Yara aveva paura e si confidò col fratellino: “Qualcuno mi sta osservando”

“Ho paura, qualcuno mi sta osservando”. Questo avrebbe detto Yara Gambirasio poche settimane prima di essere uccisa, il 26 novembre 2010. Una confessione che la ragazzina di Brembate di Sopra avrebbe fatto al fratellino. Poi però la situazione era sembrata tornare alla normalità, tanto che la 13 enne non era più tornata su quel discorso e lo stesso avevano fatto i genitori per evitare di turbarla. Poi la scomparsa, l’omicidio. Che Massimo Giuseppe Bossetti, l'uomo fermato lunedì con la pesante accusa di essere il killer di di Yara, l'avesse presa di mira? E’ l’ipotesi alla quale stanno lavorando gli investigatori, come scrive il Corriere della Sera, per capire se l’uomo avesse “’puntato’ la ragazzina, che abbia scelto proprio lei tra le tante giovani che frequentavano la palestra. Un’ipotesi rafforzata dai racconti delle persone interrogate nelle ultime ore. Residenti in quella zona, commercianti che ricordano di aver notato l’uomo proprio nel periodo della sparizione e così forniscono indicazioni preziose” scrive Fiorenza Sarzanini.
Era Bossetti ad osservare Yara?
La posizione di Bossetti è aggravata dal fatto che il 44 enne sposato e con tre figli non ha alcun alibi. Sua moglie, interrogata, ha affermato di non ricordare né dove fosse suo marito la sera della scomparsa della ragazzina, né se cenarono insieme. C’è però un particolare che potrebbe aiutare gli inquirenti. Tramite Facebook a Mapello hanno visto anche che auto avesse Bossetti: una Volvo con attaccato un carrello per il trasporto di alianti chiusi. Mauro Locatelli, titolare di un negozio di foto, dice al Corsera che la foto sul social network in cui Bossetti è accanto alla vettura è stata scattata accanto al centro sportivo frequentato da Yara. “La vedevo spesso quella macchina era sempre ferma qui”.
Il killer pensava di avercela fatta
E' raggiante il team che, a distanza di quasi 4 anni dal caso Gambirasio, avrebbe individuato in Bossetti il killer della 13enne. "Il delitto perfetto non nasce mai da una mente diabolica ma da uno, scusi il termine, che ha un gran culo – confida il comandante del Ros che ha gestito la squadra in un ‘intervista alla Stampa -. L'unico delitto perfetto è quello improvvisato”. Non è stato facile, si sa: "In fondo il killer aveva lasciato solo una traccia di Dna da confrontare con migliaia di persone. Il padre era morto, la madre non aveva un nome… Bastava una virgola in più o in meno e oggi non saremmo qui a parlarne". "Dopo tre anni e mezzo, credo che Bossetti si fosse illuso di avercela fatta – continua il carabiniere -. Era tornato alla sua vita normale. Un uomo incesurato, normale, un padre modello".
Iniziato interrogatorio di Bossetti
Nel frattempo è cominciato nel carcere di Bergamo l'interrogatorio di Bassetti. Nelle ore successive al fermo, il presunto assassino di Yara Gambirasio aveva prima negato tutto, poi si era avvalso della facoltà di non rispondere. Sembra che il gip sia intenzionata a chiedere al pm in funzione dell'udienza di convalida un prelievo del Dna del padre legittimo di Bossetti. L'obiettivo è fugare ogni dubbio sul fatto che, come invece è stato appurato dagli esami del Dna, il padre non sia Giuseppe Guerinoni, l'autista di autobus morto nel 1999 e che, secondo i risultati scientifici, sarebbe appunto il padre del muratore 44 enne di Mapello accusato di aver ammazzato la 13 enne di Brembate.