ABBASSO CEAUSESCU VIVA LA LIBERTA' ", di Carola Rackete che non si arrese e mise la vita di 42 persone davanti alla sua, perchè alle volte anche una donna sola o un uomo solo possono cambiare il mondo.

"E' con i gesti che si cambia il mondo, non con le opinioni" diceva sempre mio padre, ed è per questo che non smetterò mai di raccontare gesta favolose di donne e uomini che hanno salvato il mondo, perchè "se salvi una vita, salvi tutto il mondo". Ed è anche per questo che, per una volta, posso raccontar loro serenamente favole di persone che salvano il mondo, perché Carola è libera, è stata scarcerata secondo le leggi e per una volta "il mondo per come è" combacia con "il mondo per come dovrebbe essere".

Toy Story 4 è una bellissima lezione di coraggio e libertà, raccontando le vicende di Forky – una forchetta che è anche un giocattolo, e domandandosi chi sia per davvero conserva il coraggio di rimanere se stesso indipendentemente da quale sia il genere cui gli altri credano appartenga – e di Woody un giocattolo che nonostante tutto rivendica il suo diritto ad essere libero di scegliere come vivere la propria vita. Ma ToyStory4 è un film, SeaWatch3 no. Quindi la sera prima della nanna raccontiamo alle nostre bambini e ai nostri bambini, nuove favole che non raccontino più di buoni e cattivi – perché non esistono buoni e cattivi – ma che raccontino soltanto di persone che compiono azioni buone e azioni cattive. E di sicuro Carola Rackete ha compiuto un'azione buona ed è nostro dovere raccontare la sua storia, giorno dopo giorno, nanna dopo nanna.

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