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I “governi deboli” evocati da Franceschini che favorirono l’ascesa di Benito Mussolini

Nel commentare la scissione nel PD ad opera di Matteo Renzi, Dario Franceschini, ha fatto riferimento a un episodio preciso della storia italiana. Quello in cui, tra il 1921 e 1922, si susseguirono tre “governi deboli”, che spianarono la strada all’avvento di Benito Mussolini a capo del governo italiano.
A cura di Redazione Cultura
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fonte: Getty Images
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Nel commentare su Twitter la "dipartita" di Matteo Renzi dal Partito Democratico, il neo titolare al Mibact, Dario Franceschini, ha fatto riferimento a un momento ben preciso della storia italiana. Quello in cui, tra il 1921 e 1922, ci furono ben tre cosiddetti "governi deboli", retti da Ivanoe Bonomi e i due successivi a guida entrambi di Luigi Facta.

Nel 21-22 il fascismo cresceva sempre più.Popolari socialisti liberali avevano la maggioranza in Parlamento,fecero nascere i governi Bonomi, Facta1, Facta2. La litigiosità e le divisioni li resero deboli sino a farli cadere facendo trionfare Mussolini. La storia dovrebbe insegnare.

L'ultimo governo Facta, in particolare, nell'ottobre del '22, si dimise in seguito al rifiuto da parte del re Vittorio Emanuele III di non controfirmare il decreto sullo stato di assedio da parte dei fascisti durante la Marcia su Roma e favorì l'ascesa di Benito Mussolini a capo del governo italiano. Cosa che accadde il 28 ottobre, un mese piovoso, in cui il Presidente del Consiglio in carica, Luigi Facta, era a capo di una maggioranza composta dai liberali, socialisti, popolari e un manipolo di indipendenti, che però costituivano maggioranze deboli e litigiose. In quel clima, con i parlamentari asserragliati nei palazzi e lo squadrismo fascista che imperversava, Mussolini organizzò la marcia su Roma.

La Marcia su Roma: 28 ottobre 1922

In realtà la Marcia su Roma iniziò il 26, ma soltanto due giorni dopo si materializzò.  Alle 6 del mattino del 28 ottobre, Luigi Facta, dichiarò lo stato d'assedio, ma il re  si rifiutò di controfirmarlo e così si dimise, lasciando un paese senza controllo. Mussolini, che di Facta dirà: "Quando lo vedo mi vien voglia di tirargli i baffi", arrivò nella Capitale solo due giorni dopo, il 30 ottobre: solo allora il re gli conferirà ufficialmente l'incarico di formare un nuovo governo di coalizione. Quello fu il primo giorno dell'era fascista, il primo giorno della rovina italiana.

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