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Opinioni

Franco Arminio: “Il rispetto per il malato è più importante della crisi economica”

A Fanpage.it lo scrittore e poeta Franco Arminio invoca un dibattito sul tema dell’umanizzazione delle cure: “Il malato è sacro. Tutta l’organizzazione sanitaria dovrebbe ruotare attorno al rispetto della persona umana. Rispetto a questo principio universale, tutto diventa secondario. Anche la crisi economica”.
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"Non mi considero un negazionista, ma è arrivato il momento di denunciare le mancanze della gestione del Covid-19. Non è possibile che le persone in fin di vita per questa terribile malattia non abbiano diritto all'ultimo saluto dei loro cari. Ad aprile gli abbiano negato i funerali, oggi non gli stiamo risparmiando l'onta della totale mancanza di umanità nelle cure". Sin dai primi mesi di quest'anno Franco Arminio è stata una delle voci più critiche rispetto alla gestione della pandemia, oltre ad essere tra i più preoccupati su ciò che il Coronavirus lascerà nel nostro DNA di umanità quando sarà finita. Adesso si dichiara amareggiato per il modo in cui le disquisizioni di natura filosofica e ideale della prima fase si sono trasformate in rabberciate valutazioni sull'oggi, senza respiro, né condivisione di battaglie culturali. "È sotto gli occhi di tutti il fatto che il Covid-19 possa avere esiti gravissimi e mortali – dichiara lo scrittore e poeta irpino, autore dell'ultimo ‘La cura dello sguardo, piccola farmacia poetica' (Bompiani) – Tuttavia cerco di sollecitare, come cittadino e scrittore, alcune riflessioni. Nel nostro Paese si parla continuamente di virus, ma quasi mai delle vittime. Ai morti, che definisco di Stato, è stato dedicato un minuto di silenzio in una manifestazione dell'ANCI passata completamente sotto silenzio. Invece andrebbero ricordati sempre, ogni giorno."

Eppure consentire le visite ai parenti dei malati potrebbe essere pericoloso in una situazione come quella attuale.

Tuttavia in un ospedale a Pisa si è riuscito a permetterlo. Credo che, debitamente preparati, siamo in grado di affrontare tutto. Non possiamo rinunciare alla nostra umanità in ragione del fatto di non essere organizzati bene. E poi la mia richiesta riguarda un altro aspetto in particolare.

Quale?

Garantire l'ultimo saluto alle vittime del Covid-19. Dobbiamo fare uno sforzo per organizzare gli ospedali in modo da consentire alle persone di non morire da soli. Quando parliamo di cura discutiamo di tutte le strumentazioni mediche e tecnologiche necessarie a salvare la vita fisica delle persone, ma è necessario affrontare il tema di come risparmiare a persone – quasi sempre anziane – una solitudine devastante, che può fare gravi danni e accelerare il decorso della malattia verso la morte.

Secondo lei il sistema sanitario è in grado di occuparsi di qualcosa che vada oltre le cure strettamente necessarie?

Non mi pare che ci stia riuscendo granché. Nonostante le tante misure di prudenza che come cittadini stiamo attuando, il numero di morti nel nostro Paese continua ad essere molto alto. È evidente che nella nostra organizzazione sanitaria qualcosa non funzioni. Siamo organizzati male. Lo eravamo prima e lo siamo adesso. Ciò che mi insospettisce è vedere come gran parte della classe politica continui a puntare l'attenzione sui comportamenti dei cittadini.

Ci spieghi.

Mi pare evidente che spostare di continuo l'attenzione sui doveri dei cittadini è una strategia per evitare di affrontare un'analisi seria su ciò di cui la politica dovrebbe occuparsi. O di cui non si è occupata adeguatamente.

Invece di cosa dovrebbe occuparsi?

Innanzitutto, affrontando il tema della salute in maniera globale. Per difendere le persone dal virus – ormai è chiaro – hai bisogno di due dighe: medicina del territorio e ospedali. La prima linea, rappresentata dai medici di famiglia, è invece rimasta criminalmente sguarnita. Dopo la prima ondata in cui in molti si sono ammalati, e purtroppo in tanti sono morti, abbiamo assistito al moltiplicarsi di episodi in cui il paziente è rimasto solo, senza assistenza alcuna. E i medici di famiglia spesso sono ridotti a passacarte, privi di quelle strumentazioni tecnologiche che accompagnate da una necessaria carica affettiva possono evitare molte ospedalizzazioni.

Qualcuno sostiene che nella seconda ondata molti medici di famiglia hanno "disertato il fronte".

Invece di dare forza all’assistenza, mi pare ci sia più premura di creare una saldatura tra medicina e potere. Un saldatura fondata sull'arroganza di entrambe. Medicina e politica vanno costantemente monitorate dal punto di vista democratico, perché il rapporto tra dottore e paziente è unilaterale, un rapporto dove quest'ultimo è totalmente dipendente dal primo, come lo è il cittadino povero di fronte alla politica.

