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Antonio Scurati: “L’uomo della provvidenza, racconto Mussolini e i fascisti al potere”

In cima alle classifiche dei libri più venduti, “M. L’uomo della provvidenza” è il secondo capitolo della saga di Antonio Scurati dedicata al racconto dell’ascesa del fascismo in Italia attraverso la storia di Benito Mussolini. “Racconto il figlio del secolo che da rivoluzionario diventò potere.”
A cura di Redazione Cultura
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M. L'uomo della Provvidenza, secondo capitolo della saga best seller di Antonio Scurati dedicata al racconto di Benito Mussolini e del fascismo, è in cima alle classifiche dei libri più venduti nel nostro Paese. Nel momento in cui, all'estero, la traduzione del primo volume, M. Il figlio del secolo, fa parlare di sé (in Francia è stato salutato come un capolavoro), lo scrittore classe 1969 racconta ai microfoni di Fanpage.it la genesi del romanzo, di come il fascismo e i fascisti si trasformarono da rivoluzionari in uomini di potere (oggi diremmo "casta") e di come quella storia rappresenti un monito per l'oggi sulla possibilità sempre dietro l'angolo che la democrazia possa essere calpestata e svilita.

"Ho scelto di intitolare questo secondo volume L'uomo della provvidenza perché questa è la definizione che di Mussolini diede nel 1929, dopo il Concordato, il papa. Ma questa non è una definizione legata a una congiuntura, è il modo in cui moltissimi italiani all'epoca guardano a Mussolini, sperano in lui come all'uomo della provvidenza, tratto rimasto ancora nel nostro Paese."

"Noi ci attendiamo sempre la fine della democrazia attraverso eventi clamorosi e spettacolari – continua Scurati – e invece ci voltiamo alle spalle e ci accorgiamo che la democrazie è già stata ferita e non ce ne siamo accorti. La democrazia si ammala con piccoli smottamenti silenziosi, cedimenti quasi inavvertiti. Pensiamo a quanto sta facendo Donald Trump che si appresta a non riconoscere il risultato elettorale."

Sempre in tema di relazione tra quel passato e il presente, ne "L'uomo della provvidenza, Antonio Scurati racconta una storia di certo sconosciuta al grande pubblico, "ma anche poco studiata dagli storici", del genocidio italiano in Libia negli anni Trenta, tramite l'istituzione di decine di campi di concentramento, dove migliaia di persone furono deportate dal fascismo italiano. "La cosa incredibile – racconta l'autore nato a Napoli, ma da sempre legato a Venezia – è che quei luoghi della deportazione italiana dei libici sono gli stessi da cui oggi partono i migranti in cerca di un futuro sulle nostre coste."

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