Berlusconi ha 177 milioni di motivi per far rinascere Forza Italia

Il ritorno all'antico di Berlusconi non è motivato solo dalla nostalgia per i bei tempi che furono. Dietro il risuscitamento del vecchio marchio "Forza Italia" ci sono principalmente questioni economiche. Almeno secondo quanto scrive oggi Franco Bechis sul quotidiano Libero. Una sorta di attacco che non può non stupire, quello che arriva dalle pagine di uno dei principali quotidiani di centrodestra e che, soprattutto, punta il dito contro il "padrone di casa". Anche se, va detto, la svolta annunciata – e poi, in parte, ridimensionata, in pieno stile Silvio – piace poco agli esponenti di spicco del PdL, in particolare gli ex AN che, capeggiati da Alemanno e La Russa, potrebbe addirittura lasciare la principale formazione di centrodestra.
Ma veniamo a noi.
Libero scrive che Berlusconi avrebbe deciso di rispolverare "Forza Italia", sospinto da «177 milioni di motivi». Di euro naturalmente, appartenenti al suo patrimonio personale e prestati come garanzia alle banche per il suo storico partito.
I 177 milioni sono euro, e appartengono a Berlusconi. Si tratta per l’esattezza di 177 milioni, 40 mila e 964 euro di fidejussioni personali che il Cavaliere ha rilasciato per garantire di fronte alle banche e ai creditori il primo partito politico che ha fondato. Dal 2010 Forza Italia ha smesso infatti di ricevere rimborsi elettorali, incassando l’ultima rata legata alle elezioni del 2006.
177 milioni di euro che rischia di rimetterci proprio Berlusconi, almeno parzialmente. Lui dovrebbe infatti risanare il "buco" del partito che non sarebbe stato tale se Forza Italia avesse continuato a ricevere i finanziamenti pubblici. In realtà, per il PdL ci sarebbe anche un'entrata straordinaria da 4,6 milioni di euro e crediti complessivi iscritti per 21,6 milioni di euro per il bilancio 2011, ma il dimezzamento dei rimborsi elettorali ai partiti riporta in rosso le finanze di Forza Italia, e di conseguenza quelle del Cavaliere. Il fatto è che nel 2008, all’atto della fondazione del nuovo partito, il Pdl aveva sottoscritto un accordo con cui si impegnava a cedere pro-soluto (quando il cedente non deve rispondere dell'eventuale inadempienza) del debitore) ad una banca l'ultima tranche dei rimborsi per le politiche del 2008, pari a 20 milioni di euro, che gravano per il 75% su Forza Italia e per il 25% su Alleanza Nazionale. Il Pdl decise di riscuotere subito la quota di rimborsi elettorali, proprio per ridare salute alla casse del partito. E oggi, scrive Bechis, grazie a quel precedente e al taglio dei finanziamenti pubblici, tocca restituire tutto:
In teoria la somma dovrebbe essere pagata dal Pdl in tre rate di eguale importo fra il 2013 e il 2015 in cambio di “servizi” che Forza Italia si è impegnata ad offrire. Ma la somma rischia di essere assai virtuale. Perché proprio per quelle scritture private firmate quattro anni fa, il recente taglio dei rimborsi elettorali deciso dalla nuova legge in via di approvazione in Parlamento, inciderà più su Forza Italia che sul Pdl".
Insomma, tra Pdl e Forza Italia a Silvio conviene riportare in vita il suo vecchio partito:
I conti del Pdl stanno meno peggio, e soprattutto non sono garantiti dal patrimonio personale di Berlusconi. È evidente in questa situazione che sotto il profilo economico al Cavaliere convenga mettere in liquidazione il Pdl e resuscitare Forza Italia per avere un minimo di entrate: quelle dei rimborsi elettorali ridotti. Certo, la politica è fatta anche di altro. Ma quei 177 milioni di buone ragioni per tornare a Forza Italia il loro peso ce l’hanno.