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Santi Francesi: “Il nuovo disco entro il 2024. I social? Li evitiamo perché non sappiamo usarli”

I Santi Francesi hanno parlato a Fanpage.it del nuovo album, delle canzoni che stanno scrivendo, del loro rapporto coi social e dei concerti nelle Chiese sconsacrate.
A cura di Francesco Raiola
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Santi Francesi (ph Mattia Guolo)
Santi Francesi (ph Mattia Guolo)

I Santi Francesi sono stati tra i 30 Big dell'ultimo Festival di Sanremo, dove sono arrivati passando per le Forche caudine di Sanremo Giovani e dove hanno portato "L'amore in bocca". Una canzone apprezzata, cresciuta man mano che le serate passavano, diventata di gran lunga la canzone più ascoltata del loro repertorio e che nelle settimane successive hanno portato ad alcuni concerti – sold out – in due Chiese sconsacrate di Milano e Napoli. Un'esperienza che ad Alessandro De Santis e Mario Francese è servita per confrontarsi con atmosfere diverse, più intime e che ha anticipato il ritorno in studio, dove stanno chiudendo l'album che sperano di far uscire entro il 2024. A Fanpage hanno parlato del festival, delle canzoni nuove, ma anche delle difficoltà di gestire i social, come successo nella polemica che, suo malgrado, ha visto coinvolto Alessandro.

Come sono nati questi appuntamenti intimi?

Era nell'aria l'idea di fare qualcosa in posti oltre ai club, che abbiamo già fatto, e riproporre i nostri pezzi più i due di Sanremo. La scelta del luogo è venuta a caso, il nostro management ha buttato lì l'idea delle Chiese sconsacrate, e ne sono state scelte due a Milano e Napoli. Abbiamo riarrangiato tutto anche per una questione tecnica, i riverberi sono lunghi, poi volevamo evitare di presentare la stessa cosa dei club, abbiamo suonato con una violinista e una violoncellista e siamo partiti dalle fondamenta dei pezzi, ricostruendo tutto in maniera più intima e spoglia. Era un test, ci piacciono queste dimensioni intime, guardare in faccia le persone, averle a un metro di distanza e parlare con loro. Non siamo super social quindi è l'unico momento di contatto che abbiamo davvero col pubblico e avere l'opportunità di creare questo legame ci piace molto.

È un'idea replicabile in futuro?

Sì, sarebbe bello mantenere un concept come questo, negli anni. La differenza, poi, la fa tanto la posizione rispetto al pubblico: nel club, per quanto sia piccolo, tu sei comunque in alto, sei protetto, distante anche se vicino. E questa cosa è bellissima perché sembra di essere tutti insieme: mantenere questo concept sarebbe bello anche per il fatto che ci piace fare le cover, ci piace farle anche dei nostri pezzi, ovvero riprenderli e divertirti smontandoli, proponendo nuove versioni. È una cosa che fanno anche i Twenty One Pilots con le loro canzoni, facendole diventare inediti: se io fossi fan di un artista e facesse questa cosa ne sarei contento.

Ci sono soluzioni di arrangiamento che avete trovato e che vorreste portare anche in altri contesti?

Abbiamo visto come alcune canzoni, che siamo talmente abituati a sentire in originale, nella versione più intima, basilare, forse funziona meglio. È probabile che qualcos'altro di acustico ce lo porteremo nei prossimi concerti, anche se in parte già capitava, ma adesso è possibile sfruttare ancora di più quella cosa. Poi il pubblico si sente ancora più partecipe, perché è tutto più silenzioso, specialmente nelle Chiese.

Come è stato il post Sanremo rispetto a quello che vi aspettavate?

La coda di Sanremo non si è ancora estinta del tutto e crediamo, alla fine, che sia quello che ci ha dato: abbiamo partecipato al Festival senza grande peso, aspettative, anche rispetto a chi è più su di noi e aveva più attenzione per la classifica. Sanremo ci ha dato una fetta di pubblico in più e la possibilità di partecipare a programmi tv, fare interviste, apparire ogni tot, continuare a dire quello che vogliamo dire. Poi, alla fine, vuol dire tutto e niente, puoi fare Sanremo e scomparire il mese dopo, in questo caso quello che di nostro doveva passare è passato, non abbiamo mai ricercato il grande numero o la viralità, quindi sta andando come doveva andare.

Come si sposa la vostra ritrosia con l'obbligo che vi dà Sanremo di essere sempre presenti, sempre sorridenti, sempre disponibili?

Non si sposa. No scherziamo, diciamo che quello di essere disponibili, gentili e sorridenti è quello che cerchiamo di fare da sempre. All'inizio, quando fai le prime interviste, capita che alla decima rispondevamo alle domande quasi stufi, poi ci hanno insegnato che quelle persone stanno sentendo per la prima volta quella risposta e quel concetto, quindi il minimo è essere educati e gentili con tutti, a seconda anche della gentilezza e dell'educazione che hanno gli altri nei nostri confronti. Per il resto stiamo facendo una specie di prova, con il fatto che non siamo tanto social e che cerchiamo di mantenere un piano diverso da quello che vediamo nel pop italiano. In generale stiamo provando a capire se si può essere un po' lontani ma partecipare lo stesso al gioco e non l'abbiamo ancora scoperto.

State già un po' in studio? 

