
Massive Attack a Napoli: oggi più che mai abbiamo bisogno di sapere che la musica è anche Politica

Il concerto dei Massive Attack a Napoli non poteva non unire la Politica al Calcio. La band di Bristol è in Italia per il proprio tour che domenica 22 giugno è arrivato nella città partenopea, all'Arena Flegrea, un anfiteatro a Fuorigrotta dove si svolge, da anni, il Noisy Naples Festival e dove i Massive hanno suonato nelle due precedenti volte in città, nel 2008 e nel 2016. Napoli è una città speciale per la band di Bristol visto che Robert Dal Naja, uno dei fondatore, è di origini partenopee – e grandissimo tifoso della squadra Campione d'Italia – come ha subito voluto mettere in chiaro all'inizio del concerto, dedicato proprio al padre e allo zio.
Nonostante la band non pubblichi un album da quindici anni – a parte un Ep nel 2016 – c'era enorme attesa, come anche nelle altre date italiane, l'ultima al Medimex di Taranto con 7 mila persone. L'Arena Flegrea era praticamente piena nei suoi 6 mila posti a sedere e la band non ha deluso, con un set serratissimo di circa un'ora e mezza in cui, come sempre hanno messo su uno spettacolo che era sì musicale, ma non poteva prescindere dal ledwall alle spalle con cui la band manda i propri messaggi politici. Lo show, infatti, che oltre ad alcuni dei loro pezzi più amati, vede anche alcune cover, è stato un lungo racconto, caratterizzato anche dalle voci di Horace Andy, Deborah Miller ed Elizabeth Fraser sul palco assieme a 3D Dal Naja e Grant "Daddy G" Marshall.

Il filo rosso su cui si costruisce la parte visual e di messaggio ha a che fare con le fake news e la vacuità dell'informazione che spesso nasconde sotto al tappeto quelle che sono le notizie importanti. L'apertura del concerto – aperto dalla cantautrice napoletana Dadà – è caratterizzato da una serie di titoli che hanno a che fare con alcune delle star di Hollywood e della musica, ma che con la musica non hanno molto a che fare, poi c'è stato un racconto sul Potere, sull'aspetto finanziario degli off shore e su come controlla le persone (con un attacco dritto in faccia dei complottisti), contro alcuni Presidenti – in primis Trump e Netanyahu – ma la parte principale, ovviamente, è sulla Palestina, con una sfilza di immagini e numeri.
Al centro di tutto, ovviamente, c'è la musica, ci sono le canzoni che hanno reso i Massive Attack una delle band contemporanee più influenti di questi anni, grazie al trip hop e al Bristol Sound che ieri ha avuto fortissime connotazioni post rock, con lunghe suite chitarristiche, la sezione ritmica sempre in primo piano e una scaletta che prevedeva brani immancabili come Angel, Unfinished Sympathy e Teardrop, con la chiusura affidata a Group Four.
Non sono mancate sorprese, non tanto nelle cover che stanno facendo in questo tour, dalla bellissima Song to the Siren di Tim Buckley (cantata da Fraser) e da Rockwrok degli Ultravox (ad accompagnare la parte sul complottismo) ma nella dedica al Napoli, con una versione dell'inno del Maradona "Primo agosto, pioveva", anticipato dal "4" sullo schermo e dalla grafica dello scugnizzo che ruba lo scudetto al bambino interista. Insomma, anche a Napoli come ovunque, nella loro carriera, i Massive Attack hanno mostrato come la musica può essere politica, come avere un megafono può servire per parlare agli e degli ultimi.