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Danza: oggi “La Bayadere” di Marius Petipa compie 140 anni

Il 4 febbraio 1877 al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo andò in scena per la prima volta “La Bayadere” di Marius Petipa e Ludwig Minkus.
A cura di Massimiliano Craus
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"La Bayadere", ph. Marco Brescia
"La Bayadere", ph. Marco Brescia

Erano passati solo sette anni da quando a Sedan nel 1870 la Francia di Napoleone III fu sconfitta dalla Prussia di Bismark ed i migliori artisti transalpini si erano trasferiti in massa alla corte coreutica sanpietroburghese o moscovita. Sette anni nei quali era cambiata radicalmente la geografia della danza, con la definitiva emancipazione russa attraverso l'esperienza ed il talento dei maggiori personaggi provenienti dal balletto francese ed europeo. Del resto Marius Petipa era coreografo noto ed apprezzato ovunque sin dal 1962, con la sua "Figlia del faraone" sulle musiche di Cesare Pugni rappresentata al teatro Bolshoi di Mosca, per cui ritrovarlo successivamente a San Pietroburgo con un altro titolo esotico non deve apparire come una forzatura.

In quegli anni il coreografo marsigliese cavalcava l'onda della scoperta dell'oriente e delle sue sfaccettature per cui, a maggior ragione, la "Sakuntala" di Kalidasa non poteva essere soggetto migliore di un nuovo balletto da proporre sulle scene sfarzose del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo. E nel 1877 le coreografie degli originari quattro atti de "La Bayadere" incrociarono le musiche del compositore austriaco Ludwig Minkus in un sodalizio che aveva già riscosso un successo straordinario con il "Don Chisciotte" moscovita del 1969. E così dalla spagnola spumeggiante e virtuosa Kitry si era passati alla bayadera indiana che tanto piaceva agli uomini ed alle donne del tempo e che gli permetteva di realizzare scene sontuose e costumi sfavillanti.

La storia de "La Bayadere" parte da considerazioni legate alle suggestioni esotiche del libretto. E poi da questioni meramente tecniche con il "lancio" del nuovo gioiello di casa Ekaterina Vazem, l'etoile russa che doveva scalzare dal palcoscenico le tante colleghe straniere che nel frattempo riempivano i cartelloni e le stagioni di balletto. Così il pas de deux di Nikia e Solor fu inscenato dalla nuova stella russa e Lev Ivanov, premier danseur dei Teatri Imperiali e maitre de ballet di Marius Petipa stesso, fino al successivo affrancamento con il suo "Lo Schiaccianoci" del 1892. Un cast dunque di primissimo ordine per consacrare da subito il titolo indiano de "La Bayadere", allestire il celebre atto delle Ombre e sondare il terreno artistico e culturale per poi compiere la trilogia con Piotr Ilich Ciaikovskij negli anni dal 1890 al 1895 con, in successione, "La Bella Addormentata", "Lo Schiaccianoci" ed "Il Lago dei cigni".

Il libretto de "La Bayadere" è di Sergej Chudekov e Marius Petipa

"La Bayadere"
"La Bayadere"

La versione integrale de "La Bayadere" è un allestimento ancora appannaggio del solo Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, comprensiva del quarto atto del cosiddetto crollo del tempio. Del resto proprio da quel palcoscenico si è partiti per la prima tournée in Occidente nel lontano 1961 con "La Bayadere" poi ripresa da Rudolf Nureyev per il londinese Royal Ballet nel 1963 e da Natalia Makarova per l'American Ballet Theatre nel 1974. Un viaggio nel tempo avviato quasi un secolo dopo la prima rappresentazione a dimostrazione delle oggettive difficoltà legate alla valorizzazione dei titoli di balletto russi dell'epoca sovietica.

La storia indiana di Nikia è di agilissima lettura. Il pubblico non avrà avuto difficoltà a comprenderne lo sviluppo narrativo, scoprendo immediatamente l'amore del guerriero Solor per la bayadera Nikia, a sua volta amata dal Bramino. Il Rajia, nel frattempo, ha scelto per la figlia Gamzatti il fedele e valoroso guerriero Solor che non può rifiutarsi di sposarla. Nella festa di fidanzamento Gamzatti svela proprio a Nikia il nome del suo eletto scatenando l'inutile ira della giovane bayadera così la schiava Aya propone a Gamzatti di ucciderla. Nel secondo atto vi è la danza delle bayadere alla quale partecipa anche Nikia. La schiava Aya dà a Nikia un cesto di fiori nel quale è nascosto un serpente velenoso che la morde. Il Bramino le propone di salvarla, a patto che lei accetti di sposarlo ma Nikia lo rifiuta e danza fino alla morte. Nel terzo atto Solor, per dimenticare il dolore della morte della sua bayadera fuma oppio, si addormenta e si ritrova nel regno delle ombre dove ritrova anche l'amata Nikia alla quale giura fedeltà eterna. Nel quarto atto, durante le nozze tra Solor e Gamzatti, il tempio crolla seppellendoli sotto le macerie.

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