Non è una fase di inizio, ma una continuazione, non ci siamo mai fermati, ci siamo messi in pausa per live e promo, ma dobbiamo tornare in studio e abbiamo già cose in costruzione, molte da rifinire. Nonostante ci siano molte cose da fare, sembra strano ma è anche un momento di relax, perché puoi fare le cose con calma, il nostro obiettivo è pubblicare nuove cose entro fine anno,  speriamo in un album, perché abbiamo un sacco di cose e per il tour invernale, portarli.

E a livello sonoro c'è una direzione particolare che avete preso? Dove vi sta portando questa evoluzione?

Chi lo sa, è un casino. Non c'è una direzione precisa, si sta formando sempre di più un suono, ce ne accorgiamo ogni volta che produciamo un pezzo, e ti viene da dire: "Ok, siamo noi" però non c'è una vera e propria direzione. Ultimamente stiamo provando a tornare all'acustico, con strumenti acustici, appunto, un po' di indie rock latente, come in America, non solo da parte di chi solitamente fa quel genere, pensa a Post Malone che ormai fa solo pezzi così. C'è questa vibe così ed è figo che si stiano ricominciando a registrare le batterie, a suonare veramente e forse è questo filone che stiamo provando a seguire, anche se non c'è un vero e proprio filo logico. Ci stiamo concentrando molto sui live e su come suoneranno le cose, e quando senti gli strumenti veri e li immagini sul palco ti gasi ancora di più. In studio ci piace stupirci nei suoni e sui testi.

C'è qualche linea narrativa che sta uscendo dai testi?

In questi concerti nelle Chiese abbiamo realizzato una specie di libretto come quello della messa, solo che dentro c'è la tracklist con i testi e all'inizio del libretto c'è una riflessione scritta quasi come una poesia: quasi tutto quello che stiamo facendo in questo periodo, e ciò che l'album raggrupperemo, è il concetto che questa cosa non tocca nessuno e potrebbe non avere un peso. Per gli artisti, tutto quello che si fa non ha un vero e proprio destinatario, quando scriviamo una frase non pensiamo a chi la stiamo dicendo, la scriviamo perché ti viene da scriverla, ma potenzialmente non ha alcun tipo di peso. Fortunatamente esiste un pubblico che dà un peso a queste parole, ma ci piace ruotare intorno al fatto che siamo solo due persone con un miliardo di problemi nella testa e scriviamo delle canzoni che non salveranno la vita a nessuno, non cambieranno il mondo, non succede niente, siamo solo persone e sono solo canzoni.

Avete già un nocciolo di canzoni pronte?

Sì, quello che serve è soprattutto un periodo in cui definire tutto questo, non c'è stato molto tempo, ci serve chiuderci in studio, prendere quei pezzi e finirli. Siamo in studio e aspettiamo che le cose succedano, a volte ci entri per chiudere un pezzo ma non succede e a quel punto serve prendersi un po' di tempo. Per noi è importante riuscire a prenderci una settimana intera per lavorare, anche perché tante volte è capitato di fare sessioni in cui devi scrivere per forza i pezzi, magari si è in tanti, tutti insieme, e hai quella pressione addosso per cui dici "Oggi chiudiamo il pezzo", poi lo riascolti dopo mesi, come mi è successo due settimane fa, e dici: "No, bisogna riscriverlo daccapo quel pezzo, perché l'ho scritto quel giorno con la pressione di dover chiudere la canzone" e non era quello che volevamo.

Ma farete tutto voi o vi farete aiutare da produttori esterni?

Ci saranno varie collaborazioni, ma molto di nostro, come le ultime cose fatte, che sono prodotte da noi con l'aiuto di produttori esterni. Sarà così anche per l'album, con l'eccezione di quattro o cinque pezzi.

Alessandro, come hai preso la polemica sul tuo abbandono di Instagram?

Io non so bene cosa dirti, ho risposto dopo aver letto gli insulti: certo, ti dà fastidio, perché io non sono capace di gestire nulla, però ho scritto quel messaggio per aiutare me, non per gli altri, poi era giusto far passare quel messaggio e così l'ho condiviso.

È un circolo vizioso, cerchi di non avere a che fare con quella deriva e poi ti ritrovi invischiato in quelle polemiche…

Era il problema principale, ho cercato in tutti i modi di non far parte di questa cosa, quindi non mi piaceva neanche l'idea di rispondere, però sono cose che durano poco.

Questa ritrosia la si è vista anche quando sul palco di Sanremo Amadeus ha provato a creare un link con la tua compagna, Matilda de Angelis e tu hai glissato…

Esattamente.

Questa assenza dei social è un modo di salvaguardarsi, quindi?

Certo, poi devo anche dire che non bisogna mettere neanche troppo il focus sui commenti e i giudizi delle persone perché quelli ci sono anche quando scendi per strada. Non è il giudizio in sé, quanto l'approccio della vita social e di quanto si stia creando un livello di esistenza diverso. Un conto è la vita vera e un altro è quella sui social, è proprio un altro livello di vivere. Per me è importante che si capisca che io non sono capace, che io non ho voglia di fare questa cosa, se poi passa il messaggio che se hai 25 anni puoi tranquillamente stare senza social e va tutto bene comunque, ben venga. Però deve essere chiaro che sono io a non essere capace, non è un problema del mondo e non sono nessuno per dire che siamo deficienti. A me fa paura e non ho voglia, sono stranito da questo tipo di interazione col prossimo, quindi basta.

Torniamo alla musica: quest'estate sarete in giro, no?

Sì, ci saranno date estive prima del tour invernale, l'ordine dovrebbe essere nuova musica, date estive, album e club.

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