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Notizie sulla detenzione di Patrick Zaki in Egitto

Zaki, atteso per domani verdetto sulla scarcerazione. La sorella: “Non riceve il vaccino anti-Covid”

Atteso per domani mercoledì 2 giugno il verdetto del Tribunale del Cairo sulla scarcerazione di Patrick Zaki, l’attivista per i diritti umani detenuto ormai da un anno con l’accusa di diffusione di fake news con scopi terroristici. “Mio fratello sta sempre più male – spiega a Fanpage.it la sorella Marise -. Spesso ha dovuto dormire per terra e non ha ancora ricevuto il vaccino anti-Covid”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Si saprà nella giornata di domani 2 giugno il verdetto della nuova udienza al Cairo sul caso di Patrick Zaki, l'attivista per i diritti umani rinchiuso nel carcere egiziano di Tora dal 7 febbraio 2020. Secondo l'avvocato e i familiari del giovane, saranno confermati altri 45 giorni di detenzione. In quel caso, Patrick festeggerà i suoi 30 anni in una cella del carcere di Tora. Il 16 giugno sarà con tutte le probabilità un giorno di detenzione come gli altri per l'attivista per i diritti umani arrestato ormai un anno fa con l'accusa di diffusione di fake news con scopi terroristici e sovversivi tramite social. La madre e la fidanzata, che ha potuto incontrare il 29 maggio scorso, descrivono un ragazzo ormai sfinito dai suoi problemi di salute. Secondo quanto dichiarato a Fanpage.it dalla sorella Marise, l'attivista soffre d'asma e problemi alla schiena. "Spesso ha dovuto dormire per terra – spiega -. Non può accedere alle cure specialistiche delle quali avrebbe bisogno e non ha neppure ottenuto il vaccino anti-Covid. Vista la sua condizione asmatica, questo è un dettaglio che ci preoccupa molto". Nel frattempo, l'epidemia da Covid-19 si è diffusa in maniera preoccupante all'interno delle carceri egiziane. "Non vi sono sistemi di aerazione adeguati nelle celle – ha detto ancora la sorella Marise – e c'è una condizione di sovraffollamento. I detenuti vivono in condizioni precarie. Ci sono stati alcuni morti in seguito alla pandemia. Siamo molto preoccupati".

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Più volte i familiari hanno fatto appello alle istituzioni, chiedendo che Patrick fosse vaccinato, ma ancora nulla è successo. "L'asma lo rende molto vulnerabile al coronavirus. Continua a dimagrire e questo lo rende ancora più debole ed esposto – racconta la sorella Marise -. Psicologicamente poi alterna umori del tutto opposti: delle volte è depresso e si mostra quasi disinteressato alle sorti del processo. Altre volte invece è forte e combattivo e aspetta fiducioso che qualcosa si muova. Lui è sempre stato energico e attivo, non è abituato ad aspettare senza poter agire. La lontananza da Bologna, città che ormai sentiva casa sua, lo ha reso ancora più triste e nostalgico. La situazione peggiora di giorno in giorno. Trascorrere il suo compleanno in carcere sarebbe un duro colpo per lui".

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"Spero vivamente di poter festeggiare i suoi 30 anni con noi a Mansoura, lì dove si stava recando il giorno dell'arresto. Vorrei vederlo di nuovo felice com'era. Mi piacerebbe riabbracciare mio fratello così come lo ricordo. Più di qualunque altra cosa gli auguro di tornare a Bologna perché quello era il posto che più amava. Voleva studiare e crescere: l'Italia gli aveva offerto questa possibilità". In occasione del compleanno di Patrick, Amnesty International, in collaborazione con il Comune di Bologna, ha organizzato una mostra dal titolo "Patrick patrimonio dell'umanità". Lo scopo è quello di accendere i riflettori sulle sorti degli altri prigionieri di coscienza che come l'attivista cittadino onorario italiano sono in attesa di un verdetto.

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