C'è l'ha col ministro Speranza?

Rappresenta una visione della politica a me lontana, oltre ad avere un’efficienza più rappresentata che reale. Penso, per esempio, all'assenza di un piano contro le pandemia. E comunque non è che prima di lui abbiamo avuto ministri eccellenti. Lui però è un l'architetto di questa saldatura tra potere e medicina di cui segnalavo i pericoli. E poi ci sono cose piccole ma significative. Faccio un esempio: perché gli OSS, gli operatori socio-sanitari interinali, che fanno un lavoro enorme e sono ogni giorno a rischio, vengono pagati mille euro al mese e lavorano in costante precarietà? Da un politico che si dichiara di sinistra mi sarei aspettato che si occupasse di affrontare certe situazioni.

In generale ritiene che non stia facendo abbastanza sull'umanizzazione delle cure?

Una nazione che ha dato al mondo Leopardi e Foscolo, oggi non si può permettere un'immagine come quella che abbiamo visto la settimana scorsa di una bara all'interno di un deposito di immondizia. È inaccettabile.

È inaccettabile, ma si è trattato di un episodio isolato.

Certo, è un fatto isolato, ma il contesto generale è di degrado. Se il ministro Boccia arriva a dire che non è un problema far nascere Gesù Cristo due ore prima della mezzanotte, con tale cinismo e sprezzo di questioni che afferiscono a una sfera che tocca da vicino milioni di persone, vuol dire che il contesto culturale è degradato.

È credente?

No, ma mi ritengo una creatura intensamente religiosa.

A proposito di cultura: cosa pensa della chiusura di musei, teatri e cinema?

Ci può stare, perché stiamo attraversando una pandemia e dobbiamo fare di tutto per contrastarla, ma ci volevano delle compensazioni, per esempio portare più cultura in tv. Ciò che non mi va è il silenzio attorno a questo tema. Trovo ingiusto che, da un lato, si nega la vita culturale e ogni forma di partecipazione allo spazio pubblico, mentre dall'altro si fa pagare il costo di questa crisi ad alcune categorie di persone, mentre altre ci stanno persino guadagnando.

I colossi dell'e-commerce?

Non solo le aziende. Anche gli imprenditori della politica. Prenda Vincenzo De Luca in Campania. Ha ottenuto una rielezione insperata a causa dello scompiglio portato dal virus. Eppure la Campania non brilla di certo in termini di capacità di cura.

De Luca è anche uno strenuo difensore della chiusura delle scuole, almeno della didattica in presenza.

Un tema serissimo derubricato a macchietta. Ci sono ragazzi che a scuola non ci vanno da marzo scorso e non ci andranno probabilmente fino a Pasqua 2021. Non mi sembra giusto. Invoco una dibattito pubblico su questi temi che invece non c'è, partendo però da alcuni punti fermi.

Mi dica il più importante.

Il malato è sacro. Tutta l'organizzazione sanitaria deve ruotare attorno alla battaglia contro il dolore e al rispetto della persona umana. Rispetto a questo principio universale, ogni cosa diventa secondaria. Anche la crisi economica. Anche il PIL.

Se cala il PIL e la crisi economica morde, ci saranno sempre meno risorse per curare i malati di cui parla.

Intanto, nonostante il rallentamento delle attività economiche. il mondo non sembra al collasso, le borse tengono, segno che forse, come sempre, è il Pil dei poveri a cadere. In ogni caso, una comunità civile non può non trascurare il tema dell'umanizzazione delle cure. Non c'è dimensione economica che tenga. Il fatto è che siamo sempre in meno a parlarne.

Ritiene che gli scrittori stiano mancando di senso critico in questa fase?

Sicuramente sulla mia bacheca non è mai venuto nessuno a darmi man forte quando più volte l’esercizio del pensiero critico si è scontrato col fanatismo di chi invoca il rispetto delle regole senza nessun spazio per il buon senso e per il dubbio. La questione è che, se ci sono, sono militanze sconnesse, come se ogni scrittore parlasse in un vicoletto che non sfocia mai nella piazza di tutti. Comunque è bene ricordare che da sempre la poesia e i poeti hanno avuto grande attenzione al tema della morte, della fragilità, del culto degli assenti. La tragedia in atto è lontana dalla fine, facciamo sempre in tempo a federare i fervori che ci sono.

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Scrittore, sceneggiatore, giornalista. Nato a Napoli nel 1979. Il suo ultimo romanzo è "Le creature" (Rizzoli). Collabora con diverse riviste e quotidiani, è redattore della trasmissione Zazà su Rai Radio 3.
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