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Avvelenava con topicida il marito in ospedale: “Volevo salvargli la vita”

Laura Davico, 49enne di Bra, ha cercato di uccidere il marito Domenico Dogliani, 55 anni, somministrandogli di nascosto farmaci anticoagulanti, antiglicemici e persino topicida.
A cura di Davide Falcioni
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"L'ho fatto per salvargli la vita". Così si è giustificata davanti agli inquirenti Laura Davico, la donna di Bra (Cuneo) di 49 anni che ha cercato di uccidere il marito Domenico Dogliani, 55 anni, somministrandogli di nascosto farmaci anticoagulanti e antiglicemici nei pasti e nelle bevande, durante il suo ricovero in ospedale. La cinquantacinquenne non è stata creduta dal Gip di Asti e per questo è ora detenuta nel carcere delle Vallette di Torino, dove è costantemente monitorata e seguita da uno psichiatra e da un assistente spirituale.

Come racconta il Corriere, quella di Laura Davico e Domenico Dogliani, sposati da 20 anni, era considerata a Bra una coppia modello: i due hanno due figli di 15 e 22 anni, vivono in una bella casa alla periferia della città e lavorano nella stessa fabbrica come operai. Secondo i loro conoscenti è impossibile che la donna abbia tentato di uccidere il marito, ma non la pensano allo stesso modo gli inquirenti, che alla fine del dicembre 2018 si sono insospettiti dopo la segnalazione di non poche anomalie nella cartella clinica dell'uomo, ricoverato all'ospedale Molinette di Torino per una gravissima polmonite.

Dopo il trasferimento al nosocomio di Bra, seguito a una parziale ristabilizzazione, Domenico Dogliani è stato sottoposto a una serie di analisi per accertarne il quadro clinico. I medici hanno notato un grave deficit di vitamina k, ma approfondimenti di laboratorio hanno permesso di riscontrare la presenza nel suo sangue di medicinali antiglicemici e molecole di topicida. Per questo i Nas hanno deciso di vederci chiaro e piazzato nella stanza in cui l'uomo era ricoverato una telecamera nascosta: dalle immagini, registrate il 28 dicembre, è stato possibile constatare come la moglie gli avesse somministrato farmaci anticoagulanti e topicida nei cibi e nelle bevande del marito.

Prove apparentemente schiaccianti, anche se per l'avvocato della donna Gioacchino Berrino non ci sarebbe prova di dolo: "La mia cliente nega di aver somministrato veleni, mentre ha ammesso l’utilizzo di farmaci salvavita, gli stessi che prendevano i genitori per diabete e trombosi. Era convinta che il marito in ospedale non stesse facendo progressi e ha agito senza rendersi conto di quello che stava facendo".

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