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Covid 19

Emergenza Covid-19, la poesia di Franco Arminio su “L’orologiaio virus”

Pubblichiamo la poesia di Franco Arminio, “L’orologiaio Virus”, componimento che lo scrittore irpino ha realizzato per riflettere sulla mutazione del tempo con l’arrivo del coronavirus nelle nostre indaffarate esistenze: “No, non è un’occasione che ci renderà migliori, è qui l’orologiaio virus per aggiustare il modo di segnare il tempo, e tu città vuota impara a sentirti vuota e tu che giravi sempre ora stai fermo per tre mesi.”
A cura di Redazione Cultura
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Merita la nostra attenzione di lettori e cittadini la poesia che Franco Arminio ha inviato ai lettori di Fanpage.it dal titolo "L'orologiaio Virus", versi importanti che ci fanno riflettere sul senso dei giorni che stiamo vivendo, sull'eredità (o sulla non-eredità) che il coronavirus lascerà, se e quando uscirà dalle nostre vite di colpo costrette a trovare un modo diverso per misurare il tempo.

Arminio, paesologo e una delle voci poetiche (e non solo) più importanti nel nostro Paese, a cui di recente il Washington Post ha dedicato un articolo, da qualche mese è tornato in libreria con la sua ultima raccolta "L'infinito senza farci caso" (Bompiani) solo la settimana scorsa ci aveva inviato una lettera-editoriale su "Il frutto della paura" relativo all'emergenza sanitaria da Covid-19. Ecco i versi contenuti in "L'orologiaio Virus":

Mettiamola così:

è venuto per farci mettere le mani

dentro di noi, guarda nel fondo

la bambola di polvere con cui non hai mai parlato,

guarda il padre che hai usato come una lancia,

guarda il figlio, guarda la tua famiglia

assieme a te imbucata nell’universo.

No, non è un’occasione che ci renderà migliori,

è qui l’orologiaio virus per aggiustare

il modo di segnare il tempo, e tu città vuota

impara a sentirti vuota e tu che giravi sempre

ora stai fermo per tre mesi,

e tutti a fare i conti con l’angelo e col demone

che portiamo dentro, tutti ora in casa

diventiamo contadini chini a coltivare

le nostre terre, chiusi nell’avventura umana

senza i soliti intrattenimenti,

chiusi nella vita di sempre

che è sempre stare alla vigilia della morte.

E allora non conta molto quello che ti aspettavi

ieri, quello che ognuno si aspetta da sempre,

conta imparare, prendere appunti in questi giorni

direttamente dal proprio cuore, dalla propria testa,

l’unico notiziario da ascoltare attentamente

è il nostro corpo e in questo ascolto c’è salute,

c’è la barriera ai mali piccoli, gli unici

che conosciamo, il male più grande non lo vedrà

mai nessuno, mai a nessuno sarà possibile

vivere l’inferno in questa terra, sempre ci sarà

un luce e ora ce ne sono tante, ora

stiamo morendo e stiamo guarendo,

era chiaro anche prima, ma ora è proprio

lampante e non è questione mondiale,

non facciamo proclami grandi, è questione

di come starai nella tua pancia, nelle tue costole,

di come aprirai la bocca a un’altra bocca

di come saprai unire bellezza e pietà.

Da questi giorni improvvisamente misteriosi

non avremo altra, più luminosa eredità.

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