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Festa del papà e coronavirus: essere un padre separato durante la quarantena

Sono giorni di isolamento forzato a causa del Coronavirus e purtroppo tra i tanti che devono affrontare enormi disagi a causa dell’obbligo di non uscire di casa ci sono tanti papà, che passeranno la loro festa lontani dai figli. Le videochiamate, però, possono attutire un po’ questa distanza e con queste anche una lettura condivisa. Un po’ come pensò anni fa Gianni Rodari.
A cura di Francesco Raiola
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Padre e figlia (ph CHRIS DELMAS/AFP via Getty Images)
Padre e figlia (ph CHRIS DELMAS/AFP via Getty Images)
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Se solo Gianni Rodari sapesse quanto è importante in questi giorni di lontananza e videochiamate. Forse lo sa, sicuramente lo sa. Sa che le sue "Favole al telefono", le sue filastrocche, sono aria per chi deve colmare in qualche modo una lontananza forzata dai propri figli. Padri (e madri) separati, genitori lontani per lavoro, bloccati, malati, vittime di questa nuova e improvvisa separazione contemporanea. Un giorno vedi i figli e il giorno dopo non puoi più, perché non è più sicuro, perché non ci vivi assieme e ancora lavori, quindi frequenti altre persone e sei potenzialmente malato, perché pur non avendo febbre puoi essere asintomatico e veicolo di trasmissione di malattia. La scelta migliore e più dolorosa, quindi, è stare lontani, anche se non si sa per quanto. Si è parlato molto di realtà distopica in questi ultimi anni, ma quello che era relegato alla fantascienza o a momenti e luoghi normali oggi sono qui, presenti più che mai nella nostra quotidianità.

Oggi è la Festa del papà e per molti papà sarà una festa di lontananza dai propri figli. In tempi di Coronavirus, infatti, l'incontro è ancora più complesso e anch'essi si sono tramutati in incontri virtuali. Quando Gianni Rodari scrisse le sue "Favole al telefono" (pubblicate nel 1962) non poteva immaginare – anzi, lui sì, poteva – le video chiamate, ma aveva immaginato il ragionier Bianchi, rappresentante di commercio degli anni '60 che era spesso fuori casa e così alle 21 chiamava a casa per leggere una favola alla figlia: "Era un rappresentante di commercio e sei giorni su sette girava l’Italia intera, a Est, a Ovest, a Sud, a Nord e in mezzo, vendendo medicinali. La domenica tornava a casa sua, e il lunedì mattina ripartiva. Ma prima che partisse la sua bambina gli diceva: – Mi raccomando, papà: tutte le sere una storia'" si legge in "C'era una volta".

Rodari è un genio, questo lo sappiamo bene ormai. Le sue filastrocche e le sue storie hanno intrattenuto intere generazioni di bambini persi dietro alle avventure di Giovannino Perdigiorno che perdeva per strada pezzi del suo corpo e Alice Cascherina che si rimpiccioliva e si perdeva nei cassetti o finiva in fondo al mare in una conchiglia. E poi palazzi di gelato, paesi popolati da padroni e cani che abbaiano, piogge di caramelle, nonni che inventano versioni alternative di cappuccetto rosso. Insomma, storie di poche pagine, da leggere al telefono, appunto: "Vedrete che sono tutte un po' corte: per forza, il ragioniere pagava il telefono di tasca sua, non poteva mica fare telefonate troppo lunghe. Solo qualche volta, se aveva concluso buoni affari, si permetteva qualche ‘unità', in più".

Sono proprio queste storie a poter essere un viatico alla solitudine, un modo per mantenere un filo diretto coi propri figli. Rodari, certo, ma il racconto in generale. Cercare di mantenersi in attività fa parte dei consigli per affrontare questo isolamento. Darsi appuntamento con la lettura può essere un ottimo modo per creare una relazione di vicinanza con i propri figli, un'abitudine da mantenere o da scoprire (e poi portarsi appresso anche quando l'emergenza sarà conclusa) e in questo le chiamate video sono uno strumento ancora più utile per permettere anche un contatto visivo, oltre che uditivo. Mostrare le proprie espressioni e osservare quelle dei propri figli non può che essere un piccolo conforto.

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