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Brasile, parla Cesare Battisti: “Non stavo fuggendo, andavo a pesca con due amici”

L’ex terrorista italiano ha anche dichiarato di non godere dello status di rifugiato politico: “Sono un immigrato con un visto permanente; pertanto posso entrare e uscire dal Paese ogni volta che voglio, come qualsiasi altro cittadino brasiliano. Non capisco perché si voglia far credere che stavo fuggendo o scappando”.
A cura di Davide Falcioni
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Cesare Battisti alla fine ha rotto il silenzio. Dopo l'arresto, avvenuto la settimana scorsa mentre tentava di dirigersi in Bolivia, l'italiano ha accettato di raccontare cosa è accaduto a TV tribuna, un’emittente locale affiliata alla Rede Globo, il più grande network del paese. I giornalisti hanno incontrato Battisti nella casa dove è ospite, a Cananeia, località balneare a 260 chilometri da San Paolo.  L'ex terrorista, che nel paese sudamericano gode del diritto di asilo, ha spiegato la dinamica del suo arresto: "Ero con due amici, stavamo andando a pescare e a comprare vini e articoli di cuoio. Prima di arrivare alla frontiera ci hanno fermati e poi subito dopo. Ho avuto l’impressione che fosse tutto preparato da tempo. Hanno rivoltato la nostra auto come un calzino. Mi hanno accusato di esportazione illegale di valuta, ma c’è un grande errore; quei soldi erano da usare tra noi tre, quindi non abbiamo superato nessuna soglia, non capisco perché me li abbiano attribuiti tutti a me".

Battisti: "Non sono un rifugiato politico ed ho il diritto di espatriare"

Cesare Battisti ha voluto precisare quale sia la sua condizione in Brasile, negando di essere un rifugiato politico: "Non ho lo status di rifugiato, sono un immigrato con un visto permanente; pertanto posso entrare e uscire dal Paese ogni volta che voglio, come qualsiasi altro cittadino brasiliano. Non capisco perché si voglia far credere che stavo fuggendo o scappando. Adesso sto organizzando la mia difesa, ma è chiaro che quanto detto dal primo giudice a Corumbà non sta né in cielo né in terra". Battisti, condannato in Italia all'ergastolo in relazione a quattro delitti commessi durante gli anni di piombo, quando militava nei Pac (Proletari Armati per il Comunismo), è apparso molto sereno e sicuro del fatto suo. Rispetto alle presunte manovre diplomatiche del governo italiano per riportarlo in Italia ha dichiarato: "Il decreto per annullare l’estradizione è stato firmato da Lula da Silva nel 2010; siccome sono passati già 5 anni, quella decisione è ormai cosa fatta e non si può più tornare indietro". Anche per questo, dopo aver raccontato che è ospite a casa di una coppia di amici, ha aggiunto che sta costruendo un posto tutto per sé. "Cananeia è il mio posto, ho deciso che mi fermerò a vivere qui".

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