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Elezioni politiche 2018

Berlusconi: “Alle prossime elezioni la sfida sarà tra centrodestra e M5S. Il Pd è perdente”

Silvio Berlusconi esulta per la vittoria di Musumeci in Sicilia e si prepara alle prossime elezioni politiche: “La sfida sarà tra centrodestra e Movimento 5 Stelle, non contro il Pd. Il Pd è perdente non per il nome del leader, ma perché gli italiani hanno sotto gli occhi i risultati fallimentari degli ultimi anni”.
A cura di Charlotte Matteini
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Esulta Silvio Berlusconi per la vittoria alle elezioni regionali siciliane. Esulta e non le manda a dire al Movimento 5 Stelle, ringraziando i siciliani per non aver fatto vincere "gente che non ha mai amministrato un condominio, gente che non ha mai lavorato, gente incompetente". A poche ore dalla consacrazione di Nello Musumeci a nuovo governatore della Regione Sicilia, Silvio Berlusconi commenta il risultato nell'ambito di un'intervista concessa al Corriere della Sera e parla anche delle prossime elezioni politiche del 2018: "Lo sto dicendo da mesi, l’ho ripetuto nei giorni scorsi agli elettori siciliani, e direi che mi hanno ascoltato. L’alternativa in Sicilia era la stessa che si porrà fra qualche mese in Italia, di fronte al fallimento della sinistra. Un cambiamento serio, costruttivo, affidato a persone credibili per quello che hanno saputo fare nella vita. Oppure un pericoloso mix di ribellismo e giustizialismo, nelle mani di chi non ha mai realizzato nulla. In altre parole, l’alternativa fra il nostro centro-destra moderato, liberale, cristiano, e il Movimento Cinque Stelle con il suo linguaggio d’odio, di rancore sociale, di progetti deliranti per l’economia".

Per quanto riguarda invece la disfatta del Partito Democratico e la crisi della leadership di Matteo Renzi, Berlusconi spiega: "Non credo che la leadership sia il principale problema del Pd. Il tema vero è che, come in tutt’Europa, anche in Italia la sinistra non ha più risposte da offrire ai drammatici problemi della società. Il Partito democratico in questi anni ha rappresentato il potere che conserva sé stesso, sempre più lontano e distaccato dagli italiani. Come dimostra il fatto di aver dato vita a ben quattro governi consecutivi non eletti dal popolo. Il nome del leader rispetto a tutto questo è un problema secondario".

Nel corso dell'intervista, Silvio Berlusconi parla anche delle prossime elezioni politiche e delle alleanze che il centrodestra intende mettere in campo, sottolineando che l'accordo politico con Salvini e Meloni tiene perché "esiste da sempre e non è mai stato in discussione". Qualora il centrodestra dovesse tornare al governo, spiega Berlusconi, "avremo naturalmente un grande programma di cose da fare, con il quale cambiare davvero volto all’Italia. Tre punti qualificanti potrebbero essere questi. Il primo, una profonda riforma fiscale, con un taglio generalizzato del livello di imposizione e l’introduzione della flat tax — la tassa piatta che attenua la progressività — al livello più basso possibile. Il secondo è il blocco vero, non solo annunciato, dell’immigrazione clandestina. Come eravamo riusciti a fare quando governavamo e avevamo praticamente azzerato gli sbarchi. Nel 2010 sono arrivati in Italia tanti clandestini quanti in un solo week-end la scorsa primavera. Il terzo punto, fra i tanti del nostro programma, sarà un rapporto diverso con l’Europa: per il rilancio di un europeismo vero, contro l’Europa dei burocrati, dei vincoli ottusi, dell’identità debole e confusa".

Proseguendo, Berlusconi torna a ribadire un concetto: alle prossime politiche la sfida non sarà tra centrodestra e Pd, ma tra centrodestra e Movimento 5 Stelle, esattamente com'è avvenuto in Sicilia: "Il Pd è perdente non per il nome del leader, ma perché gli italiani hanno sotto gli occhi i risultati fallimentari degli ultimi anni". Per Berlusconi, inoltre, è necessario andare a votare il più presto possibile "visto che dal 2008 gli italiani aspettano di poter scegliere da chi essere governati. L’ultimo governo che ha avuto il consenso degli elettori è stato il nostro, ormai 10 anni fa. Ora che si è approvata la legge elettorale, una volta fatta la legge di Stabilità, non c’è davvero motivo di tenere ancora in piedi questo Parlamento". 

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